Bianco e la peruginità: il mediano si racconta

L’infanzia ad Aversa, gli inizi nel napoletano, poi il trasferimento a Torino, dove ha fatto la trafila delle giovanili con la Juve. Le parole del centrocampista del Perugia

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Raffaele Bianco, 30 anni, arriva da Aversa, uno dei luoghi d’origine della mozzarella di bufala campana. A guardare i prodotti tipici, quello con Perugia è un matrimonio perfetto: chissà che abbinamento con la famosa torta al testo e un po’ di prosciutto crudo tipico umbro.

L’INTERVISTA SUL CANALE UFFICIALE AC PERUGIA – VIDEO

La stretta di mano

Il corteggiamento di Santopadre Ma le ragioni non sono solo culinarie. Il suo arrivo a Perugia si deve a due fattori decisivi: il senso di stanchezza e di svuotamento dopo la lunga esperienza emiliana («a Carpi avevo finito il mio percorso, non avevo più nulla da dare») e la ferma decisione di Santopadre e Goretti di portarlo in Umbria, per consegnargli le chiavi del centrocampo biancorosso. Le rivelazioni arrivano nel corso di una lunga intervista video concessa al canale ufficiale. La rubrica si chiama ‘Peruginità’.

Il trasferimento al Perugia «Il presidente ha avuto molta pazienza con me – ammette Bianco – la sua volontà è stata decisiva nel convincermi. Conoscevo già molti giocatori e questo mi ha aiutato nell’inserimento nel gruppo. Con Del Prete avevo fatto una parte del percorso nelle giovanili. Ho legato di più con Belmonte, visto che abitiamo vicino. Ho visitato poco la città («il centro è difficile da raggiungere», specifica) ma di tanto in tanto sono andato con mia moglie nelle città della zona».

Il momento del Grifo Inevitabile il commento sulla situazione del Perugia: «Per vincere serve un mix di fattori. L’ambiente, il gruppo, lo staff, la società… poi può capitare che in una stagione può esserci sfortuna o fortuna, alla base di tutto c’è tuttavia un’unione forte tra staff e squadra che viene riportata in campo». Le parole di Bianco non sono banali da questo punto di vista. Il riferimento è implicito ma si percepisce. «La squadra è forte e la piazza è importante», specifica il centrocampista. Un modo per dire che la stagione non è persa.

La presentazione di Han e Bianco

L’importanza dello studio Ma nell’intervista si parla anche di altro. Degli esordi, della formazione in una scuola calcio napoletana, fino al trasferimento a Torino, nelle giovanili della Juventus, dove conosce il suo idolo Nedved e ha il privilegio di esordire fra i professionisti, in serie B, entrando proprio al suo posto. «A scuola andavo bene – dice Bianco – mio padre era un martello, ricordo che mi obbligava a fare i compiti in macchina mentre andavamo agli allenamenti. Poi mi sono diplomato a Torino, ma se non avessi sfondato nel calcio avrei proseguito gli studi».

Il gol storico Suo, fra l’altro, l’ultimo storico, gol della Juventus in serie B, nella partita persa dai bianconeri contro lo Spezia, che condannò il Perugia di Sarri e Conte alla serie C. Lo stesso Sarri che, incompreso a Perugia, poi si è imposto in serie A prima con l’Empoli e poi ora col Napoli. Lo stesso Conte che poi avrebbe riportato lo scudetto a Torino qualche anno dopo. Ma nel frattempo Bianco aveva già preso altre strade: Piacenza, Bari, Modena, Benevento e proprio Spezia, prima dei cinque anni a Carpi.

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