Cgil contro Regione: l’Umbria in tensione

Il sindacato chiede di cambiare registro: «I dati sull’occupazione sono drammatici, chiediamo di sederci al tavolo che distribuisce i fondi Fsr e Pesr della UE»

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La stoccata arriva alla fine della conferenza stampa, dopo le interviste di rito, quando ci si avviava verso i convenevoli finali. Ed è una stoccata forte, che tocca al cuore la politica umbra: la gestione del fondi UE – secondo la Cgil Umbria – ha favorito solo i ‘soliti noti’, i grandi industriali, i proprietari terrieri, che hanno utilizzato quei soldi per dare ossigeno alle proprie imprese anziché rilanciare l’economia reale e il lavoro, come invece sarebbe dovuto essere.

LA CGIL ATTACCA LA REGIONE – IL VIDEO

Cgil rapporto Ires 2016 Bravi Sgalla

Un momento dell’incontro

L’accenno di Sgalla Un primo riferimento, en passant, lo aveva fatto già Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil Umbria, quando, presentando il piano di rilancio in 4 punti proposto dal sindacato, ha detto che l’obiettivo principale è «dirottare investimenti sul lavoro anziché finanziare una economia che finora non ha saputo creare posti di lavoro, anzi ha aumentato la discriminazione sociale e il divario fra ricchi e poveri. Per dirla in parole povere: i soldi sono andati ai soliti noti, ai grandi proprietari, ai grandi industriali». Un passaggio che in pochi avevano colto nella sua pienezza, con una critica chiara alla gestione dei fondi Psr e Fesr.

IRES E SINDACATO FANNO FRONTE COMUNE – IL VIDEO

Vasco Cajarelli

Vasco Cajarelli

L’affondo di Cajarelli Ci ha pensato poi Vasco Cajarelli, delegato Cgil Umbria per l’agricoltura, a scoperchiare il vaso di Pandora intervenendo dalla platea e innescando il dibattito: «Questi soldi in passato e anche attualmente sono stati utilizzati con sistema a pioggia che non ha prodotto occupazione e soprattutto non ha prodotto occupazione di qualità, ma solo per aumentare la redditività delle imprese. Vero che molte delle politiche agricole vengono imposte dall’Unione Europea, ma la Regione ha facoltà di intervenire per fare in modo che i soldi vadano spesi bene, nell’interesse dei territori e dei lavoratori e non dirottati altrove. Arriveranno 850 milioni di Euro, che saranno fondamentali per la riqualificazione del settore agricolo, e la Regione deve correggere le storture con cui certi fondi arrivano dalla UE. Anche per questo chiediamo di sederci al ‘tavolo verde’: è paradossale continuare a destinare soldi badando alla qualità ambientale, alla qualità degli animali e non alla qualità dell’occupazione».

Dati drammatici Il focus della conferenza era legato ai dati della crisi elaborati da Ires. Uno su tutti: dal 2008 il Pil dell’Umbria è calato del 16%, circa 3,4 miliardi di euro. Una cifra monstre, considerando la grandezza dell’Umbria e il numero degli abitanti. La piccola inversione di tendenza del 2015 è soprattutto legata agli effetti palliativi del ‘jobs act’, così come i dati dell’occupazione, dopo il ‘doping’ dei voucher, sono ritornati drammatici: 15mila occupati in meno in un anno al terzo trimestre 2016, quindi con rilevazioni precedenti al terremoto e alle sue conseguenze sull’economia umbra, per esempio nel settore turistico.

Cgil rapporto Ires 2016 Bravi SgallaBravi: un piano per il lavoro «L’idea del Jobs Act di abbassare tutele e diritti per aumentare il tasso di occupazione si è dimostrata iniqua e inefficace – ha osservato Mario Bravi – la piccola ripresa che sembrava essersi attivata nel 2015 appare oggi già sgonfiata da un andamento occupazionale molto negativo, soprattutto per il lavoro più stabile e questo si accompagna ad un andamento dei consumi che è ancora negativo, ad un incremento record della popolazione a rischio povertà, mentre l’area della cosiddetta ‘sofferenza occupazionale’ resta stabile intorno alle 80mila unità. La nostra proposta è quella di un piano del lavoro in 4 punti: messa in sicurezza del territorio con i fondi post-terremoto, corretta gestione dei soldi europei (1,7 miliardi Fesr + Psr), area di crisi complessa Terni/Narni, progetto industria 4.0».

LO STUDIO SULLO STATO DELL’ECONOMIA

Cgil rapporto Ires 2016 Bravi SgallaLa ‘busta pesante’ Un passaggio anche sull’integrazione salariale per le vittime del terremoto, la cosiddetta ‘busta pesante’, che però – denuncia la Cgil – non si capisce ancora come sarà gestita e con quali criteri sarà deciso chi ne gioverà. Un punto interrogativo che coinvolge i pensionati e chi lavora fuori dal cratere: «Non si capisce per quale motivo – si è chiesto Sgalla – l’aiuto interesserà solo chi lavora per aziende che hanno la loro sede all’interno del cratere e non, per esempio, per chi vive all’interno dell’area ma lavora per aziende che ne sono al di fuori».

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