Terni, sui pini tagliati va ‘in onda’ lo scontro

Cittadini e ambientalisti Vas all’attacco del Comune. Che attraverso gli assessori Melasecche e Salvati risponde punto su punto

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Nostalgici, polemici o entrambe le cose. Il ‘fronte anti taglio’ che fra social e libere prese di posizione ha rimarcato negativamente la decisione del Comune di Terni di segare i 44 pini, ritenuti pericolanti, di Lungonera Savoia, fa sentire la propria voce. E l’amministrazione risponde.

«Nessun coinvolgimento»

Diversi i cittadini che, affezionati a quegli alberi che stanno venendo giù uno per volta, si sono malinconicamente sfogati. Poi c’è chi – è il caso di un lettore residente a Città Giardino – vuole intervenire per rimarcare quelli che ritiene essere «alcuni passaggi a vuoto» dell’attuale amministrazione comunale sulla vicenda-pini. «Anzitutto – spiega – è mancato qualsiasi coinvolgimento dei cittadini, il confronto, visto che molto di noi hanno appreso della decisione soltanto dai mass media. Tutta questa urgenza sembra sproporzionata, fatta salva la buonafede del Comune, e dettata da una fretta poco comprensibile».

TERNI: «MOTOSEGA HA SOLO CAMBIATO MANO»

«Valutati gli aspetti geologici?»

«Ma – si chiede il lettore – siamo poi certi che rimuovere a tempo di record 44 piante così pesanti, presenti lì da decenni, non possa finire per turbare gli aspetti geologici, microclimatici e ambientali della zona? A due passi c’è l’alveo del fiume Nera ed anche questo è un aspetto da considerare. Forse attuare metodi più ‘dolci’, visto che lo spazio c’è, non sarebbe stata una cattiva idea. Ad esempio effettuare manutenzioni per poi puntellare i pini, che a me risultano sanissimi, con dei tiranti. Credo che questa fretta abbia creato un diffuso senso di impotenza fra i cittadini e, allo stesso tempo, abbia impedito confronti anche all’interno della stessa maggioranza che amministra la città, non solo rispetto al dibattito con le opposizioni».

Pierluigi Rainone

«Pesante passo indietro»

Una altro punto di vista critico sul maxi taglio di Lungonera Savoia, è quello del coordinatore del circolo ‘Verdi, ambiente e società’ (Vas) di Terni, Pierluigi Rainone: «Intanto – afferma – va valutato l’impatto negativo della decisione sulla salute dei ternani, già gravati da un inquinamento insostenibile. Ci pare che questa amministrazione stia proseguendo nel solco della precedente, senza alcun ‘cambio di passo’ e con la riproposizione di modelli decisionali che escludono cittadini ed associazioni. Una decisione del genere in quello che è stato ed è un quartiere-modello dal punto di vista urbanistico, come Città Giardino oggi snaturato, somiglia a un salto indietro nel tempo, verso modelli di sviluppo rozzi e lontani dai concetti di bio-architettura che negli anni hanno trovato spazio nelle realtà più evolute».

«Clima di emergenza perenne»

«Qui – osserva Rainone – siamo di fronte alla stessa ‘politica della motosega’, soltanto con un colore politico diverso dal precedente. Bisognerebbe invece allargare lo sguardo ad altre realtà che, anche su questi aspetti, ci sembrano decisamente più evolute. Questo clima da ’emergenza perenne’, ad esempio sui temi della sicurezza, rischia di gravare su altri diritti costituzionalmente riconosciuti e strettamente connessi alla qualità della vita di ciascuno di noi».

Melasecche, Latini e Salvati

La replica dell’amministrazione

A difendere strenuamente quanto deciso dal Comune nel programma ‘Terni verde 2018-2020’ ci pensano gli assessore Enrico Melasecche (lavori pubblici) e Benedetta Salvati (ambiente): «A quali specchi si arrampicano le critiche? Le motoseghe fanno lo stesso rumore di quelle di una volta. Le motoseghe sono motoseghe e non assomigliano ai violini, neanche ad essere sordi. Queste – scrivono i due assessori – le nostre ragioni: 1) Che fine fanno le tonnellate di legno tagliato? Vengono portate a Green-ASM per triturarle finemente e farne compost, quello vero. Gli ecologisti saltano dalla gioia ma agli oppositori incalliti non basta. 2) Garantiamo che verrà piantumato in città un numero di alberi di gran lunga superiore a quello che viene tagliato, studiati fra quelli che garantiscono un miglior paesaggio ma anche un maggiore abbattimento degli inquinanti. Assicuriamo un record assoluto nella storia della città. Cosa rispondono? Criticano per criticare perché non vedono i nuovi alberi. Ma come si fa a mettere a dimora i nuovi alberi se non togliamo i precedenti? Un ecologista intelligente direbbe che a rigore i nuovi alberi non si piantano in agosto perché, nonostante siano zollati, si tratta per la pianta comunque di uno stress per cui la percentuale di attecchimento potrebbe non essere al 100%. 3) Rileviamo che la sicurezza dei cittadini è essenziale e che una perizia addirittura del 2015 certifica da parte del dirigente e del tecnico della Comunità Montana che ‘tutti quei pini vanno abbattuti perché altamente pericolosi’ sia per l’età ma sopratutto per le condizioni in cui si sono sviluppati. A fronte di queste parole c’è chi dice i pini durano anche 200 anni. Non tenendo conto che una cosa è un pino solitario che sviluppa la chioma in modo uniforme e le radici in modo esteso, come avviene anche nei nostri parchi, ben altra sono esemplari cresciuti fra i palazzi, addossati l’uno all’altro, con tronchi fuori baricentro protèsi verso la carreggiata e verso il sole, con torsioni evidenti, soggetti a tutti gli agenti inquinanti, con le radici che fanno saltare il bitume tagliate più e più volte. Confronti impossibili. 4) Dobbiamo attendere che al prossimo temporale passi una famigliola e rimanga schiacciata sotto i quintali di un pino? Vogliamo il sangue perché la lotta politica ormai è fatta nella logica mors tua vita mea? Anche perché operazioni come quelle che si vedono altrove con i tiranti per prolungare la vita di un pino, le realizzi se hai un bilancio florido e spese correnti a fiumi. Ma quando non hai neanche i soldi per otturate le buche cosa metti, la gomma americana per tenerli in piedi? 5) L’aspetto che corrode il fegato di chi vorrebbe una giunta balbettante, come una delle tante messe in campo dal precedente sindaco, è che questo programma è frutto di una idea di città che loro non hanno: quello della coralità e della partecipazione perché tutti sono chiamati a fare la loro parte, Fondazione Carit, associazioni, comitati di quartiere, imprese, famiglie, singoli cittadini, genitori e nonni che dedicheranno ai pargoletti un proprio personalissimo albero per una città in cui possano vivere meglio e prosperare. Un segno bellissimo di continuità della vita e di speranza. 6) Altri dichiarano che era meglio tagliarne tre e lasciarne uno, poi due in piedi ed uno tagliato, riducendo un viale ad una sorta di percorso sdentato, protraendo l’agonia di Lungonera Savoia di sette/otto anni piuttosto che ringiovanire entrambi i filari con una armonia nella crescita completamente diversa, con una spesa diversa, con un paesaggio omogeneo e soprattutto senza giocare ai dadi con la vita delle persone. Noi rispondiamo – concludono Melasecche e Salvati – con la politica del buongoverno, del risanamento dei bilanci, della garanzia della sicurezza dei cittadini. Ad altri il compito di alzare inutili polveroni. I cittadini giudicheranno fra cinque anni».

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