Per il gioco patologico «rischi da limiti orari»

Secondo Luca Patoia, presidente della delegazione di Sapar dell’Umbria, è stata «positiva l’audizione in Regione sui giochi»

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Luca Patoia

di Luca Patoia
Presidente della delegazione umbra di Sapar
(Associazione nazionale servizi apparecchi per le pubbliche attrazioni ricreative)

Introdurre limiti orari agli apparecchi da intrattenimento nelle sale gioco, sale scommesse ed esercizi pubblici, rischia di rivelarsi uno strumento inefficace nel contrasto al gioco patologico. Ma potrebbe semplicemente comportare la migrazione dei consumatori da un comune all’altro o, peggio, il passaggio dalle macchine da intrattenimento una volta spente al gioco on line, spesso non assoggettabile ad alcuna normativa e che non di rado sconfina nell’illegalità.

Entro breve sarà la Conferenza Stato-Regioni a disciplinare l’utilizzo degli apparecchi da intrattenimento, in particolare per quanto riguarda le limitazioni orarie. Non è opportuno quindi legiferare in materia, senza conoscere i contorni del quadro normativo nazionale. A meno che non si voglia correre il rischio di innescare una interminabile stagione di ricorsi che, come accaduto in altre regioni, hanno di fatto impantanato l’attuazione di simili iniziative legislative.

Ringraziamo la Commissione per aver dato agli operatori del settore rappresentati da Sapar l’opportunità di un confronto positivo e costruttivo. E siamo fiduciosi per un’evoluzione equilibrata della normativa che consenta di trovare un punto di equilibrio tra la necessaria tutela sociale, l’ordine pubblico, la difesa delle imprese e il relativo indotto occupazionale. Nessuna obiezione sul contenuto della legge regionale laddove si equiparano le distanze dai luoghi sensibili previsti per le sale gioco a quelle per le sale scommesse. E siamo d’accordo anche sullo sforzo che deve essere fatto per la sensibilizzazione e la formazione degli operatori come primo passo per il contrasto ad ogni forma di gioco patologico.

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