Scorie Ast, Rossi (Pd): «Un progetto c’è già»

Terni, il senatore ricorda che la ThyssenKrupp ha cofinanziato lo studio dalla ternana Rmt, per poi disconoscerlo

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di Gianluca Rossi
Senatore del Partito Democratico

Ho seguito con molto interesse l’annuncio da parte di TK-AST di voler imprimere un’accelerazione alla soluzione dello smaltimento delle scorie frutto delle produzioni industriali realizzate a viale Brin. E con altrettanto piacere ho appreso di voler far sì che Terni potesse assurgere a riferimento mondiale come virtuoso esempio di economia circolare.

Nei processi di produzione dell’acciaio, infatti, sono utilizzate diverse materie prime mescolate tra loro secondo ricette molto precise che permettono di conferire al prodotto finale determinate caratteristiche. Si pensi agli acciai speciali quali ad esempio l’acciaio inossidabile.

In questi processi produttivi, oltre all’acciaio, si producono degli scarti chiamati scorie, divise in scorie nere e scorie bianche. La loro percentuale in peso può arrivare anche a valori del 40% rispetto l’acciaio prodotto. Queste scorie, pur essendo definite dalla legislazione dei rifiuti, contengono delle frazioni merceologiche (ad esempio, metalli, ossidi di calcio, ossidi di magnesio) che possono essere reimpiegate se “estratte” mediante opportune lavorazioni. Questo concetto di recupero ben si sposa come esempio di economia circolare, che proprio in questi giorni ha visto una sua concretizzazione in atti ufficiali a livello europeo.

Con l’obiettivo di studiare un processo idoneo al recupero delle scorie nere di acciaieria è stata stipulata una convenzione (marzo 2013) tra il Consorzio Interuniversitario Nazionale dell’Ingegneria delle Georisorse (CINIGeo) e la società di imprese, avente per oggetto una ricerca scientifica che prevede la pianificazione e l’esecuzione di un piano di prove sperimentali a scala di laboratorio, mediante processi di comminuzione, classificazione granulometrica e separazione solido/solido, sulle scorie nere austenitiche e ferritiche prodotte dall’acciaieria di Terni.

L’obiettivo è stato quello di studiare un processo che possa portare al recupero delle frazioni metalliche e ad un utilizzo della frazione inerte come aggregati sostitutivi di quelli naturali negli utilizzi tipici del calcestruzzo preconfezionato, nei conglomerati bituminosi e nei sottofondi.

Successivamente, visti i risultati molto incoraggianti ottenuti dallo studio, nel mese di aprile 2014 è stata commissionata all’Università degli studi di Trieste una ricerca sperimentale su scala prototipale per confermare le risultanze ottenute sul prodotto inerte “artificiale” nella fase precedente. La ricerca sperimentale eseguita sulle scorie nere ha seguito i criteri tecnico – scientifici necessari per trasformare i risultati della stessa in business industriale.

Alla luce della lunga sperimentazione eseguita (24 mesi), e seguendo i migliori criteri tecnico-scientifici, è stato ideato, testato e sperimentato un processo che permette di recuperare le scorie nere di acciaieria ottenendo dal rifiuto una frazione metallica e alcune frazioni inerti che trovano applicazione come prodotti in altri settori industriali.

In questa maniera è quindi possibile evitare il conferimento in discarica di un rifiuto che se opportunamente trattato diventa nuovamente una materia prima. Il successo della sperimentazione, infine, ha portato a depositare (2014) un brevetto internazionale sul processo di trattamento delle scorie.

Alla luce di tutto questo mi chiedo come sia possibile che tutto ciò sembri non esistere o peggio ancora ci si spieghi che è opportuno ricominciare tutto da capo, anche se con prospettive importanti?

Perchè AST che è stata decisiva per la suddetta sperimentazione oggi chiede a questa comunità altro tempo?

Mi sarei aspettato (e mi aspetto ancora) delle obiezioni scientifiche non l’annuncio di una selezione per individuare chi dovrà risolverci il problema.

E mi auguro, infine, che la presenza del sindaco nonché presidente della Provincia nella commissione di vigilanza sia una scelta utile per fornire a questa comunità le risposte (e le certezze) di cui ha diritto.

 

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