Approvata la nuova legge elettorale regionale

Caratteristiche principali: l’abolizione del listino, il turno unico e un unico collegio regionale, la doppia preferenza di genere

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Il consiglio regionale dell’Umbria ha approvato la nuova legge elettorale con 19 voti favorevoli (Pd, Psi, Lignani Marchesani-FdI, Monni-Ncd, Modena-FI) e 11 contrari (FI, FDI, UDC, Cirignoni-Misto, Mantovani-Ncd, Stufara-Prc, Goracci-Cu, Brutti-Idv).

Caratteristiche La nuova legge si caratterizza per l’abolizione del listino, il turno unico (vince il candidato che ottiene il risultato migliore), il collegio unico regionale e la doppia preferenza di genere.

Chi vince e chi perde La coalizione vincente ottiene fino a un massimo di 12 seggi, più il presidente, con i restanti 8 che vanno alla minoranza. La lista che ottiene il miglior risultato, tra quelle che appoggiano il presidente eletto, può ottenere fino a un massimo di 10 seggi ed i restanti 2 vanno alle liste che ottengono il risultato migliore tra quelle che superano il 2,5 percento. Al candidato presidente ‘miglior perdente’ spetta di diritto un seggio e le liste che lo sostengono rientrano comunque nel riparto degli altri 7 seggi, a patto che abbiano superato il 2,5 percento.

Firme Per presentare una lista servono tra le 500 ele 1.000 firme, con la legge che fissa anche una quota massima di spesa elettorale: 100 mila euro per i candidati presidenti e 25 mila per i candidati consiglieri.

Il giudizio Secondo la presidente dela giunta regionale Catiuscia Marini la legge «migliora molto il testo vigente e supera molte argomentazioni critiche espresse in aula. L’elezione diretta del presidente della regione – aggiunge – è un punto centrale nell’idea di democrazia. I cittadini scelgono un indirizzo programmatico che verrà seguito per cinque anni. Abbiamo abolito il listino, mentre il premio di maggioranza garantirà la governabilità ma anche la rappresentanza democratica e il pluralismo. Sarà migliore anche la rappresentanza delle forze di opposizione: si passerà dal 30 + 1 ai 20 + 1, con un rapporto molto meno penalizzante per le opposizioni».

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