‘Quarto passo’, secondo rinvio

Il processo per la ‘Ndrangheta in Umbria si ferma per un’altra falsa partenza. Regione, Comune di Perugia e Libera chiedono di costituirsi parte civile

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di E.M.

È di nuovo rinvio. Il processo “Quarto Passo” per le presunte infiltrazioni della ‘Ndrangheta in Umbria, anche questa volta posticipa la sua partenza. L’udienza di lunedì mattina al tribunale di Perugia, presieduta dal presidente del primo collegio penale Gaetano Mautone, si è conclusa infatti con rinvio al 30 gennaio. L’ostacolo è lo stesso che fu evidenziato nella scorsa udienza dell’11 luglio: vizio di notifica.

Il motivo Sono sette, dei 57 totali, gli imputati ai quali dovrà essere inviata di nuovo la comunicazione, a causa di cambi di domicilio e di avvocato. Ma il rinnovo della notifica è stato stabilito anche per una delle parti offese, la Sice srl, che nel frattempo ha dichiarato fallimento e quindi l’avviso dovrà essere recapitato al curatore fallimentare.

Parti civili Pochi, dunque, i passi in avanti di oggi. Le uniche novità, peraltro annunciate, sono le richieste di costituzione di parte civile. Innanzitutto quella del Comune di Perugia e della Regione Umbria, con l’avvocato Nicola Di Mario che ha depositato gli atti, ma anche quella dell’associazione contro le mafie Libera, con il suo avvocato e vicepresidente Enza Ronda, dalla onlus Cittadinanzattiva e della Cgil. Solo nel corso della prossima udienza si conoscerà la decisione dei giudici.

Libera «Ci costituiremo parte civile – spiega l’avvocato Rando – perché difendiamo una cultura alternativa alle mafie e subiamo un danno dai reati contestati in questo processo, come il 416 bis». Una decisione che arriva proprio a pochi giorni da un fatto definito dall’associazione «un segnale grave»: nella notte tra il 25 e il 26 novembre, infatti, alcune persone sono entrate nello studio dell’avvocato Rando, a Modena, e lo hanno messo a soqquadro, aprendo anche le ante degli armadi dove sono custoditi i faldoni riguardanti le costituzioni di parte civile nei processi di mafia.

PARLA ENZA RANDO DI LIBERA – IL VIDEO

«Fronte comune» Anche la Cgil dell’Umbria, assistita dall’avvocato Marzia Biagiotti, si affianca dunque alle istituzioni e alle associazioni che ritengono di aver subito un danno dai reati contestati ai 57 imputati nell’inchiesta “Quarto Passo”. «Bisogna fare fronte comune, anche in sede processuale – spiega la segretaria regionale della Cgil Barbara Mischianti – contro ogni tentativo di inquinamento della nostra economia e del nostro tessuto sociale da parte delle organizzazioni criminali di stampo mafioso. Per noi è molto importante esserci – spiega Mischianti – qui a Perugia come nel resto d’Italia dove ci sono processi per associazione mafiosa, perché la lotta alle mafie e all’illegalità è nel nostro dna».

L’inchiesta, portata avanti dai carabinieri del Ros di Perugia e risalente al gennaio 2014, ha portato alla sbarra 57 persone con 63 capi d’imputazione tra i quali usura, estorsione, truffa, furto aggravato, traffico di sostanze stupefacenti e ricettazione. Secondo l’accusa, i tentacoli della ‘Ndrangheta si sarebbero allungati sul territorio umbro attraverso un’organizzazione radicata nel territorio del capoluogo, «inquinando il tessuto sociale ed economico della città».

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