Nestlé-Perugina, 60 milioni di dubbi

Perugia, il nuovo piano industriale della multinazionale si concentra su Bacio e cioccolata: investimenti e paura

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di L.P.

Sul tavolo ci sono 60 milioni di euro, una prospettiva di rilancio internazionale e nuovi manager pronti a prendere posto per rilanciare il Bacio Perugina come simbolo dei made in Italy. Sullo stesso tavolo, però, non ci saranno più le caramelle Rossana né la piccola pasticceria Ore Liete. «Rappresentando solo il 2 per cento del mercato non è un business che interessa l’azienda» commentano i sindacati.

Leo Wencel

Leo Wencel

Il vertice Un orizzonte ampio quello illustrato mercoledì mattina a Perugia, nella sede di Confindustria Umbria, dai manager di Nestlé Italia ai sindacati. Dopo aver incontrato il presidente della Regione Catiuscia Marini e il vice presidente Fabio Paparelli, la task force della multinazionale composta dall’amministratore delegato Leo Wencel, il direttore delle relazioni industriali Gianluigi Toia, il direttore delle risorse umane Giacomo Piantoni, il direttore corporate strategy Massimo Ferro, il manager dell’area confectionery Valeria Norreri, il business executive manager Bruno Ermmenegger, il direttore tecnico Marco Toppano e il direttore corporate affairs Manuela Kron ha quindi illustrato il progetto di revamping per lo stabilimento Perugina di San Sisto, che vede impiegati 850 lavoratori a tempo indeterminato e 300 stagionali.

PARLA LEO WENCEL – IL VIDEO

Cioccolato Perugia viene confermata come uno dei poli produttivi di eccellenza del cioccolato all’interno del gruppo Nestlé. L’obiettivo, però, è di rafforzare lo storico marchio e portare la Perugina sui mercati esteri. Viene perciò creata la Confectionery International Business Unit, affidata alla guida di Valeria Norreri, già figura chiave del processo di espansione del gruppo San Pellegrino, e San Sisto si focalizzerà sulla produzione ‘core’ dell’azienda: il cioccolato. Ecco quindi che i Baci Perugina, nel piano di rilancio aziendale, diventano «una delle praline di maggior successo in Italia, anche grazie al forte sostegno delle innovative campagne di marketing e comunicazione e che ha ora l’ambizioso, ma realistico, obiettivo di diventare una pralina di riferimento per i consumatori di tutto il mondo».

San Sisto A supporto del piano di sviluppo del business, 15 milioni dei 60 messi sul piatto andranno ad ammodernare lo stabilimento di Sant’Andrea delle Fratte. Nuove tecnologie e un nuovo modello organizzativo avanzato per rendere la fabbrica concorrente su mercati sempre più competitivi. «Già oggi – si legge in una nota dell’azienda – il 40% dei volumi prodotti a San Sisto è destinato ai mercati esteri con le tavolette di cioccolato Nestlé per tutta l’Europa. Il piano di ammodernamento aiuterà ora a far recuperare allo stabilimento la competitività necessaria a sostenere il piano di espansione del business».

Mauro Macchesi

Mauro Macchesi

Operai Sul fronte occupazionale si punta a superare la stagionalità dei lavoratori non con la differenziazione produttiva ma con la globalizzazione. «Il gruppo crede fortemente nello storico marchio – afferma alla fine dell’incontro l’ad di Nestlé Italia Leo Wencel – e lo dimostra con la volontà di farlo crescere in Italia e nel mondo. Entro settembre tutti gli operai torneranno a lavoro – assicura – d’accordo con i sindacati».

Ore Liete e Rossana Rimangono fuori dal piano di rilancio i due marchi storici della Perugina che hanno consentito di rendere l’azienda un punto di riferimento in tutta Italia. Ore Liete e Rossana non saranno venduti, ma non sono più d’interesse per la Nestlé. «Non è un business che può essere pensato per i mercati esteri e l’Italia da sola non può dare una risposta da questo punto di vista, considerato che ci sono anche grossi competitors internazionali», ha detto Mauro Macchesi di Flai Cgil a margine dell’incontro.

Sindacati Il piano di rilancio della Nestlé, per quanto molto atteso dai sindacati, lascia comunque l’amaro in bocca e non solo per il futuro incerto che si prospetta per le caramelle Rossana e i biscotti di piccola pasticceria Ore Liete. «L’intesa non c’è – commenta ancora Macchesi – alle nostre richieste di risolvere il problema della stagionalità ci hanno risposto con l’ipotesi di produrre a Perugia la cialda del cono gelato Perugina». Da qui al 7 aprile ci saranno nuovi incontri con le Rsu in azienda, i sindacati cercheranno di capire la fattibilità del progetto a San Sisto, dal momento che «ci sono aspetti tecnici non facilmente risolvibili e rivendichiamo un accordo generale sulla gestione e condivisione del piano e sul futuro dei lavoratori. Gli ammortizzatori quali saranno?».

PARLA MAURO MACCHESI (CGIL) – IL VIDEO

«Non ci fidiamo» La preoccupazione principale riguarda i tempi tecnici necessari per aprirsi ai mercati internazionali, secondo la Cgil non si può pensare di risolvere il problema della stagionalità del Bacio con la realizzazione della cialda gelato. Il contratto di solidarietà scade il 28 agosto, «ci è stato detto che i lavoratori riprenderanno tutti a tempo pieno ma ci saranno linee che non potranno riprendere subito la produzione» afferma ancora Macchesi. Non convince, dunque, neanche la replica del modello San Pellegrino. I sindacati chiedono la previsione di strumenti di controllo. Sicuramente di strada se n’è fatta da quando, due anni fa, si parlava solo di esuberi e di lavoratori stagionali. «Prendiamo atto del rilancio – conclude Macchesi – che si vuol fare del Bacio Perugina, però vogliamo la certezza che la produzione sarà concentrata su Perugia».

incontro vertici nestlè (2)

L’incontro in Regione

Luci ed ombre Anche per la Regione il piano, che contiene elementi positivi tra cui gli investimenti per innovazione tecnologica e lo sviluppo delle politiche di marketing, presenta innumerevoli ombre. La preoccupazione è per i livelli occupazioni nel breve e nel lungo periodo. «Come rappresentanti della Regione Umbria – si legge in una nota – abbiamo voluto ribadire ai dirigenti di Nestlé Italia che riteniamo necessario lo sviluppo di un mix di attività produttive capaci di salvaguardare la capacità produttiva ed occupazionale dello stabilimento di San Sisto. Così come riteniamo altrettanto importante che si proceda ad un maggior apprezzamento del marchio ‘Perugina’ e si rafforzi la capacità di export della fabbrica di Perugia, e si sviluppi ulteriormente il settore ricerca e innovazione con adeguati investimenti». L’attenzione, da parte della Regione, resta dunque alta. Delusione è stata espressa anche dal gruppo Pd in consiglio comunale a Perugia. Per i consiglieri Bori e Bistocchi il piano «non dà risposte alle richieste dei lavoratori e delle rappresentanze sindacali con le loro proposte di rilancio dell’azienda».

 

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