Terni, polo chimico: Basell fa le pulizie

La multinazionale ha avviato le procedure di sgombero delle aree

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Un fatto certo c’è: LyondellBasell ha cominciato a fare pulizia. Sui circa 40 ettari dell’area che ospitava gli impianti della multinazionale americana, sono in corso – a si prevede che dureranno tra i 18 e i 24 mesi – i lavori di smontaggio di quegli impianti ormai fermi da tempo.

La storia L’azienda, nata dalla fusione tra Basell e Lyondell Chemical Company, nei primi mesi del 2010 aveva annunciato di voler chiudere e smantellare il sito ternano. Decisione a cui si era dato seguito all’inizio dell’estate di quell’anno. Poi c’erano state le proteste dei lavoratori e, tra un tira e molla e l’altro, si era comunque arrivati alla chiusura definitiva.

Le trattative Da lì era cominciata una storia che, a tratti, ha assunto anche aspetti surreali: con Basell che si è detta disposta a cedere quell’area, ma per la quale ha chiesto somme variabili, ma sempre nell’ordine si svariati milioni di euro: l’ultima richiesta sarebbe di 12.

Idee di acquisto Era venuta maturando l’ipotesi di un ‘consorzio’ – formato da TerniResearch, Novamont e Cosp Tecno Service – che potesse, magari con il supporto della Regione, accollarsi l’onere dell’acquisto per poi dar vita finalmente al quel ‘polo della chimica verde’ di cui da anni si favoleggia nella conca ternana.

Salta tutto Giusto due anni fa, però, dopo l’ennesimo misunderstanding con gli americani, TerniResearch aveva annunciato ufficialmente il proprio disimpegno dall’iniziativa e Novamont, che per la verità non era mai apparsa troppo convinta, si è chiusa in un silenzio sempre meno promettente. E ancora oggi ci sono degli ex lavoratori in attesa di sapere quale sarà il loro destino.

Spacchettamenti Nel frattempo in quel polo chimico sempre più silenzioso – e nel quale, comunque e a vario titolo, continuano a lavorare circa 500 persone – sono avvenute tante cose: Meraklon è stata spacchettata e una parte è finita ai belgi della Beaulieu – che attualmente occupa circa 90 addetti, ma 15 dei quali potrebbe essere accompagnati alla porta alla fine dell’estate; mentre un’altra parte è tornata a prendere un nome storico – Neofil – ma senza mai riuscire ad assumere quel ruolo che chi l’ha rilevata aveva promesso.

Il consorzio Nel frattempo si stanno ridefinendo i ruoli in quel ‘consorzio Polymer’ che si è formato per la gestione complessiva dell’area, e nel quale è entrata di recente anche Beaulieu che, a quanto trapela, starebbe tentando di convincere Basell a cedere, o a concedere in uso, almeno una parte dei terreni ad alcuni suoi clienti – utilizzatori del fiocco di polipropilene, cioè – che potrebbero dar vita ad un accenno di verticalizzazione in loco.

Le prospettive Ma intanto Basell sbaracca e, siccome si farebbe forte di pareri autorevoli in base ai quali non ci sarebbe bisogno di fare grandi interventi di bonifica dei suoli – ovviamente la cosa è tutta da verificare – il rischio che si corre è che, a ‘pulizia’ superficiale terminata, il controvalore dell’area verrebbe incrementato dalla somma spesa dagli americani.

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