Ambiente Terni, Lucidi contro Romanelli

Il senatore M5s replica al segretario Cgil: «La sua è una retorica ottocentesca fatta di luoghi comuni e che contrappone cittadini e lavoratori»

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Una replica dai toni polemici, è quella del senatore umbro del M5s Stefano Lucidi al segretario della Cgil di Terni, Attilio Romanelli, che nei giorni scorsi era intervento sulla questione ambientale nel ternano, evidenziando come «la realtà percepita non può superare quella scientifica e sarebbe grave utilizzare utilizzare le emozioni e le paure per alimentare polemiche distruttive». Successivamente è intervenuto anche Michele Martini (Terni Valley).

di Stefano Lucidi
Senatore M5s

Sulla delicata questione ambientale che affligge Terni è circolata nei giorni scorsi la fondamentale presa di posizione del segretario della Cgil locale, Attilio Romanelli, il quale con una retorica ottocentesca ha declamato alcuni luoghi comuni rievocando la stucchevole contrapposizione cittadino-lavoratore. Una ricostruzione storica e politica palesemente di parte quanto falsa.

Il diritto universale di cittadinanza non si ha solo attraverso il lavoro, qualificato, salubre e ricco, come dice Romanelli, ma attraverso il godimento, per tutti i cittadini, di tutti i diritti riconosciuti, non solo di quelli che fanno comodo. Basta scorrere il testo della nostra Costituzione per capire che a Terni non è così. Salute, paesaggio, cultura tanto per citarne alcuni sono dei diritti assenti dalla scena sociale e giuridica.

Ma Romanelli insiste e affonda il discorso con il più alto esempio di retorica ternana, la città-fabbrica che vive solo grazie alle ciminiere, dimenticandosi una storia millenaria per un luogo che ha dato natali a personaggi illustri del nostro paese e dei quali vi siete troppo in fretta dimenticati, da sinistra a destra. Caro Romanelli alla storiella dello sviluppo urbano di una città in crescita non crede più nessuno oramai. Quale sviluppo c’è senza una fontana, senza un teatro, senza marciapiedi per passeggiare, senza un’idea architettonica di città complessiva, senza neanche la possibilità di poter sognare la Terni di San Valentino, città dell’amore nella valle dei veleni.

È chiaro che questo contesto, una realtà industriale importante ma oramai ridotta al ricordo degli anni d’oro, porta inevitabilmente allo scontro tra cittadino e lavoratore che non sono un soggetto unico perché non può essere unico il destino di 226.283 abitanti della provincia di Terni di cui 111.189 residenti in città. E questi sono i cittadini che subiscono e pagano le conseguenze. I cittadini pagano la cassa integrazione di aziende che guadagnano e pagano l’Arpa che fa i controlli: sarebbe finalmente da chiedersi quando si inizierà a far valere il principio del ‘chi inquina paga’ e l’inversione dell’onere della prova, recentemente introdotto, secondo il quale non siamo noi cittadini a dover dimostrare che qualcuno causa inquinamento, ma è quel qualcuno ad essere obbligato a dimostrare che non inquina.

Il nostro sindacalista si adagia poi su un altro luogo comune, produzione e distribuzione della ricchezza, dimenticando sostanzialmente che il benessere non è dato solo dal mero salario e che sono ben altri i fattori che determinano la felicità, ma soprattutto omettendo di farci conoscere dove va a finire quell’oramai modesto 8% di Pil umbro e perché a fronte di 98 milioni di euro di utile, vengono annunciati altri 200 esuberi e 500 cassa integrati. In conclusione, se la realtà scientifica deve valere allora facciamola valere sempre. Si prenda e si legga lo studio Sentieri, si vada a studiare che cosa è il cromo esavalente e che effetti ha sull’uomo, si faccia un giro in città e vedrà che la realtà percepita è molto, molto diversa dalla sua.

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