Terni, giunta comunale fra compensi e lavoro

Nella determina delle indennità di giugno, luglio e agosto si spiega che il sindaco e tre assessori continueranno a svolgere la propria professione. Pd polemico: «Ma quali tagli»

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63.416,11 euro: questo l’importo erogato dal Comune di Terni per le indennità di carica al sindaco Leonardo Latini, al vice sindaco e agli assessori per i mesi di giugno (dal 26 per il primo cittadino), luglio (dall’11 per vicesindaco e assessori) e agosto (tutti). Il dato, contenuto nella relativa determina della direzione affari istituzionali, consente di comprendere compensi e chi, eletto o nominato in giunta, continuerà a svolgere il proprio lavoro.

I compensi Il sindaco percepirà un’indennità mensile di 5.466,19 euro, il vicesindaco Andrea Giuli di 4.099,64 euro mentre gli assessori – Valeria Alessandrini, Sonia Bertocco, Marco Celestino Cecconi, Fabrizio Dominici, Stefano Fatale, Enrico Melasecche, Elena Proietti e Benedetta Salvati – percepiranno 3.279,71 euro mensili.

Chi lavora e chi no Nella delibera è specificato anche chi continuerà a svolgere il proprio lavoro/professione e chi invece si dedicherà, per ragioni diverse, a tempo pieno al nuovo incarico. Il sindaco Latini – si legge – «è libero professionista e continua a svolgere la professione»; il vice Andrea Giuli «giornalista professionista free lance, ha dichiarato di avere sospeso l’attività lavorativa a decorrere dall’11 luglio 2018». Circa gli assessori, Stefano Fatale «libero professionista/lavoratore autonomo, ha dichiarato di continuare a svolgere la professione». Lo stesso i colleghi di giunta Fabrizio Dominici e Marco Cecconi (imprenditore). Enrico Melasecche è in ‘quiescienza’ (ergo, pensione), gli assessori Benedetta Salvati ed Elena Proietti sono «in aspettativa non retribuita dall’11 luglio 2018, in quanto lavoratrici dipendenti», l’assessore Valeria Alessandrini «è inoccupata» mentre la collega Sonia Bertocco «ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato della società Aman Scpa in data 11 luglio, pertanto risulta inoccupata da tale data».

Pd all’attacco Nei giorni scorsi il gruppo consiliare del Pd, guidato da Francesco Filipponi, aveva evidenziato come «sindaco ed assessori non si sono tagliati nessuna indennità, il 10 % in meno è un obbligo di legge dal 2006. Rrispetto alla giunta Di Girolamo, sindaco, vicesindaco ed assessori, hanno tutti uno stipendio più alto, proprio perché nessuno si è tagliato un bel niente, cosa che invece aveva fatto la precedente giunta. Il costo mensile delle indennità ammonta a 36 mila euro, cui vanno aggiunti gli oneri Irap: il doppio circa dell’ultima giunta Di Girolamo determina fine 2017. Rispetto al 2014, delibera 6/7/14, c’è un aumento di 9 mila euro; rispetto al 2017 un aumento di 20 mila euro».

La vede diversamente dai Dem, il ‘collega d’opposizione’ Alessandro Gentiletti (Senso Civico) che attraverso un post afferma: «Non posso non dissociarmi dalle polemiche relative all’indennità che il sindaco e gli assessori percepiranno durante il loro mandato. Penso che chi dedica il suo tempo interamente alla cosa pubblica ha diritto di essere adeguatamente retribuito, essendo la politica un lavoro e non appannaggio solo dei ricchi. Sul primo poi, non reggono i paragoni col passato, perché il aindaco è veramente ed effettivamente un libero professionista che dovrà trascurare a suo rischio la sua professione. Condivido, invece, che la giunta ed il sindaco potrebbero evitare di alimentare simili circoli viziosi, evitando di pensare di fare cassa sui diritti acquisiti dai dipendenti comunali, altrimenti poi non possono lamentarsi se il populismo che seminano gli si ritorce contro».

Melasecche Anche l’assessore ai lavori pubblici, Enrico Melasecche, via social dice la sua sul fatto che fra gli amministratori c’è chi abbia deciso di lavorare senza decurtare la propria indennità, come in passato aveva fatto l’ex sindaco Di Girolamo: «Eravamo proprio abituati non male ma malissimo – scrive Melasecche – perché un sindaco che ha prodotto dopo nove anni il disastro generale che ha combinato Di Girolamo, non lo si trova facilmente. I documenti ufficiali sul dissesto lo certificano. Che poi avesse rinunciato a buona parte della propria indennità per giustificare il fatto che faceva il sindaco a mezzo servizio, continuando a fare anche il medico pubblico, questa è cosa che ognuno può giudicare come preferisce. Personalmente preferisco un sindaco o un assessore capaci, a tempo pieno, che diano prova di managerialità e che percepiscano quanto prevede la legge. Questo perché il valore aggiunto in questo caso per la comunità amministrata è di gran lunga superiore al costo orario della relativa indennità. Di molto. Nel caso contrario – conclude – i danni sono enormi, esattamente come quelli che stiamo constatando».

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