La legalità, gli studenti a lezione da Gratteri

Il procuratore giovedì è stato protagonista dell’incontro organizzato dall’istituto di istruzione superiore Classico-Artistico di Terni

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di Fra.Tor.

Avvicinare gli studenti alla vita civile, al rispetto dei diritti umani, ad esercitare la propria libertà nel rispetto dell’uguaglianza. Renderli responsabili non solo del loro futuro, ma anche di quello degli altri. Queste le basi dell’incontro di giovedì mattina a palazzo Gazzoli, ‘Educazione alla legalità e alla cittadinanza’, promosso dall’istituto di istruzione superiore Classico-Artistico di Terni e che ha avuto come protagonista Nicola Gratteri, procuratore aggiunto presso la direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

L’INTERVISTA AL PROCURATORE NICOLA GRATTERI – IL VIDEO

Angela Pagliuca

Il prefetto Angela Pagliuca

Le autorità «A questi giovani voglio dire solo una cosa – ha esordito il prefetto Angela Pagliuca – la Costituzione è bella, amiamola e non facciamo che sia solo un pezzo di carta buttato lì». Secondo il dirigente dell’ufficio scolastico regionale, Bruno Gerardo Lamonaca, «per gli studenti noi siamo un esempio attraverso i nostri comportamenti. I nostri atteggiamenti, però, dipendono da come viviamo la legalità e troppo spesso ci sono solo parole. Ragazzi, cercate di riconoscere quelle supportate dai fatti». Il questore Carmine Belfiore, ha sempre immaginato la legalità «come un compagno di viaggio che ci viene ‘affidato’ alla nascita e che ci dovrebbe accompagnare per tutta la vita. Ma non sempre è così. Da piccoli è la famiglia a guidarci perché non siamo capaci, poi c’è la scuola, le istituzioni e il nostro vivere quotidiano. E a volte, quando ci dimentichiamo di essere portatori di diritti ma anche di doveri, questo compagno di viaggio ci abbandona. La legalità passa per l’ascolto. Sopratutto voi giovani dovete saper ascoltare, dialogare e ragionare, in un confronto senza pregiudizi e senza sentenze premature».

PlateaConvenienza a delinquere «Oggi vorrei parlare con voi della non convenienza a delinquere», con queste parole il procuratore Nicola Gratteri si è rivolto agli studenti. «Parlo di convenienza perché è un termine del linguaggio più vicino a voi giovani. Il consumismo vi ha abituato a pensare che l’importate è avere e non essere. Trasmissioni televisive con ragazze poco più grandi di voi che non sanno nemmeno tabelline, che vanno dal chirurgo plastico e poi davanti alla telecamera o sulle copertine di un giornale. Voi che studiate tutti i giorni iniziate a farvi delle domande, no? Che ci faccio qui a studiare tutto il giorno se posso andare in televisione come quella ragazza? Cosa ho io meno di lei? Ma nessuno vi spiega che poi tutto questo passa, addio al momento di gloria e quella ragazza inizia a vendersi, cade nel mondo della droga e deve continuare a vendersi per pagarla».

Il procuratore Nicola Gratteri

Il procuratore Nicola Gratteri

La famiglia e la scuola «Avere la vostra età oggi, è più difficile rispetto a 50-60 anni fa. Oggi si è abbassato il livello di etica e di morale. Si osa sempre di più. Oggi siete assuefatti. Tutto è normale. Tutto è lecito. Io giocavo a calcio scalzo sotto casa, ma ero felice. Oggi siete in pericolo. Chi è figlio di una famiglia di truffatori, si nutre di quella cultura, e diventerà truffatore. Chi invece cresce in una famiglia sana e onesta, crescerà tale. Perché i figli sono lo specchio di ciò che vivono in casa. Oggi i genitori sono egoisti. La nostra è una generazione fallita e siamo dei pessimi genitori e vi consegniamo un brutto mondo. Dopo di noi, c’è la scuola, un altro passaggio negativo di questi tempi. Insegnanti mal pagati che non lavora più con l’amore e la passione di trasmettere ai ragazzi qualcosa. Sveglia signori. Questi ragazzi oltre alla famiglia e alla scuola non hanno niente».

L’Umbria Infine il procuratore ha fatto riferimento al territorio umbro, non più immune dalle infiltrazioni mafiose. «Purtroppo, negli ultimi 10 anni, l’Italia centrale è stata invasa dalle mafie. L’Umbria in particolare dalla ‘ndrangheta e dalla camorra. Ancora, più che di radicamento, possiamo parlare di infiltrazioni e la situazione è meno grave rispetto ad altre regioni, però necessita di attenzioni. Quando non ci sono spari alle serrande, macchine bruciate o morti a terra, si presume che non ci sia la mafia. Nell’Italia centrale, in realtà, le mafie riciclano e vendono cocaina. Due tipologie di reato che non richiedono il morto a terra e quindi la gente non si rende conto». Avere un carcere di massima sicurezza, poi, ha concluso Nicola Gratteri, «permette alle famiglie mafiose di stanziarsi sul territorio e allo stesso tempo garantisce posti di lavoro e indotto economico. Ogni cosa ha il suo prezzo».

 

 

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