Scuole in Umbria: «Riapertura parziale»

Il presidente di Anci Umbria, De Rebotti: «Restano chiuse a Terni, Gubbio, Gualdo Tadino e Arrone». Sindacati critici sulla decisione di far lavorare il personale

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Francesco De Rebotti

Francesco De Rebotti

La previsione fatta a metà giornata dal presidente dell’Anci Umbria, Francesco De Rebotti, alla fine a trovato conferma. Fin da venerdì nella stragrande maggioranza dei Comuni della regione, le scuole torneranno a funzionare regolarmente.

Le eccezioni «Sono in contatto costante con i colleghi sindaci dell’Umbria – spiega De Rebotti a umbriaOn – e confermo che, con le eccezioni rappresentate da Terni, Gubbio, Gualdo Tadino ed Arrone, l’attività scolastica tornerà a svolgersi regolarmente».

Le polemiche Ma la decisione di chiudere le scuole agli studenti, costringendo però il personale a recarsi ugualmente al lavoro, nella giornata di giovedì, ha scatenato le reazioni dei sindacati.

La Uil «E’ francamente disarmante – dice Gino Venturi, segretario della Uil di Terni – che a fronte del problema drammatico del terremoto con i terribili disagi e problemi che crea ci sia una pubblica amministrazione, in Provincia di Terni, schizofrenica che riesce ad alimentare i conflitti tra i lavoratori. Mi riferisco alla chiusura delle scuole. Ogni comune fa come gli pare con una difformità di comportamento veramente illogica. Ci sono Comuni che hanno chiuso le scuole e se ne stanno a casa studenti, docenti e personale tecnico e amministrativo. Ci sono poi Comuni che invece di chiudere le scuole si sono limitati a sospendere le attività didattiche: in questo caso stanno a casa studenti, ma non i docenti e il personale ATA. Ci sono poi comuni che ugualmente hanno sospeso le attività didattiche e stanno a casa docenti, studenti e non personale ATA. Ci sono poi comuni dove stanno a casa studenti ma mentre nelle scuole statali stanno a casa anche i docenti ma non il personale ATA, nelle scuole comunali (nidi e materne) stanno a casa i bambini ma non i docenti. Nello stesso Comune. E poi ci sono casi dove una stesso Istituto Comprensivo che ha plessi in tre Comuni diversi, in uno sta chiuso e in due no. Naturalmente una difformità che non si spiega, che non ha motivazioni perché se pericolo c’è prescinde da chi è il datore di lavoro e comunque poi il terremoto non è in grado di distinguere tra personale docente e personale ATA. Verrebbe da dire che a casa dovrebbero andare, ma per sempre, sindaci e dirigenti».

Cgil, Csil, Uil I tre sindacati, poi, tutti insieme «denunciano l’assoluta mancanza di coordinamento che si è realizzata nella gestione della nuova emergenza terremoto per le scuole sul territorio provinciale. Alcuni Comuni hanno infatti scelto la via della chiusura tout court, mentre altri hanno adottato la soluzione della sospensione dell’attività didattica, costringendo così il personale Ata a svolgere normalmente la propria attività lavorativa. Questo ha generato non poca confusione tra i lavoratori e le lavoratrici e creato evidenti condizioni di disparità di trattamento che ci sembrano assolutamente ingiustificate. Flc Cgil, Cisl scuola e Uil scuola chiedono dunque che in futuro situazioni del genere non si determinino più, anche attraverso un preventivo coinvolgimento delle stesse organizzazioni sindacali, al fine di tenere in dovuta considerazione il punto di vista delle lavoratrici e dei lavoratori del settore».

Usb Per il sindacato autonomo, infine, «una decisione grave, quella assunta dall’amministrazione del Comune di Terni in ordine al personale dei S.E.C., con la quale si dimostra, ancora una volta, quale bassa considerazione abbia questa amministrazione delle lavoratrici e lavoratori dei Servizi Educativi.
A poche ore dal susseguirsi di nuove scosse di terremoto e dopo l’ordinanza del Sindaco che, come di consueto, aveva sospeso l’attività didattica nelle scuole di ogni ordine e grado, il personale educativo, didattico ed ausiliario è stato avvisato che comunque dovrà svolgere, inutilmente, il proprio orario di lavoro, nelle proprie sedi, nidi, centri per bambini e scuole dell’infanzia.
Tutto ciò, oltre che paradossale, (l’ordinanza del 27 ottobre 2016, solo per citarne una analoga tra le più recenti, era identica, ma in quel caso l’incolumità delle lavoratrici non fu messa a rischio), è sintomo della superficialità con la quale il Comune di Terni sembra affrontare con fastidio, le questioni relative alla sicurezza nei luoghi di lavoro (avremo modo, a breve, di esaminare nei dettagli anche questa specifica questione).
Basterebbe valutare il combinato disposto tra il D.Lgs  112 del 1998 e il Codice Civile, per scoprire che il personale docente, considerato che – per provvedimento autoritativo – è privato della possibilità di prestare la sua attività di docenza, è esonerato dall’obbligo di presentarsi in servizio. Tali giornate (o le ore di insegnamento previste per ciascun docente in quella giornata) non sono soggette, ovviamente, ad alcun recupero, in considerazione che la mancata prestazione didattica dei docenti è conseguente a una decisione per norma affidata a organi degli enti locali e, quindi, completamente al di fuori della volontà dei docenti stessi. È evidente che una decisione come quella presa per il personale dei Servizi Educativi Comunali non è solo contraria alle norme, ma appare come inutilmente vessatoria, oltre ad aggravare la comprensibile ansia di tutti per la serie di eventi sismici che sembra non avere conclusione.
È incredibile che  questa amministrazione pensi che il terremoto abbia imparato a discernere tra adulti e bambini e non  tenga conto che obbligare il personale a restare dentro i plessi scolastici senza alcun bambino è un irresponsabile esercizio gratuito: da amministratori responsabili ci si sarebbe aspettato, al contrario, che ci si preoccupasse, oltre che delle scuole, anche di quei numerosi edifici e uffici pubblici che sono a rischio tanto quanto, in taluni casi anche di più, gli edifici scolastici. Non ci sembra necessario aggiungere altro, se non l’auspicio che il Sindaco e l’Assessore competente si interroghino a quali rischi stanno sottoponendo le lavoratrici dei SEC, e che tutti i sopralluoghi dei tecnici negli edifici scolastici abbiamo esito rassicurante per riprendere con serenità l’attività didattica».

Provincia Intanto arrivano notizie rassicuranti dalla Regione. I sopralluoghi post sisma effettuati finora sulle scuole superiori di competenza della Provincia di Terni e resisi necessari dopo le scosse di ieri hanno dato esito negativo. Giovedì mattina i tecnici hanno visionato il liceo Classico, gli scientifici Galilei e Donatelli, il Magistrale e l’Itis, a Terni, oltre ai poli scolastici di Narni, Orvieto e Amelia e al termine dei controlli non sono emersi problemi riconducibili agli effetti del terremoto. «La situazione – spiega la dirigente del settore edilizia scolastica Donatella Venti – è uguale a quella esistente prima degli eventi sismici di ieri, pertanto non ci sono particolari criticità». Oggi pomeriggio riprenderanno le ispezioni al Federico Cesi, al Casagrande e all’Ipsia, e venerdì mattina sarà la volta del liceo Artistico Metelli, nella sede storia della città.

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