Terni, integrativo Ast: perplessità fra le sigle

Fra i sindacati c’è chi esterna i propri dubbi dopo il primo incontro con i manager. Illustrata una serie di parametri di cui verrà tenuto conto nella ridistribuzione dell’utile

Condividi questo articolo su

Primo faccia a faccia in azienda tra sindacati e manager di Ast per entrare nel vivo della trattativa sul contratto integrativo, secondo quanto stabilito dal tavolo avviato in Confindustria. ‘Ripartizione utili’ è ufficialmente l’oggetto della convocazione delle rsu e delle segreterie territoriali dei metalmeccanici, che mercoledì mattina, nella biblioteca di viale Brin, hanno illustrato, ancora in via generale ed interlocutoria, le linee guida che verranno seguite nel procedere all’eventuale stesura della piattaforma. 

Luca Villa e Massimiliano Burelli, capo del personale e ad di Ast

Il valore aggiunto Il responsabile del personale Luca Villa ha elencato tutta una serie di parametri di cui l’Ast terrà conto, elementi indispensabili per concretizzare la procedura: tra questi il TkVA (ThyssenKrupp Value added), un indice utilizzato dalla multinazionale tedesca il cui valore, per l’acciaieria di viale Brin, si è assestato lo scorso anno a 23,3 milioni di euro (rispetto agli 87 milioni di utile). La soglia minima per procedere alla ripartizione dell’utile verrebbe fissata dall’azienda, nell’anno fiscale 2017/2018, a 27,3 milioni di euro. Soglia che sembra al momento raggiungibile, visto che nel primo trimestre il TkVA ha già raggiunto i 10,8 milioni.

I rappresentanti delle organizzazioni sindacali

Il calendario Ma tra gli altri parametri che saranno indispensabili per arrivare all’obiettivo anche la puntualità delle consegne, il numero dei reclami, la qualità, i volumi produttivi e la sicurezza. Questo stando alle prime indicazioni dell’azienda che, concretamente, non ha ancora reso noto alle forze sindacali l’entità della cifra che sarà messa sul piatto, né le modalità di distribuzione dei soldi nelle tasche dei lavoratori. Se ne ritornerà a parlare, forse in maniera più dettagliata, nel corso di due nuovi incontri tra le parti sempre in azienda, fissati per il 22 febbraio e per il primo marzo prossimi.

Perplessità Fra i meno convinti, in questa fase, c’è il segretario provinciale della Uilm Nicola Pasini: «L’azienda ha fatto la sua legittima proposta ma tale meccanismo, attuato in altre realtà, ritengo sia difficilmente applicabile in Italia. Perché farraginoso e non controllabile da parte nostra. Ritengo poi che non sia stato ancora sciolto il nodo principale, cioè il ‘monte’ che l’azienda intende mettere sulla piattaforma. Senza questi presupposti, non si può accogliere né ritenere definitiva la proposta dell’azienda». Dubbi sull’effettiva percorribilità del percorso tracciato dall’azienda vengono espressi anche da Marco Bruni, della rsu della Fismic. «Il tragitto verso il riconoscimento della piattaforma è fitto di ostacoli – commenta il sindacalista -, riesco a fatica a comprendere come l’indice fissato dall’azienda possa essere indicativo e in che termini possa incidere sulla discussione». Non secondario, sempre a detta di Bruni, il fatto che l’azienda finora abbia finora parlato di «redistribuzione degli utili, formula ben diversa, nella sostanza – conclude – rispetto al contratto integrativo».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli