Rifiuti: «La gestione ritorni pubblica»

Consiglio comunale aperto, a Corciano: «Rischio di impresa pari a zero e profitti assicurati, la gestione nelle mani dei comuni e offra un servizio efficiente»

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L.P.

Sono mancati i controlli e mentre il cittadino, minuziosamente, separava in casa la carta dal vetro, l’umido dalla plastica, il gestore si arricchiva e, in discarica, secondo la magistratura, rimescolava tutto insieme.

Consiglio aperto Per la prima volta, a Corciano, si parla ‘in pubblico’ del grande affaire Gesenu. Giovedì sera, infatti, su proposta dei consiglieri di opposizione Simonetta Checcobelli, Luca Merli, Paola Bianchi e Maria Chiara Giraldo si è svolta un’assemblea straordinaria del consiglio comunale aperto all’intera cittadinanza. A prendere la parola, infatti, oltre alle istituzioni, sono stati i consiglieri comunali di altri comuni, come Cristina Rosetti che è intervenuta da Perugia, oltre che i cittadini e i membri di associazioni e comitati. E la morale di fondo, emersa dai vari interventi, è che in questi anni sono mancati del tutto i controlli.

La Tsa Un incontro che è stato fortemente voluto anche dal primo cittadino Cristian Betti, che è anche presidente dell’Auri, e che ha lasciato aprire i lavori ad Alessia Dorillo, presidente della Tsa, la società a capitale misto pubblico-privata che opera nel ciclo dei rifiuti nel Trasimeno e che è finita nell’inchiesta giudiziaria che ha visto coinvolti i vertici di Gesenu e Gest, relativamente al modello organizzativo e attraverso Luciano Sisani, direttore tecnico e Luca Rotondi, responsabile degli impianti. «L’azienda è in piena funzione – ha chiarito subito la Dorillo – l’attività di gestione ordinaria non si è bloccata e i nostri dipendenti stanno continuando a lavorare. La seconda istanza autorizzata ai primi di dicembre dalla magistratura è di utilizzare l’impianto refitting del bioreattore come procedura ordinaria, raccogliamo la forsu da ponte Rio e siamo in piena funzione. Stiamo ragionando con i nostri legali per fare richiesta di dissequestro dell’area refitting, partita il 12 di dicembre e quindi non connessa con l’impianto accusatorio».

Discontinuità Il messaggio che si vuol far passare è che la società sta lavorando per stabilire una sorta di discontinuità. «La stabilità della discarica non è a rischio e il sito è sano», ha chiarito la presidente di Tsa e, già da settembre, è stata avanzata una richiesta di revisione statutaria in seno a Gest il raggruppamento di imprese che si è aggiudicato il bando per la gestione dei rifiuti nell’Ati 2 come unico partecipante, per una maggior condivisione delle informazioni e delle scelte del gestore, «questo perché una pluralità di punti di vista poteva essere, a nostro avviso, di maggior ausilio». Il cambio di passo, dunque, era necessario e si lavora in questa direzione, con  il bando di procedura pubblica per il direttore generale e l’indizione di una gara d’appalto per il centro del riuso di Corciano. «In questa situazione non c’è dubbio che la società stessa sia in una condizione di difficoltà oggettiva ma stiamo cercando di fare il possibile per lavorare al meglio Voglio ricordare che è’ stata fatta un’indagine sul grado di soddisfazione degli utenti che tocca punte del 90, 95%».

Crediti cancellati Ma non è facile cancellare, con un colpo di spugna, quanto emerso nelle ultime settimane. Soprattutto se poi lo si ricollega ad alcune vicende passate, come quella ricordata dall’ex consigliere comunale di Corciano Gianluca Versiglioni, secondo il quale i crediti che il comune vantava nei confronti del gestore per una corretta differenziata siano stati cancellati per circa il 60% nell’arco di soli tre anni. «Non si possono cancellare crediti così, su due piedi, attraverso un foglio firmato da un funzionario. Non funziona così, la procedura è più complessa, e cosa diciamo a tutti quei cittadini che da anni in casa propria investono tempo e soldi per differenziare correttamente i rifiuti?». La pensa così anche Bruno Spaterna: «come mai per le tasse dei cittadini si fanno controlli capillari mentre risultano inesistenti in oltre vent’anni di attività nel settore dei rifiuti?».

