Terni: Michele è libero. «Posso finalmente essere me stesso»

Nato 39 anni fa nel corpo di Veronica, dopo l’ok del tribunale di Terni per cambiare i dati anagrafici, può completare il percorso di transizione

Condividi questo articolo su

di Francesca Torricelli

Nascere e crescere in un corpo che non riconosciamo nostro, ma che anzi rifiutiamo e verso il quale, a volte, proviamo addirittura fastidio. Ci siamo mai chiesti, prima di giudicare, commentare, insultare, che cosa si può provare? Lunedì abbiamo avuto il piacere di ascoltare la storia di Michele che, appena uscito dal tribunale di Terni, camminava ad un metro da terra, volava, era un uomo libero. Libero di essere finalmente se stesso.

Veronica

Michele, che da circa 30 anni vive a Terni, è nato nel 1984 a Torre Del Greco, nel corpo di Veronica: una bambina «molto carina e delicata – racconta – che non hai mai giocato con le bambole, ma che nemmeno si è mai avvicinata troppo al mondo del calcio, ad esempio». Una bambina, però, «che è sempre stata attratta dal mondo femminile, la maestra è stata il mio primo amore. Ho un fratello più piccolo di me e a 7 anni, quando ci spogliavamo, già mi chiedevo: ‘perché non posso avere anche io ciò che ha lui?’. A 13 anni ho avuto la mia prima esperienza con una donna, una storia che è durata qualche anno, poi altre due storie importanti, anche queste durate anni, sempre con altre donne».

La mamma

A 22 anni mentre Veronica, bellissima, era una fotomodella, Michele dall’interno era a disagio, recitando un ruolo che iniziava a rifiutare. «Ho preso coraggio e sono andato a raccontare tutto a mia madre. Lei, dopo aver ascoltato il mio sfogo mi ha semplicemente chiesto: ‘sei felice?’. Io lo ero, sì, ma non fino in fondo perché non avevo la possibilità di essere me stesso. In ogni relazione che avevo ragionavo da uomo, ero un uomo eterosessuale in un corpo di donna: immagina il dolore, il disagio, la sofferenza. A 28 anni ero fidanzato con una ragazza, ma il mio disagio aumentava anche nell’affrontare la relazione. Volevo cambiare sesso, ci pensavo sempre, ma non ne avevo il coraggio, e ho chiuso quella relazione».

Il dolore del percorso

Michele soffriva a tal punto che un giorno, circa 3 anni fa, si è guardato allo specchio ed è scoppiato a piangere. «Ero nudo davanti a quello specchio e mi facevo schifo – dice – mi vergognavo dell’immagine che vedevo riflessa. Questa è la disforia di genere, non sei semplicemente una donna attratta da altre donne, non accetti proprio il tuo corpo. È un dolore enorme, che non si può capire se non si prova. Ed è lì che ho detto basta, era arrivato il momento di iniziare un percorso che mi avrebbe portato a stare bene, ad essere Michele sia dentro che fuori. Ho iniziato con delle visite con uno psicologo ed un neurologo, con dei test una volta al mese, per poi passare all’endocrinologo. Se psicologicamente era doloroso, non posso spiegare la sofferenza fisica che si prova in questo percorso. Il testosterone che applicavo con un gel sul corpo mi dava dolore e sbalzi d’umore, poi quando invece siamo passati alle punture la situazione è migliorata e potevo iniziare ad osservare tranquillamente il mio corpo cambiare». Quando sono iniziati i cambiamenti fisici, come la comparsa dei primi peli sul viso, il cambiamento di voce, il torace che si allarga e i fianchi che si stringono, per Michele sono iniziati i primi ‘nuovi’ problemi. Grotteschi in qualche caso. «Mi hanno fermato i carabinieri in auto e quando ho consegnato loro i documenti, mi hanno accusato di averli rubati insieme all’auto. Ovviamente non ero più Veronica e iniziava ad essere complicato da spiegare. Mi sono quindi rivolto all’avvocato Alessandro Gentiletti e abbiamo avviato l’iter legale per la transizione di genere. Lunedì il giudice ha dato l’ok accogliendo il ricorso e nel giro di un mese dovrei avere il nulla osta per il cambio di nome. Ma per me è già iniziata ufficialmente una nuova vita».

La libertà

Una nuova vita a tutti gli effetti per Michele, che prima era un agente di commercio nel settore dell’energia e ora è un marittimo: all’area reception imbarca i passeggeri sulle navi. Michele ora dovrà affrontare diversi interventi chirurgici per trasformare definitivamente il proprio corpo, forse per alcuni dovrà anche andare all’estero, «ma sono pronto a tutto pur di essere finalmente accettato dalla società per quello che sono, Michele. Ho subìto anni di insulti, di violenze, di minacce, di bullismo. Quello sì che è un dolore grande, non mi spaventa quello fisico che mi permetterà di essere libero. Libero di portare a testa alta il nome del mio papà, che è scomparso all’età di 27 anni in un incidente stradale. Sarò libero, papà».


Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli