Attacco Usa, Bassetti: «Sia Pasqua di pace»

Il Cardinale di Perugia apprende la notizia dopo la lavanda dei piedi e, nel lanciare un messaggio di pace, cita l’apologo di Trilussa sul leone e l’asino

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È Giovedì Santo. Mentre il mondo cristiano si raccoglie in preghiera, gli Stati Uniti di Donald Trump sganciano una bomba sull’Afghanistan orientale con l’obiettivo di colpire l’Isis. Si tratterebbe – dicono le cronache – di una cosiddetta bomba Moab (che significa Massive ordnance air blast, ma è stata ribattezzata mother of all bombs, la madre di tutte le bombe), che pesa quasi 10 tonnellate e ha la forza di distruggere tutto nel raggio di centinaia di metri. Se la notizia fosse confermata, si tratterebbe del primo caso nella storia in cui viene utilizzata in combattimento.

LA REAZIONE DEL CARDINALE BASSETTI (VIDEO)

Cardinale Gualtiero Bassetti

La lavanda dei piedi Il volto del Cardinale Gualtiero Bassetti si contrae in una smorfia di dolore quando, prima dell’intervista, apprende la notizia. Ha appena terminato la funzione della lavanda dei piedi, che segna formalmente l’inizio del triduo pasquale. Fra i piedi lavati ci sono quelli di due bambini iracheni, che tanto hanno camminato per scappare dalla guerra e dalla povertà. Un momento che ha segnato la funzione con attimi di intensa commozione. Avevamo chiesto di incontrarlo per un augurio di Pasqua, ma la cronaca prende il sopravvento.

Dobbiamo diventare uomini di Pace «Il Papa – ricorda il Cardinale di Perugia – dice che ormai è cominciata una nuova guerra ‘a pezzi’, in cui ogni giorno si accende un nuovo focolaio. Una cosa terribile. Di fronte alle sciagure del mondo deve essere più solida la nostra speranza, che non è soltanto un desiderio di pace, di bontà e di amore, ma è una persona viva che, risorta dai morti, porta questa pace, questa gioia, questo amore, questa serenità in tutto il mondo. Ora sta a noi diventare uomini di pace e diffondere ovunque questo messaggio. La pace è il più grande dono di Dio, si diffonde come le onde dell’acqua quando gettiamo un sasso in uno stagno».

La favola di Trilussa «Mi viene in mente la satira di Trilussa che, negli anni Trenta, mentre ci si avvicinava alla Seconda Guerra Mondiale, scrisse un apologo su un leone, re della foresta, che era disturbato da un asino che ragliava e, per risolvere il problema, incendiò tutta la foresta. Tutta la foresta pareva una fornace e – dice citando Trilussa – ‘quando tutto fu ridotto a cenere e faville si risentì più limpido e più chiaro il suono del medesimo somaro’. Mi sembra che l’insipienza degli uomini sia arrivata al punto di eguagliare quella del leone».

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