ThyssenKrupp – Tata: «Mise si attivi subito»

Terni, Marini e Di Girolamo chiedono un vertice a Calenda, mentre Lega Nord e Forza Italia invocano maggiore attivismo dalla maggioranza

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«Convocare con urgenza un incontro al ministero dello Sviluppo economico con i rappresentanti di ThyssenKrupp per avere informazioni circa l’accordo tra la stessa multinazionale tedesca e Tata Steel». Adesso la politica scende in campo con decisione sulla vicenda relativa alla fusione tra la multinazionale tedesca e Tata Steel, tanto che la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini ed il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, si sono rivolti direttamente al ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.

Catiuscia Marini e Leopoldo Di Girolamo

La richiesta «Abbiamo appreso da comunicazioni ufficiali – scrivono Marini e Di Girolamo, in una lettera inviata al ministro – della intervenuta sottoscrizione del memorandum d’intesa tra Tata Steel e ThyssenKrupp relativo alla fusione delle attività europee dei due gruppi nel settore dell’acciaio. La nota diramata precisa che le attività della Material Service tra cui Acciai Speciali Terni Spa non sono interessate dal progetto di joint venture. La prevista costituzione del secondo polo europeo dell’acciaio derivante dall’operazione annunciata richiede in questo senso una attenta considerazione delle prospettive di Aste del sito siderurgico ternano, alla luce dei contenuti dell’accordo sottoscritto presso il ministero dello Sviluppo Economico il 3 dicembre 2014 e della possibile evoluzione dello scenario competitivo e di mercato derivante dalla fusione annunciata». Da qui la richiesta dell’incontro che la presidente Marini ed il sindaco Di Girolamo ritengono «essenziale per acquisire informazioni circa gli obiettivi e le scelte strategiche della multinazionale con riferimento alla controllata italiana, operante in un settore strategico, come quello degli acciai speciali, per il sistema produttivo regionale e nazionale».

 

Emanuele Fiorini

La Lega Nord Ma si muovono anche le opposizioni: «Il governo e la Regione Umbria si attivino per sollecitare un confronto al ministero dello Sviluppo Economico e coinvolgere tutte le parti in causa al fine di fare chiarezza sul futuro dello stabilimento ThyssenKrupp Ast di Terni alla luce della fusione ormai prossima con Tata Steel». A chiederlo sono il capogruppo Lega Nord in Regione Umbria, Emanuele Fiorini e il senatore della Lega Nord, Stefano Candiani: «In attesa di conoscere i particolari del progetto, ancora non è stato chiarito se sia un bene o un male che le acciaierie ternane restino fuori da questo accordo. Possiamo davvero pensare che non ci saranno ripercussioni per lo stabilimento di Terni? E’ bene che si faccia subito chiarezza anche in virtù del comportamento della multinazionale che, ancora una volta, nella determinazione di questo processo di fusione con Tata Steel ha escluso a priori il coinvolgimento della città, delle istituzioni locali e dei sindacati».

Raffaele Nevi

Forza Italia Secondo il presidente del gruppo di Forza Italia in regione, Raffaele Nevi, «la fusione ThyssenKrupp – Tata è un fatto enorme, i cui riflessi colpiranno l’Italia e l’Umbria tanto da produrre nuovi scenari e nuovi obiettivi per la siderurgia europea. Sono contento che, come sostengo da diverso tempo, ora tutti (a cominciare dai sindacati) chiedono alle istituzioni (Regione e Governo) di intervenire sulla Thyssen per capire quale sarà il futuro delle acciaierie di Terni e porre così fine anche alle contraddittorie uscite di cui ThyssenKrupp si rende protagonista. Il silenzio dei nostri rappresentanti istituzionali (sindaco e presidente della Regione) è imbarazzante e denota come continui una certa distrazione o, peggio, disinteresse verso quello che succede intorno alle acciaierie di Terni. Ciò produce un preoccupante silenzio anche da parte del Mise a cui forse sfugge che gli impianti di Terni sono parte fondamentale della siderurgia italiana e non possono continuare a vivere nella più totale incertezza rispetto ad un assetto societario mai stabile e con difficoltà crescenti, dovute soprattutto alla scarsità di investimenti sugli impianti e sulle sempre più evidenti criticità commerciali».

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