L’Osservatorio Ad intervenire nel dibattito c’è anche l’Osservatorio di Borgo Giglione, per bocca del suo presidente Lucio Pala. «Sono state fatte scelte assurde nel corso degli anni – spiega – solo per inseguire un maggior profitto. Noi chiediamo due cose: la cancellazione dell’autorizzazione per il bioreattore di Borgo Giglione, dopo che l’ultima delibera della Regione ci risparmia, almeno, i quantitativi di umido provenienti da Pietramelina, e un piano che favorisca veramente il compostaggio domestico. Corciano, come comune, può farlo senza aspettare le imposizioni della Regione. L’umido è una risorsa preziosa, perché lo dobbiamo buttare in discarica?». E se, come scritto nel Piano d’ambito, la raccolta dei rifiuti è interesse primario dei comuni e deve garantire la compartecipazione delle scelte da parte dei cittadini, il messaggio che l’Osservatorio lancia è che i comuni non devono lasciarsi sfuggire un’altra occasione.

L’Auri «Mi rivolgo al sindaco di Corciano che è anche presidente dell’Auri – ha proseguito Pala – non si deve ripetere l’errore di trasferire i poteri di controllo a organismi esterni come è accaduto fino a ora. Portare il controllo a livello regionale significa solo espropriare i cittadini dei propri diritti. Nel regolamento che istituisce l’Auri non ci sono contrappesi al controllo di questo eventuale gestore unico. Per tutto questo tempo ci hanno detto che i comuni non potevano controllare, ma il consiglio comunale di Perugia è il maggior responsabile di quanto accaduto, quello di Magione ha le mani in pasta, per questo chiediamo al comune di Corciano di farsi carico di questa istanza».

Inefficienza e negligenza La vera sfida, secondo la consigliera comunale del Movimento 5 Stelle di Perugia Cristina Rosetti, sarà invece quella di ricostruire questo sistema e far tornare la fiducia nei cittadini. «I dati parlavano chiaro già nel 2013 evidenziando un 50% di scarti nella raccolta dell’umido. Questo significa che sono stati fatti investimenti sbagliati e oggi, tre anni dopo, scopriamo che sono diventate ipotesi di reato. Lo veniamo a sapere dopo che sono stati buttati 125 mila tonnellate di rifiuti nelle discariche di Pietramelina e Borgo Giglione». Invita alla prudenza, la Rosetti, quando si parla di tenuta del sistema e di customer satisfaction perché nonostante le ipotesi di reato, il percolato in eccesso perché si trattavano più rifiuti e le analisi taroccate, «nelle società sono tutti ancora ai propri posti. Il sistema di controllo è mancato totalmente e ha portato a inefficienze nel servizio e a gravissime negligenze contrattuali».

Gestione pubblica Se il rischio d’impresa, in aziende miste pubblico private, è pari a zero e i profitti sono garantiti l’unica cosa da fare secondo la Rosetti è riportare la gestione dei rifiuti in mano pubblica. «Gli impianti sono dei 24 comuni e oggi ci dicono che servono 3 milioni per l’ammodernamento? E su chi dovrebbero ricadere queste spese? Abbiamo già diffidato Gesenu da far pagare di più la tariffa perché i rifiuti ora stanno andando fuori regione, dopo che a causa dell’interdittiva antimafia abbiamo perso 2 milioni e 600 mila euro di finanziamenti per gli impianti Gesenu. Il profitto, coi rifiuti, lo fai solo in maniera illecita – ha precisato – per questo la gestione deve tornare in mano pubblica e fare dei controlli seri. Lo hanno detto anche i parlamentari della commissione d’inchiesta, a distanza di 9 mesi nulla è cambiato».

Betti Dal canto suo il presidente dell’Auri Betti si è mostrato disponibile a prendere in considerazione le varie istanze proposte, in primis quella di considerare non le percentuali di raccolta differenziata come valore, quanto piuttosto l’effettivo avvio a riciclo. L’invito, rivolto ai cittadini, è di lavorare tutti dalla stessa parte e «continuare a fare la differenziata, farla bene. Noi, come istituzioni, ci dobbiamo prendere in carico l’efficienza e garantire un sistema che funzioni».

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