Tk-Ast, le Rsu: «Sicurezza a rischio»

E indicano pure di chi potrebbero essere le responsabilità in caso di incidenti

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di Marco Torricelli

Ci sono ben due comunicato ufficiali. Ma c’è anche la mail inviata al management. E, mettendo insieme il tutto, ne esce un quadro abbastanza chiaro: le Rsu di Ast mettono sempre più in evidenza che, all’interno della fabbrica, la sicurezza dei lavoratori è a rischio. E indicano pure di chi potrebbero essere le responsabilità in caso di incidenti.

La mail I destinatari sono Arturo Ferrucci, il direttore del personale; Rossana Buglioni, che si occupa delle relazioni sindacali; Alessandro Segala, il responsabile della produzione e Fernando Camponi, responsabile della gestione delle problematiche ambientali. E i delegati delle Rsu scrivono loro che «nonostante la nostra disponibilità più volte manifestata anche in modo formale, ad attivare un confronto da effettuare in tempi rapidi, ad oggi prendiamo atto della vostra decisione di procedere in modo unilaterale nell’applicazione del piano, vi invitiamo nuovamente a sospendere tali azioni e ad aprire da subito un tavolo di confronto. E’ ovvio, in assenza di una convocazione, che restano confermate tutte le nostre preoccupazioni e perplessità a partire dagli aspetti di sicurezza».

Il personale Poi c’è un promi comunicato, nel quale le Rsu, in relazione «al posizionamento del personale in base alla nuova organizzazione del lavoro proposta – dicono le Rsu – l’azienda fino a questo momento non ha modificato in modo sostanziale l’assetto, tuttavia abbiamo riscontrato che hanno iniziato ad utilizzare gli operatori della Lac4, per svolgere mansioni fin ora proprie dei carropontisti: ci è stato riferito che sono abilitati ma non ci risulta che l’azienda abbia svolto un idoneo e corretto percorso di formazione ed informazione dei lavoratori, in riferimento alla linea Lac10, non è ancora ben chiaro come intendono procedere, resta comunque alta l’attenzione da parte nostra».

Le pratiche operative I delegati, poi, spiegano: «Siamo stati informati ed abbiamo verificato, che le nuove pratiche operative stilate e fornite in queste ore dall’azienda, in tutti gli impianti di Pix2, non sono state condivise insieme ai lavoratori, come sempre avvenuto in passato, non dando valore e la adeguata importanza alle professionalità che su quegli stessi impianti sono state formate. Abbiamo riscontrato rispetto alle note ufficiali affisse dall’azienda e abbiamo avuto conferma dal capo servizio che tutto l’ente manutentivo continuerà ad essere diretto come nella vecchia organizzazione, dalla produzione, in quanto sembrerebbe che non siano state firmate le relative deleghe di responsabilità, con tutto quello che potrebbe comportare».

Le preoccupazioni Dopo questo «primo parziale controllo – proseguono le Rsu di Ast – confermiamo tutte le nostre preoccupazioni, in questi giorni ampiamente manifestate e continuiamo rinnovando la nostra disponibilità ad aprire un confronto, ad essere convinti che non può essere questo il clima e l’atteggiamento migliore per traguardare gli obiettivi condivisi nell’accordo del 3 dicembre a Roma, il tema delle responsabilità per quanto ci riguarda resta centrale e ne è più che mai evidente la paternità».

L’atto di accusa E poi c’è anche un secondo comunicato, nel quale le stesse Rsu scrivono che «nella giornata odierna, in modo unilaterale l’azienda ha proceduto all’applicazione della nuova organizzazione del lavoro nel reparto Cdf». Le Rsu spiegano ci aver «effettuato una riunione con il capo servizio, denunciando con forza tutte le criticità che da tale applicazione si potrebbero generare ed i potenziali rischi che ne potrebbero derivare, per i lavoratori e per la complessiva impiantistica, a partire dagli aspetti di sicurezza, confermando e ribadendo che le eventuali responsabilità sono tutte da attribuire all’azienda».

L’azienda non molla Nel confronto, dicono i delegati di base, «è stato affermato da parte del capo servizio, che per lo sviluppo della nuova organizzazione del lavoro, non sono necessarie modifiche alle pratiche operative standard e la relativa formazione, noi riteniamo che con una nuova distribuzione dei carichi di lavoro siano indispensabili, come lo è la formazione dei lavoratori, fermo restando tutte le nostre riserve sulla fattibilità».

Le manutenzioni Rispetto al personale manutentivo «con la scelta intrapresa, di destinarla a terzi – rivelano le Rsu – è per noi ovvio che tutto quello che concerne le conseguenze, a partire dai fermo impianti, alle possibili eventuali perdite produttive sono solo ed esclusivamente da attribuire all’azienda. Come è ovvio che tutte le possibili mancanze in termini qualitativi, fino ai possibili problemi che si potrebbero creare con i clienti, a fronte della scelta di non coprire tutti i turni di lavoro, sono solo ed esclusivamente da attribuire all’azienda».

La minaccia In queste ore, concludono le Rsu, «si è nuovamente e responsabilmente invitato l’azienda all’immediata sospensione dell’applicazione della nuova organizzazione e a convocare un immediato incontro. Le Rsu in assenza di una convocazione, sin dalle prossime ore daranno seguito alle iniziative annunciate».

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