Droga a Perugia, quattro arresti

Operazione della polizia di Stato che porta alla luce l’evoluzione del ‘mercato’: le bande fanno cartello per dividersi la piazza

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Cambia la strategia dello spaccio a Perugia. Le bande non si fanno più la guerra, ma adesso fanno ‘cartello’ e si dividono il mercato.

Zone Nuove strategie, vecchie piazze di spaccio. A Perugia, tra le scalette di Sant’Ercolano, il parco Santa Giuliana e quello di Sant’Anna e la zona di Fontivegge, la polizia è riuscita a mettere a segno altri quattro arresti. Tutti tunisini, già noti alle forze dell’ordine, che spacciavano eroina, cocaina e, su richiesta, anche hashish, a clienti sempre più italiani e, soprattutto, sempre più perugini.

I quattro arrestati

I quattro arrestati

Il ‘cartello’ Le manette sono quindi scattate per Kthri Hichem, un 31enne soprannominato Zagar, Karim Jabri, detto Zaccar di 37 anni, Klai Nabil, il più giovane, di appena 25 anni e Karoui Hassen di 32 anni. Gli stranieri, tutti colpiti da ordinanze di custodia cautelare in carcere, inizialmente facevano parte di due gruppi di spaccio separati. «In seguito – ha spiegato il capo della squadra mobile Marco Chiacchiera – hanno deciso che era più conveniente non farsi la guerra e si sono uniti in una sorta di patto di non belligeranza». Un’operazione veloce, dunque, quella della polizia perugina che ha spedito a Capanne i quattro tunisini con l’accusa di spaccio di stupefacenti. «Un’azione rapida e efficace – ha proseguito Chiacchiera – che è stata resa ancora più efficace dalla rapidità con cui sono state emesse le ordinanze di custodia cautelare da parte della procura».

Precedenti Due gruppi distinti con due diversi capi che si ritrovano poi a stringere un sodalizio per allargare le basi di mercato. Tra gli arrestati anche un 32enne conosciuto come Zarga, ‘ dagli occhi azzurri’ sottoposto all’obbligo di firma mentre un altro aveva l’obbligo di dimora a Perugia. Le attività di spaccio erano poi coadiuvate dai legami sentimentali e familiari del gruppo. Il più giovane dei quattro, soprannominato Zagar, aveva spedito la compagna italiana con il figlio in Tunisia per paura che i servizi sociali glielo portassero via. Un altro si era invece sposato con una donna italiana, così da evitare l’espulsione.

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