Rogo ThyssenKrupp, chi in carcere e chi no

Terni, Marco Pucci e Daniele Moroni sono a vocabolo Sabbione. Dietro le sbarre altri due dirigenti italiani. Liberi in Germania, invece, Espenhahn e Priegnitz

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Sono passati nove anni, da quella notte d’inferno, quando nello stabilimento ThyssenKrupp Ast di Torino un incendio divorò le vite di sette lavoratori.

I parenti «Le istituzioni ci avevano proposto, senza che noi chiedessimo nulla, di creare un luogo per ricordare i nostri morti. Si era deciso per una cappella – hanno detto le mamme di alcuni dei sette operai morti nell’incendio del 6 dicembre 2007 – ma sono passati 9 anni e non è successo nulla, speriamo che si possa fare almeno per il decennale».

13 maggio E sono passati quasi sette mesi, da quando la Corte suprema di cassazione ha confermato le condanne, che quattro dirigenti italiani della multinazionale – Daniele Moroni (condannato a 7 anni e 6 mesi), Marco Pucci (6 anni e 10 masi), Raffaele Salerno (7 anni e 2 mesi), Cosimo Cafueri (6 anni e 8 mesi) – sono in carcere. I primi due, ternani, sono a vocabolo Sabbione.

Gli altri Sui due dirigenti tedeschi, a loro volta condannati – Harald Espenhahn (9 anni e 8 mesi) e Gerald Priegnitz (6 anni e 10 mesi) – e tornati in Germania, è invece calato, dopo la festa per i 50 anni del primo, il silenzio. Non risulta che si siano presentati – come hanno immediatamente fatto i quattro italiani – alle autorità o che qualcuno li sia andati a cercare, anche se dal’Italia era partita una chiara richiesta in proposito alle autorità tedesche.

Pucci Con una lettera, scritta poco dopo essere entrato in carcere, Marco Pucci aveva dato la sua versione: «Non ho ucciso nessuno perché gli stessi parenti delle povere sette vittime, del tragico incendio della notte del 6 dicembre 2007, quando mi recai da loro per portabre il mio cordoglio e quello dell’intera Thyssenkrupp, mi dissero: ingegnere lei non c’entra niente».

Moroni Un memoriale più articolato, invece, era stato invece messo a punto da Daniele Moroni: in esso era stata ricostruita l’intera vicenda e non solo: «La considerazione che tutti coloro che hanno seguito la vicenda – c’è scritto – potessero avere su di me un giudizio così negativo è stato già un anticipo di pena».

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