Terni, call center: «Alziamo il tiro»

Ex lavoratori decisi: «I sindacati nazionali devono intervenire. Qui nessuno ci ascolta»

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Non mollano e sono decisi ad andare fino in fondo, fino ai sindacati nazionali: «Speriamo che almeno loro ci ascoltino». Gli ex lavoratori K4Up del call center di via Bramante, quelli che nei mesi scorsi hanno dato vita ad una dura protesta per rivendicare il rispetto del proprio lavoro, sono tornati a farsi sentire sabato mattina di fronte alla sede dell’azienda.

CALL CENTER: PARLA UN’EX LAVORATRICE

All’attacco «Noi siamo quelli che hanno scelto di non rientrare al lavoro dopo la fine dello sciopero – spiegano -. Perchè non ci è stato garantito nulla di ciò che chiedevamo, a partire dai contributi. E se dall’azienda non ci aspettavamo nulla, avevamo invece riposto qualche speranza in più nelle istituzioni e nei sindacati. Tutte puntualmente disattese. Ma non ci fermiamo».

TUTTE LE TAPPE DELLA VERTENZA

Il tempo passa Per i ‘fuoriusciti’, ora la priorità è rappresentata dall’ultimo stipendio che devono ancora percepire, quello di febbraio. «Ci risulta che sia stato già liquidato a chi ha deciso di rientrare. Per noi, guarda caso, neppure un euro. Le buste paga ce le hanno spedite l’11 maggio. Ma il tempo passa e i soldi non si vedono, nonostante ci spettino di diritto perchè per tutto il mese di febbraio abbiamo lavorato e la protesta è scattata solo il 28, dopo che ci hanno annunciato la riduzione ulteriore dei compensi».

Nel mirino Gli strali sono per i sindacati («Pazzesco che non intervengano a fronte di una discriminazione del genere. Ancora di più sentirsi dire che l’unica cosa che possiamo fare sono i decreti ingiuntivi»), ma anche per le istituzioni: «Nessuno ha capito, o voluto capire fino in fondo, in quali condizioni eravamo costretti ad operare. I nostri contributi che fine hanno fatto? Non sono serviti a nulla gli accordi alla Direzione territoriale del lavoro, le riunioni in prefettura, gli esposti. In questo senso siamo stati lasciati completamente da soli».

Appello L’intenzione è di portare la questione all’attenzione dei sindacati nazionali – «visto che a Terni nessuno ci tutela» – e di ottenere quanto dovuto. Una battaglia tutt’altro che sopita e destinata a proseguire nei prossimi giorni.

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