‘Imbuto’ Rato: «Ogni giorno un’avventura»

Il tratto di ss 675 compreso fra Terni e Amelia nel mirino. Parla l’avvocato Carcascio: «Possibile che non ci sia un modo per ridurre i disagi?»

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«Io non ce la faccio più. E credo tanti altri come me. Nessuno è contrario ai lavori, alla cosiddetta ‘smart road’ anche se questo termine sembra soprattutto una bella confezione, ma oltre alle tempistiche – e il raccordo Terni-Orte da anni è costantemente un cantiere – credo si debba cercare sempre il modo di ridurre i disagi degli utenti della strada. Lavorando di notte, alternando i cantieri con buonsenso, proponendo alternative ben segnalate, in ogni caso evitando quello che quotidianamente siamo costretti a vivere. Cioè code chilometriche al minimo incidente, tempi di percorrenza fuori da ogni logica, problemi quotidiani. E ancora non sono emersi i disagi del periodo dovuti al maltempo: figuriamoci cosa potrà accadere». A parlare, e in un certo senso a farsi portavoce del disagio di automobilisti che ogni giorno percorrono la parte di ss 675 (il Rato) che si trova in provincia di Terni, è Francesca Carcascio, avvocato di Amelia. «Negli ultimi giorni – spiega – con la piena ripresa delle attività, abbiamo avuto la prova provata delle difficoltà che chiunque incontra nel percorrere il raccordo da e per Terni. Il punto è che tutto ciò va avanti da troppo tempo, anche il più piccolo dei tamponamenti manda in crisi tutto, l’altro giorno è bastato che un’auto finisse la benzina per avere a che fare di nuovo con il caos. E i disagi li viviamo tutti sulla nostra pelle fra stress, ritardi, alternative che non ci sono o che finiscono in un grande ingorgo collettivo, specie nell’area fra Narni e Terni. Insomma, c’è un imbuto intollerabile». Gli interventi di rifacimento e ammodernamento dell’importante direttrice, messi in atto da Anas, «sono sicuramente importanti. Ma qui non dobbiamo prenderci in giro ma guardare la realtà delle cose. Perché il disagio c’è ed è reale e ogni azione deve essere realizzata tenendo presenti i cittadini. Ci sono state fasi in cui uscire dalla Conca era come gettarsi in un’avventura ad alto rischio, in cui nessuno sapeva come sarebbe andata a finire. Che si faccia il possibile, quindi, per normalizzare un’arteria decisiva per tanti». Anche sul web, fra l’Amerino-Narnese ma pure nella Teverina, c’è chi esterna la propria esasperazione senza mezzi termini. «Ok ai lavori ma se non si cercano le soluzioni per minimizzare i disagi, allora la rabbia ha una spigazione logica e fondata».

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