Terni, parco fluviale: dove la droga è di casa

Lo spazio verde di San Martino è ritrovo abituale di chi spaccia e consuma droga. Centro didattico trasformato in fumeria-bivacco

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L’arresto di un 18enne sorpreso a spacciare marijuana a quattro minorenni, effettuato mercoledì dalla squadra Volante di Terni, è solo l’ultimo episodio in ordine di tempo. Perché il parco fluviale ‘San Martino’, che sorge nell’omonimo quartiere a due passi dal corso del Nera, è uno dei punti di ritrovo di chi spaccia e consuma droga a Terni. E anche, viste le condizioni e l’utilizzo delle strutture presenti, un brutto esempio di sperpero di soldi pubblici.

PARCO FLUVIALE NEL DEGRADO, LE IMMAGINI

'Resti' di chi consuma droga

‘Resti’ di chi consuma droga

Degrado Il parco, aperto dalle 6.30 alle 20, si presenta anche come uno spazio gradevole, accogliente. Il problema – emerso anche venerdì mattina all’atto dei controlli messi in atto dalla squadra Volante di Terni – è l’utilizzo che diversi soggetti ne fanno. Area di spaccio e consumo di droga, bivacco occasione, addirittura alcova. E gli accertamenti della polizia di Stato, quotidiani, fanno emergere una realtà di particolare degrado.

Controlli nel parco

Controlli nel parco

La casetta dello spaccio Uno delle note più dolenti dell’area verde è rappresentata dal centro di didattica ambientale ‘Tardioli’, una casupola in legno inaugurata in pompa magna nel febbraio del 2011 e che, nelle idee di chi ha preso in gestione l’area dal Comune, doveva rappresentare un punto di ritrovo formativo per divulgare contenuti legati all’ambiente ed al verde. Nulla di tutto ciò perché la struttura, i cui lucchetti sono stati lesioni da mani ignote, è usata per tutt’altri scopi. E’ proprio lì dentro che la polizia ha sorpreso giovedì mattina un 18enne e quattro minori a fumare marijuana. E anche venerdì mattina due giovani sono stati trovati dalla polizia a dormire all’interno.

Sperpero La casetta in legno, praticamente abbandonata ma dove si può ancora fruire dell’energia elettrica, è un ritrovo fisso per chi fa uso di droghe. All’interno, mozziconi di ‘canne’, cartine, filtri, un letto improvvisato fra cartoni e lenzuola, alimenti sparsi in giro: lecito chiedersi chi la utilizzi – di certo non le associazioni a cui era stata affidata – e a chi spetti l’onere di controllare. Il rischio, di fronte al trend e nonostante l’impegno della polizia, è che i soldi investiti finiscano in ‘fumo’, appunto, e in questo senso l’impressione è che si sia già un bel pezzo avanti.

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