Economia in Umbria: Bankitalia ottimista

«Famiglie più ricche dopo 4 anni di flessione; bene export e investimenti». Ma secondo la Cgil è «irrecuperabile quanto perso tra il 2008 e il 2014»

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L’economia umbra torna a crescere e a certificarlo è il report stilato da Bankitalia che vede, per il 2016, tornare a salire il prodotto interno lordo regionale dello 0,8%, in linea con quello nazionale.

Pil Dopo anni di flessione dunque, l’attività economica torna a risalire soprattutto grazie anche alle esportazioni – come già aveva certificato l’Istat – che sono aumentate del 6,4% e che si rivolgono soprattutto ai paesi europei, in settori trainanti come il tessile, l’abbigliamento, la meccanica, l’agroalimentare e la chimica. A questo si accompagna anche una moderata ripresa della domanda interna sia per quanto riguarda i consumi che gli investimenti. E per il resto dell’anno, gli operatori economici sono ottimisti, dopo quattro lunghissimi anni di recessione. A meno che non sopraggiungano altre criticità, secondo Marco Ambrogi, direttore della Banca d’Italia, il 2016 si dovrebbe chiudere in positivo.

Costruzioni Rimane ancora in sofferenza, come evidenzia anche il rapporto di Banca d’Italia umbra, il settore delle costruzioni «che continua ad indietreggiare e a contrarsi – spiega il direttore Marco Ambrogi – anche se però ci sono segnali che lasciano sperare in un’inversione di tendenza». Riprende anche l’occupazione, che fa registrare un 3,1% in più, soprattutto con contratti a tempo indeterminato per i più giovani, aumenta il credito ma peggiora la qualità dello stesso.

Occupazione Nel 2015, sempre secondo il rapporto, la dinamica è stata di nuovo positiva in tutte le classi d’età: dopo la crisi, gli occupati fino a 34 anni sono tornati a crescere mentre diminuisce il tasso di disoccupazione soprattutto tra i più giovani e i laureati, fermandosi al 10,4%. Vengono concessi più prestiti e finanziamenti, più 0,8%, e sorprende il dato sulla ricchezza delle famiglie che, negli ultimi 10 anni, è comunque aumentata ininterrottamente pur rimanendo indietro rispetto alla media nazionale. Questo perché, anche nei periodi di crisi, come aumenta la povertà così aumenta anche la ricchezza di chi è già ricco di suo.

Investimenti La ripresa è ancora lenta e affannosa, non al ritmo sperato, dal momento che ci sono fattori esterni che impediscono la ripartenza causata da condizioni geopolitiche generali che rendono ancora il quadro abbastanza incerto e debole. Fa ben sperare, comunque, la ripresa del settore industriale che, nella fase recessiva, aveva perso oltre un terzo del valore aggiunto, con il fatturato a prezzi costanti aumentato del 4,2%. Ma per la prima volta dall’inizio della crisi le imprese che aumentano gli investimenti superano quelle che li hanno ridotti. In salita anche la compravendita delle abitazioni, 3,9%, i consumi delle famiglie, 1,1%, le vendite al dettaglio e i flussi turistici che fanno registrare un aumento del 3,2% degli arrivi e un più 0,9% di presenze.

E anche la Cgil commenta i dati presentati mercoledì da Banca d’Italia, valutando come positivo la piccola risalita dello 0,8% del pil delle famiglie umbre. «Tuttavia – commenta il segretario regionale Vincenzo Sgalla – non possiamo dimenticare da dove siamo partiti e quanto profondo è il buco nel quale siamo precipitati negli anni della crisi». Dal 2008 al 2014, ricorda il segretario Cgil, il Pil umbro ha fatto registrare il peggiore risultato in assoluto tra tutte le regioni d’Italia, «e non mi sembra di ricordare che nel 2008 fossimo una regione particolarmente ricca. Per non parlare della produzione industriale e degli investimenti delle imprese, che sono letteralmente sprofondati, anche a causa di un sistema imprenditoriale che mostra tutti i suoi evidenti limiti e di un’arretratezza infrastrutturale che ci penalizza fortemente».

Segnali deboli I piccoli segnali di ripresa sono incoraggianti, sicuramente, ma non bastano. «È necessario mettere in campo azioni politiche articolate, che, sfruttando le ingenti risorse europee a disposizione della nostra regione, indichino chiaramente quale direzione si vuole prendere per il nostro sistema manifatturiero, per il turismo, per le infrastrutture. Insomma – conclude Sgalla – serve un progetto complessivo e condiviso per l’Umbria, altrimenti tra un anno, se le cose andranno bene, saremo di nuovo a commentare uno zero virgola».

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