Umbria, Rdc e Quota 100: «Vanno rivisti»

Secondo la Cgil gli strumenti hanno mostrato lacune soprattutto nella capacità di raggiungere e sostenere le fasce povere della popolazione

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di G.N.

Quota 100 e Reddito di Cittadinanza non sfondano in Umbria e mostrano, secondo Ires Cgil, le loro ‘lacune’: «Non hanno intercettato le povertà che sono in aumento anche nella nostra regione» e il bilancio «riguarda cifre limitate, non risolutive». Il quadro è stato tracciato martedì mattina, nella sede della Cgil di Perugia, da Mario Bravi, presidente Ires Cgil Umbria e da Anna Rita Manuali, coordinatrice Inca Cgil.

Le critiche della Cgil

«Due provvedimenti su cui c’erano grandi attese – è stato detto – ma che si sono dimostrati inadeguati. I numeri in Umbria dimostrano che Reddito di Cittadinanza e Quota 100 non sono riusciti a centrare gli obiettivi prefissati».

Reddito di Cittadinanza

Il Reddito di Cittadinanza (dati Inps) è stato erogato, in Umbria, a 8.888 nuclei per un totale di 21.450 persone. Il Rdc medio mensile è stato di 488,20 euro a nucleo. Con una distinzione fra le due province: in quella di Perugia, i nuclei sono stati 6.235, per un totale di 15.751 persone raggiunte e un Rdc medio di 485,80 euro; in quella di Terni, 2.563 nuclei per 5.699 persone e 494,08 euro di Rdc. «Questo strumento – ha commentato Bravi – non ha dato le risposte alla povertà emergente e al lavoro».

Pensione di Cittadinanza

La Pensione di Cittadinanza, nella provincia di Perugia, è stata erogata a 938 nuclei per 1.085 persone, per un importo medio di 221,42 euro; in quella di Terni, ha riguardato 351 nuclei per 419 persone, con un importo medio mensile di 206 euro.

Il reddito e i comuni dell’Umbria

Da un’analisi dei dati a livello comunale (fonte Infodata) si può notare come l’accesso allo strumento per coloro che sono fuori dal mercato del lavoro (percentuale del totale delle richieste accolte sulle persone nella fascia 15-64 che nel 2018 non hanno presentato una dichiarazione dei redditi) sia molto basso. In questo ambito, la media nazionale è del 6,02%. In Umbria i comuni al di sopra di questa media nazionale sono pochi. Si va dall’8,5% di Valtopina, ad appena l’1% di Lisciano Niccone. Tra i comuni con il dato più alto e sopra la media nazionale si trovano oltre a Valtopina, anche Preci, Fossato di Vico, Nocera Umbra, Terni e Foligno. Perugia si attesta al 5,7%. «Il reddito di cittadinanza – ha aggiunto Bravi – ha incrociato quelle povertà concentrate nell’area di crisi dell’ex Merloni».

Quota 100

Al 6 settembre 2019 le domande presentate sono state 2520, ripartite in 1.954 nella provincia di Perugia e 566 in quella di Terni, su un totale nazionale di 176 mila domande presentate, di cui 45.680 donne e 130.315 uomini. L’accesso alle pensioni per le donne è stato del 25%, «segno che – ha detto la sindacalista Manuali – quota 100 non è la risposta adeguata alle donne. In generale, le domande sono state la metà di quanto previsto nella relazione tecnica: oltre 4 mila domande a livello regionale. Questo provvedimento non risponde alle richieste delle lavoratrici e non sostituisce la legge Fornero».

Strumenti da ripensare

Secondo l’Inca e la Cgil, «il provvedimento va rivisto, introducendo maggiore flessibilità e tenendo in considerazione il lavoro femminile e i lavori gravosi e discontinui che rendono molto difficile il raggiungimento della contribuzione necessaria (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne, ndR)». Ma c’è un avvertimento: «Non vorremmo – ha precisato Manuali – che si butti via il bambino con l’acqua sporca. Sulla base di Quota 100 sono stati già sottoscritti accordi tra aziende e lavoratori per la fuoriuscita anticipata, appoggiandosi alla Naspi. Un’eventuale cancellazione del provvedimento tout court produrrebbe quindi un nuovo caso-esodati, cosa che va assolutamente evitata, come peraltro già successo in passato».

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