Terni, appalto pulizie: «Comune immobile»

Sindacati – Filcams, Fisascat e Uiltucs – all’attacco sulla vicenda delle 26 lavoratrici Punto Services: «Gravi irregolarità»

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I ‘mal di pancia’ non sono una novità, soprattutto per le 26 lavoratrici che si sono viste tagliare drasticamente le ore – incrementando però i ritmi – e quindi gli stipendi, inferiori di circa il 60% rispetto a prima. In alcuni casi la decurtazione è andata oltre, come per chi, guadagnando troppo poco – anche sotto la soglia Naspi, e in prospettiva è un problema ulteriore – non ha più diritto agli assegni familiari.

TERNI, APPALTO PULIZIE: «COSTRETTA ALLA FAME»

Maxi ribasso Il tema è quello, già noto, dell’appalto per le pulizia di tutta una serie di strutture ed uffici del Comune di Terni, affidato dall’ente alla Punto Services – precedentemente gestito dalla parmense Colser – con un maxi ribasso del 58%. Da circa 200 mila euro di ‘base’, stabiliti dal Comune, la nuova ditta se l’è aggiudicato da giugno a dicembre – per 6 mesi – con un’offerta di 92 mila euro. Un bel risparmio per palazzo Spada che, però, per molti è l’unico attore ad averci ‘guadagnato’.

Problemi noti Delle ‘corse’ a cui le lavoratrici sono costrette – finora a spese loro anche se qualche novità positiva, su questo, sembra esserci – si è già detto. Così come dei ‘tagli’ che le hanno costrette – in diversi casi si tratta di donne che vivono da sole o con figli a carico – a passare da stipendi di circa 800 euro mensili a poco più di 300 (ma c’è anche a chi è andata peggio).

I ‘tappabuchi’ Meno si è detto invece delle conseguenze ‘accessorie’: delle proteste crescenti fra il personale e gli utenti degli uffici comunali – ma anche di strutture come i palasport – per la scarsa pulizia degli spazi. Ma anche dei tentativi messi in atto autonomamente – da dipendenti comunali e, pare, anche da personale di altre cooperative che utilizzano gli spazi oggetto dell’appalto – di pulire le strutture. Compensando le carenze dell’appalto (gli spazi da pulire sono gli stessi di prima, ma con il 60% delle ore in meno) e creando un danno indiretto, visto che le succitate carenze finiscono, come lo sporco, sotto il tappeto.

Nessuna ‘non conformità’ Non sarebbero comunque questi gli unici problemi riscontrati, visto che i sindacati che seguono la vicenda (Filcams, Fisascat e Uiltucs) negli ultimi mesi hanno più volte segnalato al Comune di Terni – anche direttamente al sindaco Di Girolamo – ‘mancanze’ che, dal punto di vista sindacale, sono relative anche al rispetto del Contratto collettivo nazionale di lavoro ed all’efficienza del servizio. ‘Denunce’ a cui non hanno fatto ancora seguito segnalazioni di ‘non conformità’ da parte dell’ente appaltante nei confronti della società titolare. Tanto che anche all’ultima riunione presso la Direzione territoriale del lavoro, il Comune – rappresentato non dal Responsabile unico del procedimento ma da un funzionario non precisamente al corrente delle problematiche esistenti – avrebbe comunque affermato che la situazione non presenta alcuna criticità e che l’appalto viene correttamente eseguito.

‘Muro di gomma’ In questo senso fra i sindacati la sensazione è di trovarsi di fronte ad un ‘muro’ – quello rappresentato dal Comune appaltante – piuttosto che ad un ente che, in base al Codice dei contratti pubblici, dovrebbe vigilare sul corretto andamento dell’appalto affidato tramite Mepa e, cosa forse più importante, tutelare i cittadini e il loro lavoro, come e più di un privato.

Sindacati all’attacco Nella giornata di mercoledì le sigle interessate hanno diffuso una nota ufficiale sulla questione: «Con un ribasso del 58% delle ore di servizio previste nell’appalto – afferma Matteo Lattanzi della segreteria Filcams Cgil di Terni – è semplicemente impossibile che le pulizie degli immobili del Comune di Terni rispettino gli standard di qualità necessari, previsti nel capitolato, e fino ad oggi garantiti». Il sindacato, unitamente a Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, parla di «gravissime criticità determinate dall’assegnazione dell’appalto con una fortissima contrazione sulla base d’asta. Un fatto estremamente grave – riporta la nota – che si ripercuoterà pesantemente non solo sulla vita delle 26 lavoratrici impiegate, ma anche sull’igiene, la pulizia e la vivibilità degli ambienti comunali».

«Contratto non rispettato» «È evidente – afferma Sergio Sabatini della Fisascat Cisl Umbria – che se una lavoratrice che prima aveva 5 ore per pulire un ambiente ora ne ha 2, quell’ambiente sarà molto meno pulito di prima. E ci stupiamo del fatto che questo non susciti preoccupazione nei palazzi dell’amministrazione cittadina». «Da uno stipendio medio di 7-800 euro al mese che consentiva a queste donne e madri di sopravvivere – spiega Massimiliano Ferrante della Uiltucs Uil di Terni – ora siamo passati a buste paga da 200, 150 euro al mese. Il tutto con l’azienda appaltatrice, una ditta calabrese, che non rispetta numerose voci del contratto nazionale, per esempio su anzianità, rimborsi per gli spostamenti e orari minimi di servizio giornalieri e settimanali».

«Il Comune spieghi» Per i sindacati il quadro è estremamente grave, tanto che dopo gli incontri presso il Comune e la Direzione territoriale del lavoro, in mancanza di risposte ritenute all’altezza, la vertenza è destinata ad inasprirsi: «Non intendiamo fermarci – afferma Lattanzi – e sia chiaro a tutti: il fatto che l’appalto duri solo 6 mesi non può consentire a nessuno di abbassare lo sguardo su quello che sarebbe per Terni un precedente molto pericoloso. Chiediamo al Comune – conclude il segretario Filcams – di dichiarare ufficialmente se lo standard dei servizi è garantito ed è in linea con le premesse del capitolato, oppure se il taglio delle ore si sta ripercuotendo anche sulle aspettative di qualità e sulla copertura al 100% delle aree e degli immobili oggetto dell’appalto».

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