di Vasco Cajarelli
della segreteria regionale della Cgil
Non è accettabile che un’azienda importante come il Giornale dell’Umbria, ad appena quattro mesi dal passaggio societario, sia stata messa in liquidazione, con conseguenze drammatiche per i dipendenti e con un’evidente ferita al pluralismo dell’informazione per l’Umbria. Questa vicenda è l’ennesimo segnale allarmante di un declino economico e culturale della regione.
Oltre alle colpe palesi della nuova gestione, rappresentata da Giuseppe Incarnato, non si può tacere la responsabilità della precedente proprietà, costituita da imprenditori umbri, tra i quali il gruppo Colaiacovo e il presidente di Confindustria Umbria Ernesto Cesaretti, che si è liberata, apparentemente senza alcuna garanzia industriale e occupazionale, di una così importante realtà dell’informazione locale.
È la prima volta nella mia attività sindacale che un’azienda viene venduta e liquidata appena quattro mesi più tardi.
Allora, mi rivolgo alla vecchia proprietà: è possibile che chi ha creato e costruito questa importante realtà possa assistere in silenzio e a un epilogo così drammatico?
E all’insieme dell’imprenditoria locale umbra chiedo: ci sono soggetti che, anche nell’ottica di un interesse comune, sono interessati a rilevare la testata?
Perché oggi ci sono le condizioni giuridiche per una discontinuità aziendale e quindi la possibilità di riavviare un progetto industriale credibile e salvare una voce importante del pluralismo dell’informazione per l’Umbria.