Terni, ex inceneritore: «Asm paghi 3 milioni»

Lo ha deciso il consiglio di Stato. Fra il 2001 e il 2007 la controllata avrebbe percepito incentivi non dovuti per l’impianto di Maratta

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3.111.624 euro (anche se per l’azienda di via Capponi la cifra dovrebbe essere rivista al ribasso): questo il consistente importo che Asm Terni Spa, in base ad una recente sentenza del consiglio di Stato, deve versare all’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico (AEEGSI) – ora Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA) – attraverso la cassa conguaglio per il settore elettrico.

Una ‘grana’ di non poco conto, stante la cifra, legata agli incentivi per il settore dell’energia che la controllata avrebbe percepito in relazione alle attività dell’ex inceneritore Asm di Maratta, già al centro di un’indagine ambientale con tanto di processo e sentenze. Un impianto operativo dal 1975 (anno della costruzione) al 1978 e quindi dal 1999 al 2007, ripartito sulla ‘spinta’ degli incentivi economici previsti al tempo dalla legge.

Procedimento parallelo Proprio dall’indagine ambientale del pm Elisabetta Massini era scaturito, nel 2011, un ulteriore accertamento del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza il cui esito era finito all’attenzione dell’Autorità che aveva avviato una propria istruttoria. In pratica, secondo la contestazione iniziale, fra novembre 2001 e dicembre 2007 Asm aveva determinato l’energia assorbita dai servizi ausiliari, non considerando come parte di essa la quota assorbita dalla sezione dell’impianto di Maratta dedicata all’incenerimento vero e proprio dei rifiuti.

Incongruenza ‘salata’ Ciò avrebbe consentito alla controllata di diminuire la quota di energia da sottrarre da quella globale prodotta e di aumentare in misura corrispondente la quantità ammessa ad incentivo. Per l’Autorità, però, anche l’energia destinata a far funzionare la sezione di incenerimento faceva parte dei servizi ausiliari. Da qui la ‘maxi incongruenza’ che ora Asm Terni Spa è chiamata a liquidare. La sentenza del consiglio di Stato, ultimo grado di giurisdizione amministrativa ed esito di un’impugnazione della stessa controllata, è stata emessa in questi giorni, all’esito dell’udienza dello scorso 18 maggio.

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