Terni: «Comune perde se vende le farmacie»

Desiré Marchetti (Filcams Cgil): «La dismissione farà perdere ben 4 milioni di euro, mentre alla Camera hanno permesso di rimodulare il riequilibrio in venti anni»

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Desiré Marchetti

di Desiré Marchetti
Segretaria generale della Filcams Cgil di Terni

Appare quantomeno singolare che l’Amministrazione comunale di Terni non si sia accorta che già da diversi giorni la Commissione Bilancio della Camera ha approvato una norma grazie alla quale i Comuni in predissesto avranno tempo fino 20 anni per rimodulare i piani di riequilibrio e ripianare così gli squilibri finanziari.

In questa norma c’è la conferma della serietà della posizione assunta dalla Filcams-Cgil che aveva proposto, nelle settimane scorse, di adottare un nuovo piano e di spalmare il debito del Comune di Terni su 10 anni per evitare l’accesso al fondo di rotazione e la vendita delle farmacie .

Ora il Parlamento aumenta addirittura da 10 a 20 anni il tempo per recuperare il predissesto.

Appare singolare anche che gli organi del Comune (compresi i responsabili dell’anticorruzione), a fronte di notizie di stampa sull’apertura di un fasciolo riguardante le farmacie da parte della Procura della Repubblica di Terni, non sentano il dovere di fermarsi e fare i necessari approfodimenti.

E che dire del silenzio degli organi del Comune (compresi quelli preposti al controllo contabile) sul fatto che la dismissione delle farmacie farà perdere alle casse comunali ben 4 milioni di euro del contratto di servizio di servizio sottoscritto fra l’Ente e FarmaciaTerni.

Chi risarcirà il Comune del mancato introito?

Ciò che maggiormente inquieta, però, è che in Comune nessuno sembra avvedersi neanche del fatto che nelle pieghe delle delibere è stata inserita la facoltà di vendere direttamente le quote mediante trattativa diretta con un singolo acquirente e che tale acquirente, contemporaneamente, sarà anche beneficiario del diritto di prelazione sulle quote residuali.

E’ noto che la quota residuale del 10% che dovrebbe rimanere nella mani dell’Ente non potrà essere mantenuta, perchè negli atti già adottati si è provveduto a dire che le farmacie non rientrano più nel perimetro istituzionale dell’Ente così da anticiparne inopinatamente la totale dismissione.

Letti in quest’ottica, il contratto 25nnale e le presunte garanzie al personale appaiono una mera ipocrisia: con la definitiva cessione del residuo 10%, le farmacie potranno essere rivendute singolarmente, aprendo il settore a speculazioni di carattere finanziario in danno al servizio, al patrimonio pubblico ed al sistema farmaceutico locale.

Quanto alla perizia giurata è paradossale che questa Amministrazione non senta il dovere di verificarne la fondatezza: il valore delle quote di oltre 9 milioni di euro appare del tutto contestabile (nel ricorso della Filcams-Cgil c’è allegata una perizia, di pari efficacia, che porta un valore non eccedente i 2 milioni di euro).

Chiediamo, a questo punto, un atto di responsabilità e nuovi indirizzi da parte del Consiglio Comunale, quantomeno per verificare la portata e gli effettivi contenuti della vendita delle farmacie pubbliche, in quanto patrimonio sociale ed economico di cui è titolare l’intera comunità locale.

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