‘Sospensioni’, al Caos la mostra di Piersigilli

Terni, è stata inaugurata sabato all’interno del museo archeologico: antico e moderno si fondono

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Di Alessandra Vittori

mostra-caos-sospensioni-0910-wa0044Paesaggi sospesi. Paesaggi ricostruiti partendo da punti di riferimento. Un’archeologia che si fonde con il moderno: la storia entra nel paesaggio e inizia un dialogo in cui lo spettatore si perde. Un’opera mai finita, sospesa, nella quale non c’è nulla di definito affinché chi guarda si possa perdere nella propria immaginazione. Tutto questo è nelle opere di Cecilia Piersigilli: «Lo spettatore deve volare. Le mie opere sono un dialogo continuo tra presente e passato rappresentato con luci ed effetti che sciolgono il soggetto. Nell’osservazione qualcosa finisce, ma qualcosa continua. La storia rimane sempre nel paesaggio». La mostra ‘Sospensioni’ è stata inaugurata sabato nel museo archeologico del Caos.

I QUADRI DI PIERSIGILLI – FOTOGALLERY

Rigenerazione La presentazione della mostra si è aperta con le parole dell’assessore alla cultura Giorgio Armillei: «Cultura come rigenerazione. Sono fermamente convinto che la cultura sia uno strumento per rigenerare e per far rinascere quello che è in fase decadente. Penso che il Caos sia un esempio perfetto di questa trasformazione. Con questa mostra il museo archeologico di Terni accetta una sfida».

armillei-mostra-caosLa sfida «Questa è una vera e propria sfida – continua l’assessore – perché il museo ospita temporaneamente una mostra moderna e quindi si prova a far dialogare forme d’arte profondamente diverse. Lo scopo è quello di far mescolare due tipi diversi di arte in modo tale che gli spettatori possano godere di entrambe. Così, nello stesso momento gli appassionati di storia possono godere anche del moderno.  Abbiamo scelto di seguire questo modello tipico dei musei europei per rendere fruibili tutti i tipi di cultura in ogni momento, in ogni spazio, a chiunque creando degli itinerari di ricerca che rendono più facile questo ‘viaggio’ tra antico e moderno. Inoltre i soggetti di Piersigilli di sposano perfettamente con questa idea perché sono paesaggi urbani che però non restituiscono il paesaggio così com’è, ma lo trasformano. Le opere, infatti, non corrispondono mai a ciò che noi naturalisticamente vediamo».

mostra-caos-sospensioni-0910-wa0039La mostra È stato il critico Paolo Cicchini a dare un’interpretazione dei quadri dell’artista. Rispondendo a Luca Filipponi (Spoleto festival art) che ha tenuto a puntualizzare quanto sia importante l’arte provinciale, Cicchini, riprendendo le parole del famoso critico Federico Zeri, ha detto:«Non ci dobbiamo soffermare solo sui grandi fiumi, ma anche sugli affluenti. Anche in provincia ci sono grandissimi pittori. Non dobbiamo aspettare che ci siano eventi drammatici come il terremoto per scoprire questi artisti. Infatti, solo grazie a questa calamità la gente è venuta a sapere di quello straordinario pittore che era Cola dell’Amatrice». Senza indugiare un attimo ha poi iniziato a descrivere i quadri incantando il pubblico presente: «Cecilia crea delle città molto particolari perché nelle sue opere c’è continuamente simultaneità di passato e presente. C’è qualcosa che ci appare nella sua anima com’era duemila anni fa, ma anche com’è ora. I suoi quadri sono una folgorazione. È un mondo visto nell’interezza di un’unità, unità della visione. La storia è intesa in divenire perché come diceva in filosofo Hegel, il passato si riflette nel presente».

Il passato nel presente E questo riflettersi del passato nel presente – continua Cecchini – è evidente mostra-caos-sospensioni-0910-wa0043anche nella location della mostra, come ha detto Armillei. C’è stata una rigenerazione dei vecchi spazi, gli spazi industriali sono stati ritrasformati in spazi culturali, e in questi spazi ora ci sono archeologia e arte moderna. Passato e presente possono convivere in maniera precisa. Ed è così anche nelle opere di Cecilia».

Figurativo, ma anche astratto Nei quadri della pittrice quindi si ritrova il passato, la storia che si riflette nel presente, ma non è l’unica commistione perché per esprimere questa continuità la pittrice utilizza due tipi di linguaggio: il figurativo e l’astratto. «È come se – spiega il critico d’arte – la figura venisse improvvisamente colpita dalla musica, dall’elemento astratto, e si viene così a creare questa dialettica di astratto e figurativo che però restituiscono anche grandi suggestioni. I cieli delle opere, infatti, sono cieli pesanti che fanno ripensare a Constable, a Turner, ai grandi pittori romantici inglesi. Sono cieli pesanti che ammoniscono l’uomo che è protagonista della storia. Storia che è nei quadri e che dialoga con il presente. L’elemento urbano c’è sempre ed è come se rappresentasse quella realtà che c’è stata e che dopo aver dormito nella terra torna a confrontarsi con il presente. È un passato che giunge nella sua unitarietà nel presente del nostro essere, perché noi siamo frutto di quel passato, di quella storia».

mostra-caos-sospensioni-0910-wa0046Frammentarietà Emidio di Carlo, critico d’arte, ha invece parlato di frammentarietà, avvicinando i quadri di Piersigilli al Cubismo:«Nelle opere c’è una frammentarietà formale che interessa i singoli paesaggi. Questa frammentarietà nasce da un ragionamento che si rifà alla forma architettonica dell’immagine trattata. Cecilia, infatti, oltre che pittrice è un ‘architetto’. Prima di stendere i colori sulla tela progetta mentalmente l’immagine finale. La sua è una geometria ‘essenzializzata’ che crea forme che si sovrappongono e le proietta nello spazio, così come facevano i cubisti che scomponevano e ricomponevano tutto sulla tela. In questo modo riesce anche a ridare l’essenza del paesaggio, l’atmosfera e in questo l’aiutano i colori che sono terrosi, ma anche, e soprattutto, luminosi. Finiscono per sfociare nella foglia d’oro. L’artista non subisce l’ambiente, ma è l’ambiente a essere condizionato dal modo di leggere dell’artista».

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