Inceneritore di Terni: «No rifiuti da Roma»

L’assemblea di Roma Capitale chiede che Acea cambi strategia e che la giunta Raggi non permetta di trasferire in Umbria materiale da bruciare. Esulta il M5S

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L’istanza che Acea ha presentato al Comune di Roma parla di ‘Estensione tipologie di rifiuti non pericolosi da avviare a recupero energetico per l’impianto di termovalorizzazione sito in Terni’. Sì, l’inceneritore di Maratta. Che se l’istanza dovesse essere accolta potrebbe ricevere ‘materiale’ da bruciare proprio dalla Capitale.

L’inceneritore Aria-Acea

La Regione Umbria Soprattutto perché, dice il M5S, «nonostante le parole pronunciate dall’assessore Cecchini, il piano regionale dei rifiuti della Regione Umbria prevedeva il trattamento termico come una delle ipotesi percorribili e la Regione stessa non ha mai emanato ulteriori disposizioni che vincolassero all’incenerimento dei rifiuti grazie alla costante manifestazione di dissenso da parte della cittadinanza»

La novità Ora, però, e secondo il M5S la cosa è «di straordinaria rilevanza», c’è una novità: «L’assemblea di Roma Capitale (a maggioranza, con i voti dei soli rappresentanti pentastellati; ndr) ha approvato un atto nel quale si impegna la giunta comunale romana a promuovere l’adozione, da parte di Acea, di politiche dí esercizio dell’attività di gestione dei rifiuti diverse dallo smaltimento mediante incenerimento e quindi con modalità diverse da quelle a cui è funzionale l’istanza formulata». E siccome il 27 aprile si dovrà avviare il percorso che porterà al cambiamento dei vertici di Acea – oggi è ancora in carica il direttivo nominato dalla passata amministrazione – le speranze sono tante.

PARLA ROBERTO DI PALMA (M5S ROMA) – IL VIDEO

Niente rifiuti da Roma Se la mozione verrà fatta propria dalla giunta capitolina, insomma, da Roma non potrebbe arrivare nemmeno un grammo di quelli che «noi non chiamiamo neanche più rifiuti, ma materiali post consumo – è stato spiegato giovedì mattina in una conferenza stampa congiunta Terni-Roma – e questo l’avvio di un nuovo percorso che potrà portare, anche in Umbria, ad affrontare il tema. A Roma, Acea riceverà un segnale chiaro, mentre qui da noi – hanno detto i rappresentanti umbri del M5S – si continua a tergiversare e prendere tempo».

La «vittoria» Ovviamente per il M5S dell’Umbria e di Terni, questa è «una vittoria storica, che arriva dopo la decisione di ‘occupare’ simbolicamente il consiglio regionale e dopo l’ennesima manifestazione di piazza con la quale la città ha ribadito il proprio ‘no’ deciso alla politica dell’incenerimento, delle consorterie – ha detto Andrea Liberati – e delle camarille». Ora, però, si dovrà attendere che tra il Comune di Roma ed Acea si avvii la discussione sotto il profilo economico-industriale.

Fabio Neri, leader del Comitato No Inc

«Fatto rilevante» Nel primo pomeriggio è arrivato il commento del Comitato No Inceneritori: «Apprendiamo dell’atto votato in Consiglio Comunale a Roma che impegna la Giunta Capitolina a chiedere ad Acea il ritiro della richiesta di bruciare nell’inceneritore ternano la frazione residua dei rifiuti urbani. Richiesta depositata ormai nel lontano 2014 dal cda della mega multiutility nominato dalla Giunta Marino e tuttora in carica, sebbene in procinto di scadere alla fine di questo mese. Il fatto è rilevante, indubbiamente e inevitabilmente, sia per la novità, mai era successo prima, ma soprattutto perché i soggetti interessati hanno per ovvi motivi rilevanza nazionale: la Capitale e la sua partecipata al 51%, che è ad oggi il quinto operatore nazionale nel settore rifiuti».

I dubbi Il Comitato prosegue sottolineando che «Acea però ha in sé ancora vigente un Piano Industriale che la vorrebbe proiettare al terzo posto per volumi di rifiuti trattati e tra i settori c’è anche quello dell’incenerimento. Manca insomma un passaggio della Giunta Capitolina prima dell’imminente Assemblea degli Azionisti di aprile. Un atto di indirizzo lo sappiamo, rischia di rimanere una semplice espressione di intenti se non è una Giunta a ratificarne i contenuti. Fatto questo si dovrà far pesare il ruolo del socio di maggioranza pubblica, il Comune appunto, al contrario di quanto fatto finora in cui a comandare in Acea sono sempre stati i soci privati».

Fabio Paparelli e Catiuscia Marini

Acea e Regione «Detto questo – continua il Comitato – il terzo soggetto in campo è la Regione Umbria. Ebbene anche la Giunta Regionale ha diverse armi a sua disposizione, una su tutte il potere programmatorio in materia di rifiuti che ancora, malgrado lo Sblocca Italia, rimane nelle sue mani. E questa vicenda mette in risalto un assurdo: la Regione ha deciso (scelleratamente) di produrre dalla frazione residua il Combustibile Solido Secondario ma da inviare fuori regione. Ora la cosa davvero grave è che Acea chiede di utilizzare la stessa frazione per invece incenerirla a Terni, nei fatti ponendosi al di sopra della Regione Umbria. Dalla sua il fatto che questa frazione residua, ottenuta dal trattamento dell’indifferenziato, perde la denominazione di ‘rifiuto urbano’, obbligato quindi al trattamento e smaltimento nel bacino di origine, per diventare invece ‘rifiuto speciale’ libero in quanto tale di circolare per tutto il territorio nazionale. Sarebbe però davvero assurdo che la Regione Umbria permetta ad Acea di decidere al suo posto, di bruciare magari non la sua frazione residua ma addirittura quella proveniente da un’altra regione. Certo ne abbiamo viste molte in questi anni, una su tutte il documento in cui la Regione rispondeva al Ministero dell’Ambiente che pur non essendoci impianti autorizzati ai sensi del decreto Sblocca Italia, Acea aveva però depositato la richiesta in questione inserendo nella normativa vigente, a giustificazione della richiesta, e già sufficiente al fine autorizzativo, anche il decreto Sblocca Italia. Ma tant’è. La presidente Marini e il suo vice hanno alzato pubblicamente gli scudi. Vedremo se faranno prima i romani o gli umbri ad evitarci il disastro. Noi continueremo – conclude il Comitato – la mobilitazione e la raccolta fondi per il ricorso al Tar contro l’autorizzazione all’altro inceneritore».

 

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