Carcere di Terni: «Struttura efficiente»

Il senatore Luigi Compagna (Ncd-Udc) in visita: «Ho colto l’occasione per salutare Nicola Cosentino, un vecchio amico»

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«Ho trovato delle condizioni soddisfacenti, abbastanza lontane da quell’area ‘del malessere’ che caratterizza altre strutture». È positivo il giudizio del senatore Luigi Compagna (Area Popolare) che lunedì mattina ha visitato il carcere di Terni, accompagnato dal presidente dell’associazione radicale ‘Pe la grande Napoli’, Luigi Mazzotta.

La visita Il parlamentare è stato accolto dalla direttrice Chiara Pellegrini e dal comandante della polizia penitenziaria, Fabio Gallo. Al termine della visita, ha fatto il punto: «Quello di Terni – ha detto – è un carcere i cui ospiti provengono soprattutto da regioni diverse dall’Umbria. Da napoletano, sono stato colpito dal fatto che Nicola Cosentino, un vecchio amico che mi ha fatto piacere salutare, sia stato applicato proprio a Terni in custodia cautelare».

Il bilancio «Qui a Terni – ha detto il senatore Compagna – il numero di detenuti non è elevatissimo e non si registrano tensioni fra popolazione italiana e straniera. Dal punto di vista logistico ci sono celle con al massimo tre persone, ma qualcosa di più può e deve essere fatto, in particolare dalla Regione, sul fronte delle opportunità di lavoro. Mi riferisco in particolare al ‘Forno solidale’ che necessita di finanziamenti certi».

Il personale L’altro nodo è quello del personale: «La polizia penitenziaria svolge il proprio dovere con massimo impegno e competenza. Servirebbero sicuramente più unità, soprattutto nell’area sottufficiali. In generale – osserva il senatore – in Italia il numero dei detenuti è diminuito anche e soprattutto grazie a provvedimenti ‘svuotacarceri’, ma resta una percentuale davvero troppo alta di persone detenute in custodia cautelare».

Il ‘saluto’ «Sì, Nicola Cosentino lo conosco da anni. Come l’ho trovato? Meno ‘immalinconito’ rispetto ai tempi delle detenzione a Scampia. La sua vicenda si inserisce appieno alle condizioni che riguardano la custodia cautelare, i cui numeri sono drammatici».

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