Terni, disabili contro: «Yari deve scusarsi»

Maria Grazia Mechelli risponde a Yari Lupattelli: «Quello che dice è assolutamente falso. Le aziende sono obbligate ad assumerli»

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di A.V.

La risposta a Yari Lupattelli, che venerdì ha espresso su umbriaOn la sua opinione sulla protesta di giovedì organizzata dalle associazioni e genitori di disabili, non ha tardato ad arrivare. A parlare è Maria Grazia Mechelli che dal 2014 si batte per far ottenere a suo figlio e agli altri ragazzi le borse terapeutiche.

Consiglio Comunale «A portare le mie richieste in consiglio – dice Maria Grazia – è stato Valdimiro Orsini. Era il settembre del 2014. Io chiedevo il testo a modifica e determina di due punti: osservare gli stessi criteri dei lavoratori socialmente utili nell’erogazione dello stipendio e di applicare l’art. 13 comma 8 della determina approvata in consiglio il 26/05/2014 che prevede l’erogazione delle borse terapeutiche. Infine, ho aggiunto, riguardo a questo secondo punto, la formazione dei ragazzi fino a collocazione mirata e il divieto di diminuire le ore di lavoro sotto le 20 settimanali con una retribuzione minima di 150 euro mensili».

Yari Lupattelli

Yari Lupattelli

La risposta a Yari «Quello che dice Yari è assolutamente falso. Non è vero che le aziende non hanno l’obbligo di assumere questi ragazzi. Ad esempio per gli enti ci deve essere un rapporto uno a 15, a stabilirlo è proprio la legge 68/99. L’erogazione delle borse non è una cosa che mi invento io. È prevista dalla Convenzione Onu e dalla legge ‘Dopo di noi’ che, anche se è sulla Gazzetta ufficiale solo del 22 giugno 2016, il signore dovrebbe conoscere. Giovedì sera mi ha detto che sta avviando un’associazione per disabili, ma se lui è il primo ad andare contro i diritti che queste persone hanno, come pensa di trovare qualcuno che si iscriva?».

Le scuse «Yari deve chiedere umilmente scusa – dice Maria Grazia – alle fasce deboli che soffrono perché non tutti stanno nella sua situazione socio-economica non tutti possono permettersi di curarsi a spese loro. Inoltre ragazzi come mio figlio – ha 27 anni – non possono stare sulle spalle dei genitori perché questi magari hanno i soldi per mantenerli, ma non possono garantire tutto ciò che loro vorrebbero. possono solo mantenerli, ma non ‘farli vivere’. È un a questione di dignità personale. Io parlo della mia situazione, ognuno ha la sua storia. Se io mi batto non è solo per mio figlio, ma per tutti».

La protesta

La protesta

La convenzione Onu Nel documento, firmato da Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, dal 2008 al 2011, si legge: «Come per ogni persona, il percorso di istruzione e formazione e l’esperienza lavorativa rappresentano momenti essenziali anche per la vita di una persona disabile. E’ necessario pertanto sviluppare percorsi, servizi e tecnologie nuove che permettano di rispondere adeguatamente a tali necessità. Auspico infine che quanto contenuto nella Convenzione venga recepito sempre più concretamente dall’Italia ed entri a far parte della nostra Costituzione materiale e del nostro vivere quotidiano». Maria Grazia ha quindi sottolineato che è la stessa convenzione a imporre all’Italia e quindi a tutte le regioni di dare un lavoro ai disabili. «Invece – racconta – ai ragazzi dicono di guardare sul portale dell’ufficio collocamento quali lavori sono disponibili e quando vedono che si ricercano idraulici, meccanici ecc. e non c’è nulla per loro si demoralizzano». Eppure il figlio è uscito con 98/100 dal liceo scientifico di Todi. «Questi ragazzi crescono e spesso sono depressi, non c’è bisogno che ad aggravare la situazione, poi, ci pensino gli assistenti sociali. Ci stanno queste ragazze che non fanno altro che dire: ‘Non è un vero lavoro, quello che prenderesti non è uno stipendio’. È una violenza psicologica».

Francesca Malafoglia

Francesca Malafoglia

La legge ‘Dopo di noi’ Approvata in via definitiva martedì 14 giugno 2016 alla Camera con 312 voti a favore, 64 contrari e 26 astenuti, la legge nasce dal disegno ‘Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno famigliare’. La norma «è volta a favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità» e per una piena inclusione e autonomia si auspica anche ad assegnare dei lavori ai disabili e per questo è stato istituito un fondo. Nel documento che Maria Grazia, giovedì sera, ha presentato al vicesindaco Francesca Malafoglia si legge: «Si tratta di un fondo istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali al fine di incrementare il sistema di protezione sociale e di cura per persone con disabilità gravi e prive di sostegno socio-economico. Lo stanziamento del fondo previsto e di 300 milioni e potrà essere incrementato dalla devoluzione della quota del cinque per mille. Il fondo servirà per finanziare in concorso con regioni ed enti locali».

Le ‘borse’ Secondo Maria Grazia Mechelli non ci sono dubbi: «E’ il Comune a dover erogare queste borse. Se quest’anno il loro plafond si è ridotto a 3 milioni, da 17 dell’anno scorso, non è mio problema, spetta a loro trovare il modo. E’ inutile che Yari dice che “è finito il tempo delle vacche grasse”, lo so anche io che è finito, ma parliamo di diritti che vanno rispettati. Se lui ha genitori che possono permettersi di mantenerlo in un certo modo buon per lui, ma non tutti stanno nella sua stessa situazione socio-economica».

 

 

 

 

 

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