Terni, 11 agosto 1943: «Una ferita aperta»

Giovedì mattina la commemorazione in occasione del 73° anniversario: «Mille morti e distruzione. La città non deve dimenticare»

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commemorazione bombardamenti 11 agosto terni ._82di S.F.

Una cerimonia, con la deposizione di una corona per ricordare i caduti, in occasione del 73°esimo anniversario del primo disastroso bombardamento che si abbatté su Terni. Così, giovedì mattina la città ha ricordato quella tragica data: distruzione e morte che sono ancora ben impressi nella mente di chi visse quei lunghi, interminabili momenti. Come Alvaro Valsenti ed Enzo Colangeli, tra i presenti in via Lanzi per la commemorazione.

11 AGOSTO 1943, LA CITTÀ NON DEVE DIMENTICARE: LE TESTIMONIANZE DI VALSENTI E COLANGELI

commemorazione bombardamenti 11 agosto terni ._50 (FILEminimizer)L’inizio del terrore 10.29. Dodici i bombardieri B 17 che iniziarono a seminare panico, distruzione e morte in città. Un’ora e mezza dopo nuovo attacco, questa volta portato da trentadue aerei. L’allora prefetto Antonio Antonucci scrisse: «Le formazioni nemiche hanno lanciato complessivamente 500 bombe di medio calibro. Gli effetti prodotti sono stati imponenti. Quantifichiamo circa 500 morti, trovati in luoghi aperti, ma ne ipotizziamo almeno altrettanti sotto le macerie». Fu solo un assaggio, appunto. Perché la città fino al 13 giugno dell’anno successivo subì altri 106 bombardamenti.

commemorazione bombardamenti 11 agosto terni ._81Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco Leopoldo Di Girolamo, il vice prefetto Andrea Gambassi, rappresentanti della polizia di Stato, municipale, carabinieri, vigili del fuoco, forestale e di tre associazioni: l’Anpi Terni – di cui fa parte Valsenti, Giorgio Zagaglioni il presidente -, l’Associazione nazionale bersaglieri (Giuliano Proietti il presidente della sezione territoriale) e l’Associazione partigiani cristiani di Alberto Liurni.

IL CORSIVO DI WALTER PATALOCCO

commemorazione bombardamenti 11 agosto terni ._75Vita per un mondo migliore Di Girolamo nel suo intervento ha ricordato che «Terni fu la seconda città in Italia dopo Cassino per numero di bombardamenti alleati, pagò un prezzo durissimo e in gran parte fu distrutta. Quando avvenne la Liberazione Terni non era fiaccata, ebbe proprie forze partigiane che collaborarono. Tutti difesero i propri posti di lavoro e quelle fabbriche che erano state minate dagli attacchi. Quel prezzo è stato poi testimoniato dalla concessione della medaglia d’argento al valore civile. Sappiamo che le guerre non risolvono i problemi e quindi la città lavora per la pace e la cooperazione tra i popoli: questa grande lapide ci ricorda i nomi di tutti coloro, anche inconsapevolmente, che hanno dato la vita per un mondo più pacifico e giusto. Dobbiamo – ha concluso il sindaco – essere all’altezza di questa eredità che ci hanno lasciato». Di Girolamo ha poi lasciato la parola a Colangeli (97 anni), «il nostro ‘Capitano’». Un reduce di quel buio periodo.

L’appello alle istituzioni Fare di più. Questo invece il messaggio lanciato da Valsenti, all’epoca 19enne: «Potevo esserci anche io tra quei nomi. Macerie e vittime ovunque: una realtà tremenda che va sempre ricordata: le autorità cittadine devono fare più iniziative in questa giornata. Mille morti non possono cadere nella dimenticanza».

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