Funghi velenosi: 14 ricoveri in 4 mesi

Riguarda il territorio della Usl Umbria 2. Non solo intossicazioni, ma anche un consumo scorretto. Troppi ‘esperti’ improvvisati

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Un numero sempre maggiore di ‘appassionati’ si lascia coinvolgere nella ricerca e raccolta di funghi spontanei, affidandosi a volte ad ‘esperti’ improvvisati, con tutti i rischi del caso. Ed infatti tra agosto e dicembre 2018, periodo favorevole alla raccolta, sono stati ben 14 i ricoveri registrati tra gli ospedali di Foligno e Spoleto (otto in totale) e Terni e Amelia (sei) legati al consumo di funghi, alcuni anche per intossicazioni importanti.

Le cause

A fornire il dato, rispetto al territorio di propria competenza, è il coordinamento del servizio micologico della Usl Umbria 2 che vede come responsabile il dottor Bruno Minni. I casi riscontrati – spiegano dall’azienda sanitaria – non sono dovuti a specie velenose mortali del famigerato genere amanita, ma comunque conseguenza di una condotta piuttosto imprudente, che porta a raccogliere e consumare funghi che all’occhio non esperto possono sembrare commestibili, che però, in realtà, per alcune caratteristiche non ben individuabili possono essere causa di intossicazioni.

Attenzione anche al consumo

A provocare proprio le intossicazioni, inoltre, non è solo il consumo di specie tossiche o velenose, ma anche un non corretto utilizzo di questi alimenti: spesso, infatti, si preparano piatti utilizzando funghi in cattivo stato di conservazione o troppo maturi, mal cucinati e conservati o in eccessiva quantità. Come accaduto in alcuni dei 14 casi registrati, che in generale hanno visto protagonisti per lo più uomini, tutti tra i 28 i 69 anni. Quanto alle tipologie di funghi, a finire nel mirino è stato il genere russula, che comprende specie che possono provocare sindromi gastroenteriche, il boletus satanas o funghi appartenenti alla famiglia lycoperdaceae, ma anche lactarius deliciosi, il genere hydnum sp e quello cantharellus. Altri casi sono legati invece ad altre due diverse specie appartenenti alla famiglia boletaceae, una delle quali riferibile al genere leccinum, che comprende specie commestibili se consumate ben cotte e private dei gambi. Nel caso specifico, invece, i funghi erano stati cotti con porzioni di gambi, i quali, essendo estremamente fibrosi e non digeribili, possono provocare problematiche di tipo gastrointestinale.

Il consiglio

Gli esperti sottolineano che nel sito aziendale dell’Usl Umbria 2 digitando la parola ‘funghi’ nella casella ‘ricerca’, si possono ottenere informazioni essenziali sul servizio micologico. Tra i compiti di quest’ultimo – è bene ricordarlo – anche la cernita e la diagnostica offerta ai cercatori privati, oltre che le certificazioni micologiche presso gli esercizi di vendita o altri esercizi pubblici di ristorazione, gli esami per ottenere l’autorizzazione comunale alla vendita, gli interventi su segnalazione dei pronto soccorso dei presidi ospedalieri presenti sul territorio aziendale.

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