Foligno, vertenza Ebm: «Eccellenza a rischio»

Novanta dipendenti già sono usciti, a rischio i 60 lavoratori di Foligno. L’rsu Vignati: «Servizi a rischio: regione agisca prima che sia troppo tardi»

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«Non è ancora successo niente, gli stipendi arrivano e i lavoratori non sono ancora stati licenziati. Ma troppi segnali ci danno indicazioni di quello che potrebbe accadere. Per questo bisogna agire prima che sia troppo tardi».

La vertenza Commenta così la vicenda che vede coinvolti i lavoratori di Elettronica Bio Medicale, azienda leader in Italia nel settore dell’ingegneria clinica, la cui sede centrale fin dalla costituzione è nel territorio di Foligno, Ermanno Vignati, della rsu aziendale. «C’è poco da dire al momento – aggiunge – siamo anche noi in attesa di capire qualcosa circa il nostro futuro. I segnali, però, sono preoccupanti». Un anno fa, infatti, il fondo britannico Permira ha lanciato un’offerta pubblica per l’acquisto di un gruppo di aziende del settore elettrobiomedicale tra cui Ebm, Tbs lmaging e Crimo Italia, operanti in molte regioni italiane con oltre 1000 addetti di cui quasi 200 in Umbria.

La fusione delle tante aziende sotto il cappello di Althea è prevista per il prossimo 1 luglio e determinerà la cessazione da parte di queste aziende dell’erogazione di servizi pubblici essenziali come quello della sanità. Rischia quindi si scomparire un punto di riferimento per la sanità regionale, ma non solo, come l’azienda di Foligno Eltettronica Bio Medicale che per 40 anni si è confermata come un’eccellenza a livello nazionale. «Da settembre scorso a oggi sono rimaste senza risposta le nostre richieste di poter visionare un piano industriale, di capire quali sono le reali intenzioni dell’azienda che è intervenuta sempre e solo in modo discontinuo e con interventi scomposti, facendo ad esempio proposte personali ai lavoratori e disattendendo gli accordi sindacali».

Dipendenti Così, ad esempio, se ne sono andati una 90ina di lavoratori, «i cervelli migliori – secondo Vignati – mentre tutti gli altri assistono impotenti al disgregamento di un’azienda storica». Degli oltre 900 addetti ancora dentro all’azienda, sono circa una sessantina i lavoratori a rischio nella zona del folignate, mentre i 34 sparsi sul territorio, alcuni negli ospedali di Terni e altri a Orvieto, sembrano poter dormire ancora sonni tranquilli.

Sanità umbra «Chi ha preso in mano l’azienda – prosegue Vignati – si sta comportando da sciacallo. E prima ancora che come rsu, sono preoccupato come cittadino per il servizio che ne verrà alla sanità umbra. Preferiscono pagare penali piuttosto che garantire i servizi e stiamo parlando di un’azienda che si è assicurata 70 milioni per i prossimi sei anni da parte della Regione per una fornitura di servizi che non sapremo mai se sarà portata a termine».

Al Mise Ora, dopo l’incontro dello scorso 17 maggio, in cui c’è stato un ennesimo muro di gomma tra sindacati e azienda, sono tutti proiettati verso il prossimo, in programma per il 14 giugno in cui ci sarà anche il coinvolgimento del ministero dello Sviluppo economico. «A un anno dall’acquisizione ancora non ci sono rassicurazioni sugli sviluppi occupazionali e organizzativi e il sospetto che dietro 90 buonuscite ci sia una strategia inizia a diventare sempre più una consapevolezza. A rischio c’è anche la qualità della sanità regionale». Per questo le organizzazioni sindacali  hanno proclamato sin d’ora lo stato di agitazione di tutto il personale convocando le assemblee in tutti i luoghi di lavoro, in vista del prossimo tavolo già fissato per il 14 giugno 2018 coinvolgeranno il ministero dello Sviluppo Economico.

La Regione «Si deve agire prima che sia troppo tardi: chiediamo quindi che la Regione sostenga le iniziative intraprese dai lavoratori dell’Elettronica Bio Medicale e si faccia portavoce presso il Governo Centrale del loro legittimo diritto di conoscere il piano industriale che li vedrà coinvolti in prima persona. Riteniamo oltretutto che il governo regionale debba farsi carico delle esigenze di persone che, oltre che lavoratori di una azienda che ha contribuito allo sviluppo economico e al prestigio del territorio umbro, sono contribuenti della regione stessa».

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