L’accordo Perugina lascia l’amaro in bocca

Volano stracci in commissione davanti agli operai ‘resilienti’ che venerdì incontreranno il sindaco Romizi e poi andranno in Regione

Condividi questo articolo su

di P.C.

Allo scoccare della terza ora di discussioni spesso ripetitive alcuno degli operai resilienti abbandonano la sala dove era in corso la riunione della quarta commissione comunale sulla vertenza Perugina, al primo piano di Palazzo dei Priori.

Politica fuori tempo Pervade l’aula la sensazione straniante di sentire parlare i componenti della commissione su argomentazioni già ampiamente sviscerate nel corso di mesi e mesi di trattative, fino alla firma dell’accordo, che ora sarà sottoposto alle assemblee di fabbrica. Per dare l’idea di quanto politica e industria camminino a velocità diverse, basti pensare che l’ordine del giorno di cui si discuteva – presentato dai consiglieri Pd Borghesi e Mirabassi – risaliva al mese scorso. Ecco spiegato il disorientamento di chi si ritrovava ad ascoltare ipotesi e idee già ampiamente analizzate (e cestinate), tanto che all’improvviso uno dei sindacalisti presenti, sovvertendo l’ordine degli interventi ha sbottato: «Parlate di cose che non conoscete».

I SINDACATI IN COMMISSIONE E IL BOTTA E RISPOSTA MIRABASSI-ROSETTI – VIDEO

la Quarta Commissione

Tutti guardano alla Regione I due proponenti interrogavano l’aula sul ruolo del Comune, ma il convitato di pietra era la Regione, spesso tirata in ballo nei vari interventi. «Quando noi parlavamo di internalizzazioni – ha detto Mirko Mezzasoma (delegato Fai Cisl) – non siamo stati ascoltati, ora ci ritroviamo con un accordo per cui 50 dei nostri andranno alla Servizi Associati, che incasserà un milione e mezzo di euro e potrà poi licenziare dopo dopo 15 mesi. Nei prossimi 15 giorni, la Nestlé chiamerà i lavoratori per proporre i ricollocamenti e se i lavoratori rinunciano vanno a casa». E Luca Turcheria (Rsu Cgil) rincara la dose: «Il vero assente nella trattativa sono state le istituzioni, a cominciare dal Mise perché noi ci siamo seduti al tavolo del Ministero con 364 esuberi e ci siamo rialzati con gli stessi 364; cosa posso fare io al confronto con un colosso come Nestlé? Era la politica a dover intervenire. Tutto quello che abbiamo ottenuto noi è arrivato alla luce del fatto che non siamo stati aiutati». Sulla stessa linea Chiatti della Uil.

«Vogliamo risposte» All’incontro c’erano anche molti degli operai che contestano l’accordo firmato dai sindacati e chiedono alle istituzioni di fare qualcosa: in particolare hanno parlato David Panichi e Catiuscia Rubeca. Particolarmente denso di emozioni l’intervento di quest’ultima: «Noi vi rappresentiamo – ha detto rivolgendosi ai consiglieri – è con la Perugina, e magari con la Stranieri, che questa città viene riconosciuta nel mondo. Non per altro. Il quartiere di San Sisto è nato attorno alla Perugina. Lì ci lavorano molte mamme che hanno dato mangiare ai propri figli. Ci sono molti operai che vivono in famiglie monoreddito. Da questo tavolo voglio una presa di posizione concreta per bloccare la procedura di chiamata da parte del direttore del personale. La nostra situazione è drammatica e non migliorerà perché se pure dovessero aumentare la Nestlé non farà lavorare di più i part-time ma assumerà stagionali perché a loro conviene fare così». Tutti gli operai presenti hanno sottolineato che in realtà non si tratta di scelte ma, nei fatti, di imposizioni. L’alternativa è andare a casa.

Luca Turcheria (Cgil)

«Nestlé con noi non parla» Ne ha per tutti anche la consigliera M5S Cristina Rosetti: «Noi non siamo né ministri né presidenti di Regione, siamo semplici consiglieri, fra l’altro d’opposizione. Non abbiamo gli strumenti per richiamare Nestlé ai suoi doveri. Tant’è vero che quando abbiamo chiesto di venire in audizione ci hanno risposto che con noi non parlano». E da qui la proposta di chiamare in audizione il sindaco Romizi e la presidente Marini che, come vertici istituzionali, avrebbero in teoria il potere quantomeno di rendere il lavoro difficile alla multinazionale svizzera. Un punto sul quale è divampata la polemica – si vede nell’ultima parte del video – con il consigliere Alvaro Mirabassi che si è lasciato scappare una anticipazione sul fatto che a breve anche la Regione convocherà gli operai (che già venerdì hanno un incontro programmato col sindaco; ndr).

Pressioni su Nestlé Alla fine, quando ormai si era ampiamente sforato il tempo limite e (dopo gli operai) anche diversi consiglieri avevano lasciato la seduta si è arrivati ad una faticosa sintesi, con l’approvazione dell’ordine del giorno all’unanimità con l’inserimento di due emendamenti: in pratica si chiede all’esecutivo di Palazzo dei Priori di audire nella commissione consiliare competente le rappresentanze sindacali ed i lavoratori Nestlé-Perugina e di attivarsi in prima persona per la risoluzione di una vicenda che interessa una fabbrica storica della città di Perugia. Si chiede inoltre che il sindaco e la giunta si attivino presso la Regione per chiedere l’inserimento nell’ambito della programmazione dei fondi strutturali di progetti finalizzati a dare una alternativa occupazionale di pari dignità ai lavoratori. Infine (e questo è il punto più arduo) i lavoratori hanno chiesto di impegnare le istituzioni a fare pressioni su Nestlé per sospendere la procedura di chiamata con cui si stanno formalizzando le conversioni dei contratti (con riduzione oraria) e i ricollocamenti.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli