Terni, area Prampolini: variante contestata

Proposta di destinazione d’uso con superficie utile commerciale di oltre 3 mila metri quadri: «Ennesimo tentativo di far cassa». Sull’università: «Tutto finito? Solo online»

Condividi questo articolo su

di S.F.

Il progetto del campus

Area Prampolini, variante urbanistica per futura alienazione post addio al progetto ‘campus’ per studenti e sviluppo di Terni a livello universitario, con tanto di punzecchiature a Unipegaso e Unicusano. Alla fine niente voto – tirava male per l’assessore ai lavori pubblici Sandro Corradi, preso d’assalto dai consiglieri d’opposizione – e rinvio per approfondire la questione nonostante un’ora e mezza di discussione in prima commissione consiliare: il tentativo del Comune di procedere con nuova destinazione d’uso con superficie utile coperta commerciale di 3 mila 424 metri quadri e utilizzazione fondiaria 0.8 mq/mq, per ora, non trovare molti pareri favorevoli. Tutt’altro: «Ennesimo tentativo di raggranellare soldi. Vergognoso passare dal progetto universitario alla possibilità di fare un nuovo centro commerciale, specie nell’area di San Valentino».

LA GIUNTA TENTA L’ALIENAZIONE DA OLTRE 1 MILIONE DI EURO CON NUOVA DESTINAZIONE D’USO: ESERCIZI COMMERCIALI CON SUPERFICIE DI VENDITA TRA 251 E 2.500 METRI QUADRI

L’area che ‘non’ ospiterà il campus

Il valore da aumentare Corradi, nell’intervento introduttivo per la presentazione dell’atto, ha ricordato le varie fasi che hanno portato di recente all’abbandono del progetto ‘campus’ universitario da oltre 10 milioni di euro. L’area è tornata di proprietà del Comune e quindi ecco la proposta, in sostanza, per valorizzare la zona e cercarla di renderla appetibile (il discorso dell’ex Dicat, tanto per non andare troppo indietro nel tempo) agli eventuali acquirenti: «Se lasciamo – ha specificato l’assessore – la situazione in questo stato il valore è ridotto. Ricordo che già nel Documento unico di programmazione approvato nel 2017 era contenuto un passaggio sull’alienazione». Parte la bagarre.

L’INAUGURAZIONE DELLA SEDE TERNANA DELLA PEGASO

Adisu e università telematiche nel mirino Non a sorpresa il primo ad andare contro la chance proposta dalla giunta è Enrico Melasecche di IlT, già in estate autore di un atto di indirizzo sulla questione: «C’è sdegno per il mancato intervento dell’Adisu da 13 milioni di euro. Tutto fermato e il sindaco Di Girolamo non ha detto nulla, è vergognoso. Per non parlare del vice presidente della Regione Paparelli, aveva garantito che l’intervento si sarebbe fatto comunque. Se pensiamo che le università telematiche come Unipegaso e Unicusano possano sostituire le statali è un problema. Ricordo che per far tutto ciò è stata realizzata la nuova sede della Polisportiva Prampolini, una struttura sovradimensionata e dove ci passa l’acqua sotto. Poi l’Adisu e la Regione hanno fatto dietrofront».

NIENTE ‘CAMPUS’, IL SENATORE PD GIANLUCA ROSSI ATTACCA

Vendita e immaginazione: «Fine esperienza universitaria» Si riallaccia al doppio filone – università e variante per destinazione – anche Marco Cecconi di FdI: «Non credo che l’assessore Corradi si sia laureato con Unipegaso o Unicusano, sa che il percorso non può essere assimilato con tutto il rispetto per le università telematiche. Ritengo questa proposta inopportuna, ormai si vive ad horas: il Comune, di fatto, si immagina di alienare un bene gioiello. Oltretutto c’è da sottolineare che la giunta non esiste, Piacenti D’Ubaldi è stato interdetto. Stiamo chiacchierando tra sordi». Sulla stessa linea Patrizia Braghiroli del M5S e Faliero Chiappini di Città Aperta: «Siamo contrari – le parole della pentastellata – alla variante. No a un nuovo centro commerciale», mentre per il presidente della I° commissione consiliare «si è interrotto il processo di sviluppo universitario della città, condivido ciò che dice Melasecche, fare un’area commerciale lì mi sembra fuori luogo». Federico Brizi (FI) questo passaggio, in aggiunta a tutte le puntate precedenti, segna «la fine dell’esperienza universitaria ternana». Corradi apre alla riflessione a questo punto.

FABIO PAPARELLI E L’AREA PRAMPOLINI

Federico Brizi

«‘Campus’? Non si fa con questa metratura» Il 52enne ingegnere passa all’aspetto tecnico e, ricordando le sue esperienze in Francia e Stati Uniti, spiega ai consiglieri di minoranza che «con 4 mila e 200 metri quadri non si può fare un ‘campus’, parlo con cognizione di causa. Poi sono contento se si apre un discorso profondo sulle capacità del territorio e lo sviluppo dell’università, ma non deve essere per slogan. Ripeto, anche fosse un ettaro – Melasecche ribatte tirando in ballo anche l’area limitrofa dell’ex Taddei – non c’è modo di fare una cosa del genere. E soprattutto non è scontato che ci nasca un centro commerciale». Muro contro muro: «Verrà fuori un’altra Coop come quella di via Gramsci in questo modo», riattacca l’esponente di IlT, mentre Cecconi puntualizzza che «a 500 metri di distanza è in corso di realizzazione Cospea2. La verità è che si vuol far cassa in modo disperato».

IL PROGETTO SFUMATO

Nessun progetto, solo caccia a soldi. Brutto far sviluppare università online» L’atto non convince nemmeno Luigi Bencivenga di Progetto Terni: «Non sono d’accordo con l’impostazione della giunta. Lo leggo come un tentativo di raggranellare soldi perché la variante non dà alcun tipo di progettualità. Non la voterò». Segue il socialista Silvano Ricci: «Mi astengo. Ma abbiamo definitivamente mollato con l’università dunque? Fermare lo sviluppo è brutto, lo è ancora di più permetterlo alle università online». Voce fuori dal coro – anche perché fa parte del gruppo Pd – quella di Valdimiro Orsini: «Mi sembra esagerato far passare l’area in questione come quella decisiva per l’università a Terni. Il progetto ‘campus’ fu pensato venti anni fa in un altro contesto e ora condivido il fatto che si voglia valorizzare la zona». In conclusione l’ultima richiesta di Melasecche: «La giunta ritiri l’atto». Ci prova.

L’apertura di Corradi Il pressing sull’assessore dà qualche effetto – da vedere se poi andrà effettivamente così – nella parte finale del dibattito: «Ora valuteremo se è possibile aggiungere altre destinazioni d’uso oltre a quella già proposta, ma c’è vincolo del Dup approvato nel 2017. Ribadisco tuttavia che l’intenzione è solo quella di dar valore alla zona, senza che giocoforza ci sia un centro commerciale». Rinvio e alla prossima puntata.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli