Terni, tassi usurari: imprenditore la spunta

In base all’accordo stragiudiziale sottoscritto con l’istituto, non dovrà corrispondere alcun interesse. Applicato tasso massimo del 12,63%

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Ha tenuto il punto, nella convinzione che la banca avesse applicato interessi usurari sul debito contratto a suo tempo, e alla fine l’hanno spuntata lui e il suo avvocato – Rita Petricca del foro di Terni – sottoscrivendo con l’istituto una transazione stragiudiziale in base alla quale dovrà rimborsare il solo capitale senza alcun interesse.

La vicenda, conclusasi lo scorso 16 luglio, riguarda un imprenditore ternano che gestisce un’azienda del settore delle pulizie industriali con oltre quaranta dipendenti. Il braccio di ferro, con tanto di denunce all’autorità giudiziaria attraverso un legale di Perugia – ora venute meno in seguito all’accordo – è andato avanti per lungo tempo. Fino alla soluzione che la banca ha accettato anche sulla base di molteplici sentenze della Cassazione.

Il debito contratto dall’imprenditore, con il passare degli anni, si era quasi raddoppiato – diventando di alcune centinaia di migliaia di euro – per via dei tassi applicati, fino ad un massimo – stimato dalle perizie – del 12,63%. Una situazione che aveva portato l’azienda a un passo dal baratro, dalla chiusura.

L’avvocato Rita Petricca

La battaglia è andata avanti con la banca determinata a far valere alcune circolari di Bankitalia che, tuttavia, non sono legge. Ed è stato proprio ciò che l’avvocato Petricca ha evidenziato nel carteggio con l’istituto.

«Doveroso denunciare» Così l’imprenditore ternano: «Denunciare è un dovere, mentre l’omertà favorisce l’impunità». La sua è una vicenda simile a centinaia, migliaia di altre che in questi anni di crisi sono emerse in tutta Italia e che talvolta sono state purtroppo seguite da gesti estremi. È l’effetto combinato dell’usura applicata da alcuni istituti, dall’anatocismo (cioè degli interessi sugli interessi) e della stretta creditizia che affligge imprenditori, commercianti, artigiani ed anche semplici consumatori.

La riflessione «Non sempre i tribunali italiani danno maggior peso alla legge 108 del 1996 che vieta l’usura, piuttosto che alle disposizioni provenienti dalla Banca d’Italia, organo non legiferante – afferma Rita Petricca -. Queste circolari emanate negli anni non hanno valore di legge e sono state sconfessate da sentenze della Corte di Cassazione».

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