Dimissioni Marini, rinviato il voto

La presidente ribadisce l’intenzione di lasciare, ma la maggioranza chiede più tempo per esprimersi. Ufficialmente per trovare un accordo sul documento. Ma Mancini (Lega) tuona: «Andiamo dal Prefetto»

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di G.N e P.C.

Alla fine è andata proprio come si era vociferato in mattinata: la Marini si è presentata in aula, ha letto il suo lungo e per certi versi interessante discorso, poi la sua maggioranza ha chiesto un rinvio della discussione nel merito, dicendosi sorpresa dei contenuti così particolareggiati dell’intervento e nel tentativo di giungere a una posizione univoca sul punto. Avendo i numeri, ovviamente la mozione è passata, facendo andare su tutte le furie le opposizioni.

La diretta della lunga giornata

17.45 – Si passa alla votazione. Passa la linea della maggioranza che non ha trovato accordo sul documento in risposta alle dimissioni della Marini, ma è compatta nel chiedere il rinvio (tecnicamente: ‘aggiornamento’) della seduta. Proteste dalle opposizioni: ‘Solo un modo per prendere tempo’.

17.30 – Il primo a parlare è Leonelli, che si dichiara favorevole. La Porzi poi dà la parola alle opposizioni. Parlano, nell’ordine, Squarta, Liberati, Morroni, Ricci, Fiorini, De Vincenzi, Mancini. Tutti sono contro il rinvio; in particolare Liberati sottolinea la necessità di concludere l’iter prima delle elezioni del 26 maggio. Favorevoli al rinvio invece Rometti e Casciari.

17.20 – La proposta viene formalizzata in aula dal capogruppo del Pd Gianfranco Chiacchieroni.

16.30 – Il centrosinistra fa sapere di non aver raggiunto una posizione univoca sulla lettera della Marini e chiede un rinvio dell’assise ad una data non successiva al 18 maggio; confermate quindi le voci circolate già in mattinata: sulla lettera di intenti del centrosinistra circolata in mattinata (che conteneva un invito a recedere dalle dimissioni) non c’è infatti comunità di intenti.

15.00 – È iniziata una nuova riunione dei capigruppo.

MANCINI: ANDIAMO DAL PREFETTO – VIDEO

14.00 – Al termine della riunione dei capigruppo, il centrosinistra ribadisce fiducia nella presidente mentre la Lega minaccia di fare le barricate. «O si vota oggi o andiamo dal Prefetto», ha detto Valerio Mancini.

Ore 13.40 – Si attende ancora che si concluda la riunione dei capigruppo.

Uscendo, la presidente ha salutato Donatella Porzi e gli assessori Chianella e Cecchini. Ressa di fotografi.
Tutti si salutano, c’è aria da ultimo giorno di scuola.

Ore 13.00 – Un accenno di applauso saluta la fine dell’intervento di Catiuscia Marini. Donatella Porzi lo blocca.
Si ritirano i capigruppo. La seduta è sospesa.

Catiuscia Marini parla in consiglio regionale

L’intervento di Catiuscia Marini: i passaggi salienti

«Ho dato le dimissioni per fare chiarezza e per non permettere strumentalizzazioni».

«Ho molto apprezzato le parole del ministro Grillo, che ha distinto il piano politico dalla valutazione sul valore della sanità umbra».

«Registriamo gli effetti che a circa venti anni dalla riforma si ha in eccessi di aziendalizzazione del servizio sanitario nazionale, di una certa inadeguatezza del sistema dei controlli, di autoreferenzialità, di corporativismi e anche di rapporti che hanno bisogno di maggiore trasparenza col sistema sanitario, per evitare che interferiscano sul sistema sanitario».

«In questi lunghi e difficili e complessi anni di mandato ho sempre difeso l’autonomia dell’Umbria, ho rifuggito da chi interpreta i ruoli istituzionali come funzionali ad altre forme di consenso, non solo nella politica ma anche funzionali alle proprie carriere; ho conosciuto sei diversi presidenti del consiglio, l’ho fatto sempre in autonomia, né temendo né subendo gli interessi degli altri rappresentanti istituzionali; così ho fatto anche con i sindaci, senza mai far riferimento alle appartenenze politiche, ma nell’interesse della collettività».

«Non potrò mai dimenticare la mattina del 6 marzo del 2013 quando due dipendenti della Regione, Margherita e Daniela, furono uccise brutalmente nei nostri uccisi: in quel momento ho capito quanto la durezza rabbiosa di un dibattito pubblico e mediatico che faceva dei dipendenti pubblici il bersaglio di tutti i mali dell’Italia potesse divebntare un’arma pericolosa per persone difficili e con problemi».

«E non potrò mai cancellare la paura l’angoscia, il senso di solitudine, della mattina del 30 ottobre 2016, quando la presidenza del consiglio e la protezione civile mi avvisarono delle squadre speciali che arrivavano in Umbria a cercare i morti sotto le macerie, quando una intera comunità fu travolta dalla calamità del sisma».

«Non potrò mai dimenticare la mattina del 6 marzo del 2013 quando due dipendenti della Regione, Margherita e Daniela, furono uccise brutalmente nei nostri uccisi: in quel momento ho capito quanto la durezza rabbiosa di un dibattito pubblico e mediatico che faceva dei dipendenti pubblici il bersaglio di tutti i mali dell’Italia potesse diventare un’arma pericolosa per persone difficili e con problemi».

