Elettrocarbonium, spunta l’altra verità

Terni, tra mezze verità, silenzi imbarazzati e indiscrezioni, il futuro dello stabilimento di Narni resta sempre appeso ad un filo

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Per ora, l’unica versione ufficiale che è circolata è quella dell’Elettrocarbonium, che parla di «cessione degli assets immobiliari ed industriali da parte di Sgl, del trasferimento da parte di Sgl delle somme utili per effettuare i lavori di bonifica in continuità produttiva; impegno di Elettrocarbonium a garantire la prosecuzione dell’attività aziendale con il progressivo riassorbimento della forza lavoro ed a rispettare, quindi, il requisito della bonifica in continuità; impegno di Elettrocarbonium a farsi carico di eventuali incrementi di costi correnti in relazione ai lavori già preventivati ed approvati dalla conferenza di servizi». Tutto il resto, come diceva il buon vecchio Amleto, è silenzio.

Il silenzio Tacciono i sindacati, tacciono gli amministratori locali e, insomma, a proposito sempre del buon vecchio Amleto, è un mortorio. Anche perché Monachino, tra le righe, ha giocato, o almeno è convinto di aver giocato, una ‘briscola’: «L’accettazione di Sgl dovrà essere perfezionata entro e non oltre la data del 19 febbraio 2016, termine ultimo per non compromettere definitivamente la continuità produttiva di Elettrocarbonium». Già, perché poi avrebbe confidato che il problema vero, adesso, ce l’ha Sgl, che se non accetta rischia di veder lievitare enormemente il costo della bonifica.

I soldi Tanto più che, la verità ‘alternativa’ che emerge, disegna un quadro a tinte sempre meno rosee: di fatto il patron di Morex e pure di Elettrocarbonium vorrebbe fare tutta l’operazione a costo zero, offrendo quella famosa fidejussione inglese da quattro milioni e chiedendo – avrebbe, racconta chi c’era, sparato a zero sui politici – che Mise, Regione e Comune ci mettano i loro, di quattrini. E ci mettano pure la faccia: più di quanto non abbiamo già fatto.

Altri soldi Poi c’è tutta l’altra partita: quella degli ‘spicci’. Già, perché Monachino deve pagare un paio di mensilità di stipendi arretrati, più le tredicesime, più altri 180-200 mila euro che deve a fornitori vari. Li pagherebbe con l’ultima tranche di un bonifico che deve fargli sempre Sgl – la storia degli intrecci tra vecchia e nuova gestione mica è una roba semplice da definire – per alcune forniture. Ma, avrebbe minacciato, basta che uno dei creditori faccia un’ingiunzione di pagamento e lui non paga nessuno. Ma forse è un pettegolezzo. O forse no.

La conferenza dei servizi L’avvocato Marco Petrucci, il liquidatore di Sgl, si trova adesso in una situazione scomoda, ma starebbe cercando di uscirne con una mossa diplomatica: per dare il ‘via libera’ all’operazione, ha fatto sapere, ha la necessità di conoscere le risultanze finali della conferenza dei servizi dedicata proprio alla bonifica dell’area: «Solo così – avrebbe spiegato – possiamo avere la certezza sulle somme da mettere in campo», ma questo non potrà che comportare un ulteriore slittamento dei tempi. Per il 19, insomma, sarà difficile che si possa mettere la parola fine sulla saga.

L’indiscrezione E poi, in margine a quello che rischia di rivelarsi l’ennesimo ‘colpo a vuoto’, emerge un ulteriore retroscena, che getta una luce sinistra su tutto l’ambaradan: durante la trattativa – al Mise – per scegliere quale fosse, tra i possibili pretendenti allo stabilimento ternano, in un coloquio tra il sottosegretario Claudio De Vicenti ed il potente dirigente Giampietro Castano, sarebbe emerso che, a pensarci bene, la Morex non era il competitor più accreditato. Ma siccome Castano veniva accusato di fare il tifo per Narni Carbon – un’altro dei pretendenti – alla fine si scelse proprio Monachino. Nei confronti del quale starebbero ‘gufando’ altri gruppi, che avrebbero anche già fatto qualche avance al Mise.

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