Norcia, case popolari distrutte dal sisma

Dopo le scosse del 24 agosto sono state dichiarate inagibili quelle consegnate nel ’99. Ma anche quelle non ancora finite presentano danni strutturali importanti

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L.P.

Non ci sono solo le strutture più vecchie ad essere state distrutte dal terremoto. Ci sono anche edifici ancora in costruzione, appena finiti di imbiancare, nel lungo elenco di strutture diventate inagibili dopo il sisma dello scorso 30 ottobre. E tra questi anche gli alloggi popolari dell’Ater.

L'appartamento di Elisei

L’appartamento di Elisei

La denuncia arriva da uno degli abitanti in zona Sant’Eustachio, a Norcia. «Io abito nelle case popolari più vecchie – racconta – ce le hanno consegnate nel 1999. Col terremoto dello scorso 24 agosto sono state dichiarate immediatamente inagibili. Siamo dovuti uscire tutti, sin da subito. C’è chi ha dormito per settimane intere nelle proprie auto, chi ha cercato riparo da amici e parenti e chi, alla fine, si è spostato in un albergo. Ma abbiamo dovuto vedercela da soli, nessuno ci ha aiutato». La casa di Roberto Elisei, giardiniere, è esplosa sotto alla spinta delle forti scosse che si sono ripetute negli ultimi tre mesi. La parete esterna del bagno di casa sua non c’è più. Ma ad aver avuto problemi, però, sono anche quegli alloggi popolari ancora in costruzione.

Le crepe sulle case ancora in costruzione

Le crepe sulle case ancora in costruzione

Alloggi popolari «Dopo il 24 agosto – racconta ancora Roberto – le vecchie case popolari erano inagibili ma le nuove, che ancora dovevano essere tinteggiate, erano a posto. Sembravano non essere state minimamente intaccate dalle scosse. Dopo l’ultima, fortissima, del 30 ottobre, invece, è stato evidente a tutti che qualcosa non andava». Danni strutturali evidenti, grosse crepe su tutti i muri, appena pitturati. Così appaiono oggi le nuove case popolari dell’Ater che sarebbero dovute essere pronte per l’anno prossimo e il cui progetto è ancora in bella vista sul sito dell’azienda territoriale per l’edilizia residenziale.

Controlli «La cosa ancor più preoccupante è che i lavori non sono mai stati interrotti. Dal 25 agosto fino all’altro giorno, ancora, gli operai continuavano a lavorare all’interno degli edifici. Ma i controlli sono mai stati fatti? Oppure si consegnano le case così a rischio e pericolo di chi la dovrà occupare?». L’azienda, sin da subito dopo le prime scosse, ha rassicurato gli utenti sui sopralluoghi messi in atto. «Le parti strutturali – si legge in una nota dell’Ater –hanno retto al sisma, i tecnici al lavoro hanno rilevato solo danneggiamenti ad alcune tamponature, interne ed esterne. In via precauzionale e cautelativa, Ater Umbria ha comunque proceduto, in accordo con i tecnici della Protezione civile, al temporaneo allontamento delle famiglie assegnatarie per il periodo in cui si possono verificare altre scosse di assestamento».

Case popolari

Case popolari, i danni

Le famiglie In particolare, in via Case Sparse, sono 23 le famiglie che hanno dovuto abbandonare la palazzina e che, dal 24 agosto, non hanno mai fatto rientro a casa propria. «Prima ci hanno mandato via – racconta ancora Roberto – spingendo perché si andasse in hotel, anche a due o tre ore di macchina da qua, poi ora, invece, vogliono farci tornare perché si sono accorti che la spesa non è più sostenibile». Ognuno, nel frattempo, si è attrezzato come può. Tra parenti e alberghi, c’è chi ha abbandonato completamente la città e sembrerebbe che oltre 200 studenti non siano stati iscritti per frequentare l’anno scolastico a Norcia.

I nuovi alloggi Ater a Norcia

I nuovi alloggi Ater a Norcia

Camper e roulotte «Prima ci allontanano e poi ci obbligano a rientrare, c’è come una corsa a eliminare le famiglie dalla lista di chi ha diritto all’albergo o al bonus per la sistemazione autonoma. Nonostante la gente abbia paura a rientrare in casa, la priorità ora è far diminuire il numero di sfollati qualora le strutture siano agibili e non pericolose». E così, un po’ ovunque e in barba al piano regolatore, a Norcia sono spuntate roulotte e camper perché nessuno vuole andare nei container come previsto dalla Regione di concerto con il governo, quelli in cui si dorme insieme e c’è un solo bagno. «Tutti si sono un po’ organizzati da soli perché non possiamo aspettare sette mesi per le casette. I soldi? Non abbiamo ancora visto nulla, fortunato chi aveva qualcosa da parte e l’ha potuto investire per dormire al caldo e al sicuro».

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