Terni, maltrattamenti: maestra condannata

Insegnava matematica alla scuola elementare ‘Mazzini’ ma oggi è in pensione. Era accusata di aver percosso, schiaffeggiato e spintonato cinque alunni

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Un anno di reclusione con sospensione della pena condizionata al pagamento di una provvisionale di 6 mila euro nei confronti dell’unica parte civile costituitasi: questa la sentenza emessa venerdì mattina dal tribunale di Terni – giudice Barbara Di Giovannantonio – nei confronti di un’ex insegnante della scuola elementare ‘Mazzini’ di Terni. La donna, 69enne e originaria di Spoleto, insegnava matematica.

I sospetti e le indagini

L’indagine della squadra Mobile di Terni – coordinata dal pm Elisabetta Massini, oggi giudice a Viterbo – era partita dalle denunce di alcuni genitori che, sulla base dei racconti dei figli, avevano appreso dei metodi non proprio ortodossi utilizzati dall’insegnante per cercare di mantenere l’ordine all’interno di una classe probabilmente un po’ ‘vivace’. La procura aveva fatto anche installare delle telecamere per riprendere le lezioni e sulla base delle immagini registrate, la maestra era stata accusata di maltrattamenti verso cinque alunni di età compresa fra gli 8 e i 9 anni, tutti maschi e frequentanti la classe terza.

Le accuse e la condanna

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la 69enne avrebbe percosso, schiaffeggiato, pizzicato e spintonato a più riprese i cinque, nel tentativo di affermare la propria autorità su un gruppo che non sempre l’avrebbe seguita in maniera disciplinata, a differenza di quanto accadeva con altri docenti della stessa scuola. Accuse portate in aula dalla procura che venerdì, attraverso il pm Sabrina Galeazzi, ha chiesto due anni di reclusione. Esattamente la metà la pena stabilita dal giudice che nel determinarla ha sancito l’equivalenza fra le attenuanti generiche e l’unica aggravante contestata, quella di aver commesso il fatto con abuso di autorità.

«Nessuna similitudine con Rignano»

Appare probabile l’appello da parte della 69enne, difesa venerdì dall’avvocato Marco Sansoni. Di contro l’avvocato Francesca Carcascio, in rappresentanza della parte civile che si è vista riconoscere la provvisionale con il resto del risarcimento da determinarsi in sede civile, rimarca come «al risultato, la condanna, ci si è giunti grazie all’impegno della dottoressa Elisabetta Massini che ha credo nelle indagini e fatto installare le telecamere nonostante l’anno scolastico fosse quasi terminato. Le perplessità, di contro, non sono poche. A partire dal fatto che la docente abbia reiterato le sue condotte nonostante i provvedimenti disciplinari applicati nei suoi confronti ed una lettera di richiamo della dirigente scolastica. Nel corso del processo si è cercato di far passare i fatti per una sorta di ‘condizionamento collettivo’ non diverso da quello registrato a Rignano Flaminio su una vicenda di malagiustizia che ha fatto storia. Qui, invece, i genitori hanno agito solo per giungere alla verità dei fatti ed all’accertamento delle eventuali responsabilità».

Il ‘burn-out’

Nella sua arringa l’avvocato Carcascio ha parlato di ‘burn-out’ che, in psicologia, corrisponde all’incapacità di mantenere i nervi saldi e una condotta adeguata di fronte a minori indisciplinati. «Non è la prima volta – osserva il legale – che un’insegnante esperta vada in difficoltà, anche per ragioni connesse alla propria sfera, e anziché chiedere aiuto, reagisca in maniera violenta sfogando rabbia e frustrazione. Il ‘burn-out’ non è altro che ciò e riteniamo che il caso della ‘Mazzini’ si sposi appieno con tale lettura. Non è un caso se l’anno scolastico successivo i fatti, una psicologa era stata introdotta nell’istituto, dalla dirigenza, per riportare ‘ordine’ in un contesto lacerato da fatti accaduti per mesi».

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