Terni: Cgil e ospedale, la tensione si smorza a metà: «Ora i fatti»

Lo stato di agitazione dichiarato dal sindacato comprende anche la Usl. Il segretario Lucci: «Tante difficoltà ma anche passi avanti»

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I nodi – per la Fp Cgil di Terni – non sono stati sciolti, così la decisione se revocare o meno lo stato di agitazione, resta in sospeso. Qualcosa tuttavia si è mosso nelle difficili relazioni fra il sindacato e l’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ di Terni. Tema, quello sindacale, che include anche la Usl Umbria 2 – lo stato di agitazione è stato attivato anche presso l’azienda sanitaria – ma lì almeno i rapporti sembrano meno tesi. L’esito dell’incontro che si è tenuto giovedì in prefettura – presenti fra gli altri il prefetto Emilio Dario Sensi, il segretario della Fp Cgil Giorgio Lucci, il dg dell’ospedale Pasquale Chiarelli e quello della Usl2 Massimo De Fino – ha ‘partorito’ l’impegno delle aziende ad aprire e partecipare a due tavoli: uno sull’ospedale di Narni e l’altro sul pronto soccorso del ‘Santa Maria’. Un punto di partenza, in un mare di difficoltà – per parte sindacale – e un tema sullo sfondo: il ruolo dell’ospedale di Terni, ritenuto sempre meno ‘eccellente’, specializzato, e sempre più nosocomio ‘di accoglienza e di comunità’. Ma senza un reale sostegno dalla medicina territoriale.

Lucci, Porfidi, De Cesaris

«I numeri sì, ma la realtà è diversa»

Le mancanze denunciate a suo tempo dalla Cgil – anche con richiesta verbale di un incontro a gennaio, caduta nel vuoto – comprendono una vastità di temi che, nel corso dell’incontro in prefettura, hanno trovato il ‘muro’ del dg Chiarelli, pronto a rispondere a suon di numeri. «Ma quando parliamo con lavoratori e cittadini, oltre ciò che possiamo osservare personalmente – spiega Lucci -, il quadro è tutto fuorché idilliaco. Se a ciò si aggiunge la paura dei dipendenti di parlare, denunciare, rappresentare le cose come stanno, il gioco è fatto. Gli altri sindacati? Rispetto ai due tavoli che verranno aperti a breve, abbiamo detto al prefetto che non c’è alcun problema se vorranno partecipare anche loro».

Temi particolare e uno, grande, sullo sfondo

Uno dei due tavoli, come detto, verterà sulle sedute operatorie di media e bassa intensità all’ospedale di Narni: «Dal 7 marzo partiranno gli interventi con i chirurghi dell’azienda ospedaliera di Terni. Si tratta però di un giorno a settimana e, di questo passo, serviranno almeno 10 anni per smaltire le 2 mila operazioni chirurgiche finite in lista d’attesa fra il 2015 e il 2022». Per il tavolo sul pronto soccorso, il tema – chissà, magari a cascata ne verranno introdotti anche altri una volta aperto il confronto – è quello della riapertura della degenza breve (day surgery): «Deve tornare ai livelli pre pandemia, ovvero 17 posti letto e 10 poltrone. Oggi siamo a 14 posti letto e la questione finisce per pesare sul pronto soccorso, sui reparti sempre più caratterizzati da ricoveri in corsia, sul personale e sui costi sostenuti dall’azienda». Aspetti concreti, in attesa che qualcuno si faccia carico di disegnare – è l’auspicio – un futuro di eccellenza, alta specialità e nuova attrattività fuori dall’Umbria per il ‘Santa Maria’: «Noi ci siamo – conclude Lucci -. L’ospedale può contare ancora su ottime professionalità, solo che si rischia di perderle perché altrove non stanno a guardare. E c’è chi offre certezze e condizioni migliori. È chiaro che, a quel punto, il professionista sceglie di andare a lavorare altrove».

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