Terni, riequilibrio: Comune tira dritto

Schermaglie in apertura dei lavori del consiglio, mercoledì mattina. La Cgil contesta la privatizzazione della farmacie con una lettera

Condividi questo articolo su

Tempo qualche minuto e la seduta del consiglio comunale di mercoledì mattina dedicata al piano di riequilibrio pluriennale dei conti – il cosiddetto predissesto – è stata subito sospesa per ragionare sui contenuti di una missiva della Cgil che mette in discussione la vendita ai privati del 90% delle farmacie comunali – FarmaciaTerni – prevista dal Comune per il 2017 ma che non potrebbe essere attuata prima del 2018 e, soprattutto, dovrebbe vedere fra gli acquirenti solo ed esclusivamente altri enti pubblici. Una privatizzazione, quella ipotizzata nei conti dell’amministrazione, che porterebbe nelle casse comunali circa 7 milioni e 800 mila euro ma attorno alla quale si è scatenata, e non da oggi, la bagarre politica.

LA MISSIVA DELLA CGIL SULLE FARMACIE

La seduta del consiglio

La seduta del consiglio

La seduta L’aspetto relativo alla cessione delle farmacie municipali di Terni era stato rimarcato anche dal consigliere comunale Marco Cecconi (FdI-An) che però si è visto respingere a maggioranza la richiesta di rinvio della seduta consiliare. Il collega Enrico Melasecche (I Love Terni) ha invece presentato un durissimo atto di indirizzo su quello che definisce «il negazionismo economico-finanziario dell’amministrazione» ed ha chiesto, al segretario generale del Comune di esprimere un parere scritto sui rilievi mossi dalla Cgil di Terni circa la cessione delle farmacie ai privati. Respinta a maggioranza anche una richiesta di sospensione dei lavori avanzata da Valentina Pococacio (M5S), sempre in tema di farmacie, per «mancanza di documentazione relativa ad una valutazione affidata all’esterno». La maggioranza, invece, ‘tira dritto’ con il presidente dell’assemblea Giuseppe Mascio che, dopo le schermaglie sopracitate, ha dato la parola all’assessore al bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi per l’illustrazione del piano di riequilibrio pluriennale. Non prima di un ultimo tentativo del consigliere Melasecche di ‘stoppare’ i lavori per ottenere il parere del dirigente presente in aula, Luciano Sdogati. Proprio quest’ultimo ha firmato – lo stesso ha fatto Di Girolamo, prima dell’avvio del consiglio comunale – una delibera di giunta riguardante ‘emendamenti per errata corrige al piano di riequilibrio’: spicca in particolar modo il valore totale degli immobili da vendere ad Ater, che scende di un milione.

LA RELAZIONE DI PIACENTI D’UBALDI

L’indagine ‘Spada’ E sull’assemblea comunale incombe anche la notizia del coinvolgimento del sindaco Leopoldo Di Girolamo nell’indagine ‘Spada’, in particolare nel filone relativo alla manutenzione del verde pubblico, con il suo nome che figura nella richiesta di proroga dei termini delle indagini preliminari avanzata dal pm Raffaele Iannella e notificata ad alcuni degli indagati. Aspetti che finiscono per aggiungere tensioni in un quadro già di per sé complesso, con il Comune chiamato a gestire due partite – quella del predissesto e l’altra, giudiziaria – decisamente delicate.

Piacenti D’Ubaldi L’assessore al bilancio ha parlato di «un passaggio di verità, chiarezza e trasparenza nei confronti della città; con questa manovra prendiamo atto innanzitutto della situazione che si è venuta a determinare nel corso del degli anni e che oggi diventa emergenziale con le nuove regole di finanza pubblica per tanti enti pubblici locali. Il piano di riequilibrio è un atto di responsabilità di questa maggioranza, ma non un atto rivoluzionario, semplicemente l’adesione ad una procedura prevista dalla legge, alla quale stanno ricorrendo molti altri enti. Questa amministrazione non ha mai nascosto le difficoltà dell’ente che sono emerse con le nuove regole contabili e che hanno radici antiche. Appena insediati ci siamo messi a lavorare seriamente per la verifica dei servizi, sui residui, sul debito. Il Comune intende coprire il disavanzo e i debiti fuori bilancio, nell’arco di cinque anni, puntando sul piano di alienazioni di beni non essenziali per lo svolgimento dell’attività amministrativa dell’ente, e operando sulle spese dell’ente, senza aumentare la pressione fiscale e senza ricorrere al fondo di rotazione nazionale».

Aggiornamenti a seguire

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli