Ceneri in Valnestore: «Faremo chiarezza»

Perugia, l’assessore regionale Fernanda Cecchini prende degli impegni, ma ricorda: «Ai tempi di cui si parla le leggi erano diverse»

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La faccenda è seria, tanto che il consigliere regionale del M5S, Andrea Liberati, era arrivato a parlare di «‘Terra dei fuochi’ umbra, macchiata da inquinamento e su cui per trent’anni c’è stata la più totale omertà». Ma l’assessore Fernanda Cecchini non ci sta e repolica: «Non trascureremo nulla. La giunta regionale vuole andare fino in fondo nell’accertamento della reale situazione ambientale della Valnestore».

Le ceneri La faccenda è quella dell’area di Pietrafitta e lo smaltimento di ceneri della Centrale termoelettrica: «Ci siamo subito attivati – dice l’assessore – intanto per ricostruire l’intera storia. A metà degli anni ’80, nel territorio del comune di Piegaro erano presenti due discariche di rifiuti: una, di proprietà privata, per lo smaltimento di rifiuti urbani e speciali, con esclusione di tossici e nocivi e l’altra per lo smaltimento di rifiuti urbani al servizio del Comune di Piegaro e poi anche dei comuni di Paciano e Panicale. La discarica privata fu autorizzata a smaltire anche i rifiuti speciali costituiti dalle ceneri provenienti dalla Centrale Enel di Pietrafitta e successivamente, sia pure per un periodo limitato, anche dalle Centrali di Vado Ligure e La Spezia, fino ad una quantità massima di 50.000 metri cubi. Nella discarica comunale, situata in località Trebbiano, invece non fu mai autorizzato lo smaltimento di ceneri. Comunque per facilitare la ricostruzione di quanto avvenuto in quegli anni, tutte le informazioni in possesso della Regione sono state tempestivamente trasmesse sia ai comuni di Piegaro e Panicale sia all’Arpa, per permettere il migliore svolgimento di tutte le più adeguate indagini ambientali”».

Le leggi La Regione, garantisce Fernanda Cecchini, «metterà a disposizione tutte le risorse necessarie per completare questi adempimenti ed ha assicurato la massima collaborazione a tutti gli organi preposti ed impegnati nelle attività in corso. Bisogna tenere conto che si tratta di attività private che furono autorizzate in base alla normativa ed alle leggi esistenti in quegli anni, molto diverse da quelle vigenti ai giorni nostri. Ma questo non vuol dire che non dobbiamo avere risposte certe ed chiare. Soprattutto per fugare tutti quei dubbi che oggi possono generare preoccupazione tra i cittadini di quel territorio e naturalmente nelle istituzioni».

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