24 Dic 2021 08:05

Cinque anni e tre mesi e cinque anni di reclusione: queste le condanne inflitte dal tribunale di Terni in composizione collegiale – presidente Rosanna Ianniello, giudici Dorita Fratini e Biancamaria Bertan – a due anziani di Narni, rispettivamente di 74 e 82 anni. Entrambi erano accusati di violenza sessuale aggravata nei confronti di una donna di 42 anni, originaria del Marocco, assunta dai due come collaboratrice domestica perché, data la loro età avanzata e i problemi di salute, potesse aiutarli nelle incombenze di ogni giorno. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti in base dalla denuncia sporta dalla donna dopo il suo licenziamento, per fatti avvenuti fino all’aprile del 2018, la stessa sarebbe stata oggetto di pesanti attenzioni a sfondo sessuale e non solo. Abbracci, palpeggiamenti, ma anche graffi e l’imbarazzo – per usare un eufemismo – di vedersi avvicinata dai loro corpi nudi, nel tentativo di toccarla con il proprio pene. Scene che la vittima avrebbe immortalato in alcuni brevi video girati con il proprio smartphone e finiti nel fascicolo processuale. Il tutto dietro la minaccia che, se avesse rifiutato tali abusi, sarebbe stata cacciata via perdendo così il proprio lavoro. In un caso l’intimidazione sarebbe stata rappresetata anche dall’esibizione di un’arma da fuoco, in particolare un fucile. Una lettura dei fatti più che condivisa dal tribunale che ha inteso andare ben oltre le condanne – due anni e sei mesi di reclusione ciascuno – chieste dalla pubblica accusa in aula. Un punto di vista che le difese dei due imputati, rappresentate dagli avvocati Arnaldo Sebastiani e Francesco Bassitto, intendono ribaltare in appello. «C’è certamente amarezza per il giudizio di primo grado – osserva l’avvocato Sebastiani – ma anche la convinzione che la ricostruzione reale dei fatti sia destinata, prima o poi, ad emergere completamente».