«E non potrò mai cancellare la paura l’angoscia, il senso di solitudine, della mattina del 30 ottobre 2016, quando la presidenza del consiglio e la protezione civile miavviosarono delle squadre speciali che arrivavano in Umbria a cercare i morti sotto le macerie, quando una intera comunità fu travolta dalla calamità del sisma».

«So di aver fatto errori ma so anche di aver contribuito a far conseguire dei risultati che sono utili all’Umbria del futuro; mi sono sempre sottratta a pratiche politiche che non fossero orientate anche alla trasparenza, sono stata a disposizione del lavoro delle istituzioni e dei colleghi delle altre istituzioni territoriali, senza tatticismi come è nella mia indole».

«Chiarirò la mia posizione con i tempi dovuti e ci sarà un tempo che ridarà valore anche alle cose che ho fatto in questi anni».

«Quello che sta accadendo in questi giorni in Italia e in alcune realtà, penso alla Regione Lombardia, mi avrebbe fornito succosi elementi per replicare alle parole di alcuni esponenti politici di opposizione, ma la mia cifra è un’altra; spero solo che il Pd e le forze politiche del centrosinistra sappiano farsi forza del riformismo e del garantismo. Se il Pd non h questa forza non potrà continuare a dare il suo profilo al dibattito politico».

«Non si può governare l’Italia solo studiando i sondaggi di giornata. L’Italia può avere un futuro, come questa regione, solo se ha una visione lunga, che non teme la perdita di consenso del momento, ma sa guardare alle grandi prospettive elaborando scelte strategiche che pur non costruendo consenso nell’immediato sono utili a garantire un futuro ai cittadini».

ore 12.20 – Catiuscia Marini è in aula. Accolta dal silenzio: né contestazioni né applausi per lei.
Ha preso la parola Donatella Porzi, aprendo la seduta, per poi cederla alla presidente Marini.

ore 12.20 – Terminata anche la riunione di maggioranza. La presidente sta per entrare in aula. A breve dovrebbe cominciare lo streaming.

ore 12.10 – Cresce l’attesa in aula. La maggioranza è ancora in riunione. Tutta l’opposizione è già schierata. C’è nervosismo sulle tribune.

I cittadini chiedono di far partire lo streaming

ore 11.50 –L’aula si sta riempiendo. Molti politici, ma anche qualche cittadino e ovviamente tanti giornalisti e operatori.

ore 11.40 – Finita conferenza capigruppo, in corso riunione di maggioranza.

ore 11.09 – Arriva Catiuscia Marini: «Parlerò dopo».

ore 10.40 – Ancora in corso la riunione dei capigruppo per decidere come procedere per l’esame in aula delle dimissioni di Catiuscia Marini.

ore 10.20 – Catiuscia Marini non si è ancora vista nelle sedi istituzionali mentre la presidente Porzi è chiusa in riunione con i suoi collaboratori. A breve conferenza dei capigruppo.

Alle 11 del mattino comincia il consiglio regionale per discutere delle dimissioni di Catiuscia Marini da presidente della giunta regionale dell’Umbria dopo l’inchiesta che ha sconvoltola sanità umbra. La presidente Porzi ha avvisato che la riunione sarà trasmessa anche in streaming.

Nel caso in cui le dimissioni venissero accettate, si decreterebbe la fine dell’amministrazione e si dovrebbero indire nuove elezioni.

Nel caso in cui le dimissioni fossero respinte, invece, la presidente avrebbe ulteriori 15 giorni per decidere se confermarle o ritirarle.

Stando ad alcuni rumors raccolti da umbriaOn, la presidente dovrebbe essere regolarmente in aula, ma si fa largo l’ipotesi di rinviare il voto, confermando i timori di gran parte dell’opposizione, che hanno accusato la maggioranza di prendere tempo per avvicinarsi alla scadenza elettorale e far slittare ad ottobre l’eventuale convocazione di nuove elezioni.

IL CANALE YOU TUBE DELL’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELL’UMBRIA

Gli orientamenti

Articolo 1 con Mdp ha già fatto sapere attraverso Attilio Solinas la sua intenzione di accettare le dimissioni, così come faranno ovviamente dai banchi dell’opposizione. Resta da capire come si comporteranno i consiglieri Dem, che aspetteranno il contenuto dell’intervento in aula della presidente dimissionaria. Intervento che con ogni probabilità non sarà letto dalla sua voce ma dalla presidente Porzi.

Chiacchieroni dice che a suo giudizio «non è accettabile un giudizio negativo, liquidatorio, sbrigativo sull’azione di governo del centrosinistra in Umbria dopo decenni in cui un territorio dall’arretratezza e dal sottosviluppo è passato alla crescita e al benessere economico e sociale».

Dal canto suo Valerio Mancini rincara la dose mettendo altra carne sul fuoco: , che mette nel mirino la delibera della giunta, pubblicata il giorno prima dello scoppio dell’inchiesta, con cui «viene proposta l’istituzione di un nuovo direttore presso Umbria salute e servizi. «La giunta – dice – suggerisce impropriamente ad Umbria Salute di introdurre la posizione del direttore, senza che sia prevista nella legge regionale di riferimento e senza che se ne ravveda la concreta necessità, se non quella di aumentare le poltrone e la confusione che già governa il mondo sanitario regionale. Due vertici amministrativi in un medesimo ente sono un primato nazionale, ma uno è di troppo: o l’amministratore o il direttore deve scomparire, altrimenti non si capisce più chi comanda e chi è comandato».

FOCUS SULL’INCHIESTA

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