Pensioni di invalidità, parte da Ellera la mobilitazione per un giusto adeguamento

Raccolte oltre trentamila firme in pochissimi giorni

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di Giovanni Cardarello

Può un aumento da 297 a 313 euro rappresentare una svolta nella vita di una persona? La risposta è: «Decisamente no». Soprattutto se parliamo di una persona con disabilità motoria e ridotta, o inesistente, capacità lavorativa. Parliamo, ovviamente, della pensione di invalidità uno strumento dello Stato Sociale italiano che, però, in molti casi sfiora il ridicolo. Un tema spesso misconosciuto, un tema fuori dall’agenda politica nazionale, una vicenda che, di contro, riguarda circa 3 milioni di persone, 75.000 in Umbria, l’8,7% della popolazione.

E tra questi Stefano Babucci, uomo di 64 anni di Ellera di Corciano che, nei giorni scorsi, ha deciso di rompere il silenzio e l’inerzia lanciando un’iniziativa che farà molto discutere. Babucci, secondo quanto riporta l’edizione di domenica 5 novembre, del Corriere dell’Umbria, ha avviato una petizione online sulla popolare piattaforma change.org. Il cuore dell’iniziativa è chiedere alla politica umbra e a quella nazionale di farsi carico di una sperequazione assurda. Ovvero la differenza tra le pensioni di invalidità erogate in Italia, 313,91 euro al mese per tredici mensilità con la cifra massima, e il resto d’Europa.

A supporto della tesi Babucci racconta la sua storia. Una storia che affonda le radici nell’Italia dei primi Anni Sessanta quanto l’estensore della petizione aveva pochi mesi. Al tempo la famiglia Babucci viveva a Forlì ed il piccolo Stefano, come tutti i suoi coetanei, venne sottoposto al vaccino contro la poliomielite. Stefano, purtroppo, subisce un esito avverso e rimane paralizzato. La sua vita cambia verso nel 1973, quando, dopo un intervento a Firenze, ottiene l’allungamento dell’arto offeso di circa 8 centimetri. La sua condizione migliora e riesce, «Grazie all’aiuto totale della mia famiglia» spiega al Corriere, a costruirsi una vita dignitosa con tanto di laurea.

Ma il tema del supporto dello Stato alle persone disabili resta intonso. Dalle difficoltà burocratiche ad usufruire dei giusti ausili, alle barriere architettoniche, per non tacere, appunto, della pensione di invalidità. Della cifra attuale abbiamo accennato, del tanto sbandierato aumento sorvoliamo per carità di Patria ma, come accennato, passare da 297 a 313 di certo non cambia la vita.

Per questo la petizione con l’aggiunta di una denuncia importante. In Umbria c’è carenza di disability manager, «una figura professionale – si legge ancora sul Corriere dell’Umbria – che insegna e educa le istituzioni su come migliorare la vita delle persone con handicap». Il progetto è riconosciuto ma non avviato. «Questo dimostra che – sottolinea con grande amarezza Babucci – Perugia, l’Umbria e tutta l’Italia non sono a misura di disabile».

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