di Lucina Paternesi
Dopo la pioggia e la visita del premier cala un’altra notte, stavolta ancora più fredda, su Norcia. Matteo Renzi è arrivato in elicottero, nonostante il maltempo, al campo sportivo allestito appena fuori dal centro storico.
LA VISITA DI MATTEO RENZI A NORCIA – LE FOTO
La visita Subito la visita alla frazione di San Pellegrino, dove ha incontrato i volontari e gli abitanti che da più di una settimana dormono fuori casa. Poi si è spostato a Norcia, un giro in piazza, il corso principale e via, da porta Romana, di nuovo a prendere l’elicottero in direzione Amatrice, dove si svolgevano i funerali delle vittime del sisma.
Gli sfollati «Renzi ha parlato con noi – dicono gli abitanti – ha detto che non ci dimenticherà, che il governo è presente anche in Umbria, dove non ci sono state vittime e si impegnerà per la ricostruzione». Parole di sostegno, che servono, dopo il primo gran temporale di fine estate, a riaccendere qualche speranza. «Ma soprattutto al capo del governo abbiamo provato a raccontare la verità. A dire che fortunatamente non ci sono stati morti ma le case sono crollate ugualmente, anche qui».
Case distrutte «Ci chiamano da fuori regione – raccontano – e rimangono allibiti quando diciamo che dormiamo in macchina perché non abbiamo più una casa. Chi sa veramente qual è la situazione? Non certo chi guarda da casa la televisione, gli edifici sventrati non si sono visti, quello che realmente è successo non è stato trasmesso». Non c’è solo la famiglia Fausti a denunciare che la propria casa, dopo una ristrutturazione pagata al 60% dallo Stato, si è sbriciolata come un biscotto sotto la violenza delle scosse nella notte tra martedì e mercoledì della scorsa settimana. Ci sono anche altri agricoltori, altre famiglie che abitano fuori dal centro abitato e turistico, che non possono più rientrare in casa. «Ma ci hanno fatto capire che dobbiamo stare attenti anche quando parliamo con i giornalisti o con le televisioni – raccontano – che poi la situazione potrebbe diventare svantaggiosa per tutti noi. Tutti dicono che il ‘modello Umbria’ ha funzionato, che la ricostruzione post-sisma del ’79 e del ’97 ha fatto sì che gli edifici reggessero e non si fossero vittime. Ma le case hanno riportato seri danni ugualmente e qualcuno, oggi, è senza più una casa».
Le istituzioni Lo stesso sindaco di Norcia Nicola Alemanno durante la riunione operativa di venerdì scorso al campo base di Porta Romana aveva invitato i cittadini e i sindaci del territorio a fare un uso ‘sapiente’ della comunicazione in questa fase di emergenza. Lo aveva ripetuto a gran voce anche Vincenzo Bianconi, proprietario di numerose strutture ricettive della zona e vice presidente di Federalberghi. «Però questo invito suona come una minaccia. Ora abbiamo cose più serie a cui pensare», rispondono gli abitanti della zona.
Paura Tutti a Norcia sono terrorizzati. La paura più grande è che una nuova forte scossa possa fare ancora più danni anche là dove ci sono solo crepe e coppi caduti. Oltre alle prime piogge, poi, c’è il rischio che qualcuno approfitti della situazione. c’è poi il rischio sciacalli. Nei giorni scorsi, due persone sono state fermate dai carabinieri e dalla forestale a Castelluccio di Norcia e immediatamente allontanate con foglio di via. Erano gravati da precedenti e l’ipotesi che potessero commettere dei reati ha fatto subito scattare il campanello d’allarme.
Vigilanza Assieme ad altri giovani e meno giovani volenterosi Emanuele di notte non dorme e sorveglia il paese dall’alto. «Su, dalla montagna, si possono vedere tutti i parcheggi di Norcia pieni di macchine già a partire dalle undici di sera. -racconta – Sono i residenti che dormono in auto, per paura di nuove scosse o perché non possono rientrare a casa. Già ieri abbiamo trovato le porte delle scuole aperte, così come un cancello del cimitero forzato. Se notiamo qualche movimento strano o qualche macchina sospetta segnaliamo subito la targa ai carabinieri». A Norcia si conoscono più o meno tutti, scovare qualche intruso non è così difficile. Si organizzano, fanno i turni, si danno da fare per quel che possono senza essere di intralcio alle forze dell’ordine. «Non facciamo nulla di speciale – conclude Emanuele – solo cerchiamo di proteggere, quanto più possibile, questa comunità ferita. E chiediamo solo di non essere lasciati soli».